Le hanno chieste in molti e non è detto che non arrivino e pure a stretto giro le dimissioni del sindaco, già sospeso, Salvo Pogliese. Potrebbe essere tra qualche giorno o, al massimo, tra qualche mese. A una ristretta cerchia di amici politici sarebbe stato lui stesso – che già subito dopo la nuova sospensione aveva ammesso in privato di pensare a questa ipotesi – a fare più di una battuta sul fatto che, innanzitutto per una questione di «dignità personale», potrebbe non rimanere sospeso ancora a lungo. C’è chi parla di tempi strettissimi – «non oltre la prossima settimana» – e soprattutto utili per fare in modo che nel capoluogo etneo si possa già votare per le prossime elezioni amministrative che probabilmente saranno fissate per giugno. E c’è chi parla, invece, di tempistiche un po’ più lunghe legate anche all’evolversi delle questioni giuridiche che lo riguardano.
Il ricorso presentato dai legali di Pogliese, dopo la nuova sospensione dall’incarico di sindaco in applicazione della legge Severino, per la vicenda della condanna in primo grado per peculato per le spese pazze all’Ars, è stato respinto. Subito dopo la condanna del luglio del 2020, Pogliese era stato sospeso dalla carica di primo cittadino. Poi, a seguito del ricorso sulla legittimità costituzionale della norma, era stato reintegrato fino a gennaio quando è arrivata la nuova sospensione. Per i suoi legali, in quanto provvedimento cautelare, il conteggio dei mesi di sospensione non può interrompersi per poi essere ripreso. Dunque il conteggio dei 18 mesi andrebbe fatto a partire dal primo provvedimento. Tesi opposta quella della prefettura che è stata condivisa anche dalla procura. Per i primi giorni di aprile è stata fissata un’udienza al tribunale civile durante la quale si deciderà se la comunicazione della prefetta Maria Carmela Librizzi è da considerarsi un atto amministrativo. Questo perché non esiste una legge che dica come si deve procedere in questi casi, ma l’interpretazione dei poteri nella fattispecie tra tribunale e prefettura.
Per chi pensa che a pesare di più sul piatto siano le questioni giuridiche, allora il sindaco prima di dimettersi dovrebbe aspettare. Innanzitutto questa udienza del tribunale civile ma anche che in Parlamento venga discussa quello che a livello locale è già stato ribattezzato il Salva-Salvo. Ovvero i disegni di legge di modifica della Severino sull’incandidabilità che riguarda da vicino anche il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. In questo caso, i tempi da rispettare sarebbero quelli utili per una possibile candidatura di Pogliese per le elezioni nazionali dove, comunque vadano le cose, la legge Severino non si applica. Per chi, invece, fa pesare di più le questioni di politica locale, le dimissioni dovrebbero arrivare a giorni, per fare in modo che i cittadini catanesi siano chiamati alle urne il prima possibile, già nella prossima tornata elettorale. Specie perché pare che, tra i nomi che cominciano a circolare nell’area di centrodestra, quello di Valeria Sudano (Lega) non sia l’unico. Da Fratelli d’Italia potrebbe arrivare la decisione di correre da soli portando come candidato sindaco l’assessore Enrico Trantino o la sua collega di giunta Barbara Mirabella.
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