Il ferimento a colpi di arma da fuoco di Anthony Scalia il 30 settembre del 2018 e il tentato omicidio del pregiudicato Giuseppe La Placa, detto ‘u sfregiato e ritenuto appartenente al clan mafioso Cappello-Bonnaccorsi, la sera del 12 novembre di quello stesso anno per cui due settimane dopo è stato arrestato proprio Scalia. Sono partite da questi due episodi le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e svolte dalla squadra mobile di Catania, che hanno portato all’operazione Blanco con le misure cautelari a carico di 28 persone. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di
stupefacenti
al traffico continuato di sostanze stupefacenti e alla detenzione abusiva di armi da
sparo clandestine
.
Dopo l’arresto di Scalia, durante una perquisizione, dentro casa sua sono stati trovati 675 grammi di marijuana. Mentre in un parcheggio in via della Bainsizza, sono stati rinvenuti una pistola semiautomatica calibro 44
Magnum con matricola abrasa provvista di caricatore rifornito con sei cartucce dello calibro, un revolver Smith Wesson calibro 357 Magnum e tamburo rifornito con sei cartucce e un giubbotto antiproiettile. Altre ricerche, hanno permesso agli operatori dell’Antidroga di trovare dentro un loculo del cimitero comunale di Catania un sacco utilizzato per il trasporto
delle salme con dentro una pistola mitragliatrice con matricola abrasa, una pistola
semiautomatica calibro 7.65 con matricola abrasa, una pistola semiautomatica
Colt Super 38
Automatic, oltre a svariate munizioni di diverso calibro, anche da guerra. Da qui sono partite le indagini – con intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e con sistemi di videoregistrazione – che hanno portato gli inquirenti a inquadrare due distinti
sodalizi criminali
dediti al traffico di cocaina e marijuana sull’asse Sicilia-Calabria. La prima organizzazione, con base
operativa nel rione popolare San Giovanni Galermo, avrebbe come principali membri i pregiudicati catanesi
Lorenzo Michele Schillaci e Michele Fontanarosa e il trafficante calabrese Giovanni Minnici. Ogni settimana sarebbero riusciti a fare arriva a Catania, e nell’Agrigentino, ingenti forniture di cocaina, avvalendosi di svariati corrieri che avrebbero nascosto i carichi di droga in appositi doppi fondi
ricavati nelle auto.
La cocaina, che veniva stoccata in un’abitazione nella zona di Mascalucia (nel Catanese), serviva
per l’approvvigionamento delle principali piazze di spaccio del capoluogo etneo, compresa quella
via
Capo Passero
che avrebbe il suo vertice in Schillaci. L’indagato, all’epoca dei fatti, sarebbe stato un soggetto di rango apicale del clan mafioso Santapaola-Ercolano, della famiglia
Nizza. Ci sarebbe stato lui al comando della struttura operativa, riferibile al clan mafioso che
controllava la piazza di spaccio nel quartiere
San Giovanni Galermo.
Nel corso delle indagini, in meno di sei mesi, sono stati documentati 21 trasporti e consegne di ingenti quantitativi di
cocaina e sono statu arrestati in
flagranza di reato vari corrieri del sodalizio con sequestri di sostanza stupefacente per
un totale di
21 chili di cocaina, destinati al mercato catanese.
La seconda organizzazione criminale, dedita al traffico di marijuana e con base operativa a San Berillo Nuovo, avrebbe avuto come membri principali membri nel pregiudicato catanese Francesco Ieni, storicamente legato al clan mafioso Pillera-Puntina e stabilmente dedito al traffico
internazionale di sostanze stupefacenti, nonché nel trafficante calabrese
Alessandro Robortella. I due, insieme ad altri del gruppo,
settimanalmente avrebbero fatto giungere a Catania ingenti forniture di marijuana che sarebbero poi state rivendute a vari grossisti catanesi.
Le indagini su tale seconda compagine criminale consentivano di documentare svariate
consegne di
ingenti quantitativi di marijuana provenienti dalla provincia di Reggio Calabria che si
consumavano nel quartiere popolare di San Berillo Nuovo.
Le indagini comprovavano la pericolosità dell’associazione che, operante sotto l’egida del
suddetto
clan mafioso, si dotava di armi da sparo al fine di presidiare il proprio traffico di
stupefacenti da eventuali ingerenze da parte di gruppi rivali.
Al riguardo, oltre al sequestro di
23 chili di marijuana, durante l’indagine venivano arrestati alcuni membri del gruppo criminale e tra essi proprio il presunto capo promotore, col
contestuale sequestro di varie armi da fuoco, munizioni e silenziatori. In particolare, il 4 marzo del 2019 è stato arrestato
Maurizio Salici con il
contestuale sequestro di una pistola semiautomatica calibro 9X21 di provenienza furtiva
con inserito caricatore rifornito con otto cartucce del medesimo calibro, un secondo
caricatore rifornito con 13 cartucce e un silenziatore per pistola
semiautomatica. Il 30 dicembre dello stesso anno è stato arrestato
Francesco Ieni. Nella stessa occasione è stata sequestrata una pistola semiautomatica calibro 7.65 con matricola abrasa con inserito
caricatore rifornito con undici cartucce dello stesso calibro.
Elenco degli arrestati:
1. Carmelo Bellomia (classe 1983);
2. Salvatore Carlino (classe 1990);
3. Michele Cosentino (classe 1951);
4. Salvatore Curto (classe 1983);
5. Maria Polsia Francesca D’Agostino (classe 1993);
6. Francesco Falduto (classe 1973);
7. Lorenzo Ferlito (classe 1968)
8. Giuseppe Fontanarosa (classe 1997);
9. Michele Fontanarosa (classe 1957);
10. Cristofaro Angelo Fuselli (classe 1957);
11. Salvatore Gulluni (classe 1976);
12. Maryna Kvak (classe 1981);
13. Mykola Kvak (classe 1998);
14. Francesco Ieni (classe 1982);
15. Andrea La Delfa (classe 1980);
16. Francesco Minnici (classe 1988);
17. Giovanni Minnici (classe 1966);
18. Alessandro Robortella (classe 1993);
19. Maurizio Salici (classe 1975);
20. Emanuele Sapia (classe 1993);
21. Lorenzo Michele Schillaci (classe 1968);
22. Giuseppe Viola (classe 1986);
23. Domenico Schillaci (classe 1947);
24. Roberta Brizzi (classe 1996);
25. Salvatore Simone (classe1983);
26. Andrea Brunetto (classe 1979);
27. Salvatore Caruso (classe 1996);
28. Arbi Dridi (classe 1996).
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