Le lunghe operazioni di vestizione e svestizione, il nastro adesivo che passa lentamente attorno ai polsi, sul viso, a chiudere ogni spazio. Il racconto di una lunga notte, una delle tante, passata nell‘unità operativa di medicina interna dell’ospedale Civico di Palermo, trasformato in reparto Covid a causa dell’emergenza sanitaria. Aveva 66 posti letto ordinari, diventati 61 per il Covid. Per creare le zone cuscinetto fra la parte contaminata e la parte pulita del reparto sono state tolte alcune stanze, quelle in cui avviene la svestizione prima di uscire dalla zona contaminata.
«In un reparto di medicina interna abbiamo diverse tipologie di pazienti – spiega il professore Salvatore Corrao, primario del reparto e membro del comitato tecnico scientifico regionale – Ci sono i pazienti che hanno ancora il virus più che la malattia in senso stretto e altri pazienti che necessitano un’assistenza medio-alta, del casco o addirittura la necessità di fare ventilazione».
Il reparto su due piani ha cinque persone per turno su ciascun piano fra medici, infermieri e operatori socio-sanitari (un medico con i malati e uno nell’area decontaminata, due infermieri e un operatore). In realtà quasi sempre, soprattutto a cavallo fra i turni, sono il doppio, perché chi finisce resta di più e chi deve iniziare arriva in anticipo. Al personale ordinario si aggiungono altri che vengono per terapie specifiche per alcuni pazienti, per esempio per la dialisi.
«Noi lavoriamo in coppia – dice Agostino Racalbuto – con un medico che lavora sul paziente e l’altro all’esterno, nella zona pulita, che raccoglie tutti i dati del paziente e compila una cartella parallela a quella originale che viene trasmessa col paziente appena arriva al Pronto soccorso. Per evitare contaminazione questa cartella viene scsansionata e trasmessa nella zona pulita dove viene ricostruita».
Le immagini mostrano anche come agisce la malattia sui polmoni, quanto la polmonite da Covid è in grado di compromettere gli organi, tanto che alcuni pazienti hanno esigenza di essere seguiti una volta guariti, per gli strascichi lasciati dalla malattia. «Nel momento in cui 63 posti letto e 36 in medicina interna vengono a mancare viene a mancare il polmone di un’azienda ospedaliera – continua Corrao – Vorrei sottolineare il grande lavoro di tutti gli operatori sanitari, che vanno avanti senza risparmiarsi».
«Sottovalutare la patologia Covid-19 è estremamente pericoloso dal punto di vista dei messaggi che si possono lanciare alla nostra popolazione – continua – Esistono gli asintomatici, e rappresentano il vero problema perché fanno circolare il virus. Poi ci sono i pauci-sintomatici, quelli che hanno pochi sintomi, ma tra loro ci sono coloro che possono precipitare nell’arco di poco, anche tre quarti d’ora-un’ora».
Dall’inizio della seconda ondata, l’unità di medicina interna del Civico ha assistito cento pazienti, il centesimo paziente è proprio quello arrivato durante le riprese. Il paziente era stato dimesso da un altro ospedale Covid tre giorni prima come positivo asintomatico, dopo tre settimane di ricovero. Ma dopo tre giorni a casa ha avuto una improvvisa ricaduta con polmonite molto severa.
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