Le calze neofasciste di Trappeto diventano un caso La Cgil auspica le dimissioni del sindaco Cosentino

«Gli uomini liberi non temono lo scandalo ipocrita degli idioti». E’ sempre perentorio nelle sue frasi sui social Massimo Ursino. Il responsabile provinciale di Forza Nuova commenta a modo suo l’eco nazionale che il caso delle calze dell’Epifania – regalate dai militanti di Trappeto ai bambini giorno 5 gennaio con tanto di logo del gruppo neofascista – ha avuto in tutta Italia. A scriverne, oltre praticamente a tutte le testate locali e regionali (a diffondere per primo la notizia era stato Il Tarlo), anche Fanpage. La polemica maggiore in ogni caso ha riguardato la presenza dell’amministrazione comunale, con il sindaco Salvo Cosentino e la vicesindaca Rosita Orlando. A MeridioNews Cosentino aveva già minimizzato, anzi aveva rivendicato il suo appoggio. E ieri ha fatto pervenire un’ulteriore precisazione attraverso la pagina Facebook del Comune di Trappeto.

«Chiunque intenda strumentalizzare tutto ciò, resterà deluso – si legge nella nota – . L’amministrazione Cosentino, lista civica Noi per Trappeto, non ha mai osservato colore politico, né mai lo farà, penserà sempre e comunque a portare e riconoscere iniziative per il bene comune del proprio territorio. In quell’occasione si è potuto costatare la gioia e l’entusiasmo dei bambini, senza badare al colore delle calze o quant’altro. Si auspica pertanto, che chi fa politica, o intendesse praticarla in futuro, guardi nelle proprie case, alle proprie azioni, alle proprie attività per il bene comune, talvolta praticamente inesistenti. Che si rendano più utili alla nostra società civile e collettività, piuttosto che criticare e polemizzare sempre nascondendosi dietro ad un’ideologia e non a fatti concreti e tangibili utili per una comunità».

Un “chiarimento” che però non ha convinto la società civile del territorio. Con la particolarità che a condannare l’appoggio ai neofascisti di Forza Nuova è chi di solito si occupa di ambiente (come Legambiente), di antimafia (come Casa Memoria) e di diritti dei lavoratori (come la Cgil). Tutti uniti all’insegna dell’antifascismo. «Non ci stupisce che i neofascisti, in una operazione di maldestro maquillage, si travestano da brave persone – scrive in una nota Democrazia e Lavoro Cgil – Davvero allarmante è invece la presenza all’iniziativa di Forza Nuova del sindaco e della vice sindaca del Comune di Trappeto, paese di Danilo Dolci, al quale peraltro è stato pure dedicato un murales che lo raffigura sul lungomare del paese. Condanniamo fortemente la connivenza del primo cittadino con le forze fasciste, confidiamo nella parte sana, che sappiamo esserci, dei cittadini, delle associazioni e dei movimenti civici del comune del palermitano, per promuovere ogni iniziativa utile alla richiesta di dimissioni del sindaco. Non possono passare sotto silenzio simili atteggiamenti concilianti con l’avanzare delle organizzazioni neofasciste che, non dovrebbe essere necessario ricordarlo, restano ancora oggi un grave pericolo per la democrazia anche nei piccoli centri come Trappeto».

 A MeridioNews Saverio Cipriano, coordinatore di Democrazia e Lavoro Cgil, spiega meglio i motivi per il quale l’ala più a sinistra del sindacato con più iscritti a livello nazionale ha scelto di schierarsi su una vicenda comunque locale. «Un sindaco che giura sulla Costituzione non può presentarsi a un’iniziativa strumentale di un gruppo dichiaratamente fascista – afferma Cipriano – Il problema è che da tempo si è perso ogni orizzonte, qui nessuno si indigna. Abbiamo superato ogni limite, per questo noi che ci occupiamo di lavoro abbiamo scelto di intervenire in un campo in teoria non nostro. Se al sindaco Cosentino piacciono tanto le iniziative di Forza Nuova faccia un atto di chiarezza e aderisca al loro partito. Questo suo collateralismo rispetto a una forza eversiva e anticostituzionale, per la quale è stato chiesto lo scioglimento più volte, non è accettabile. Forza Nuova lo avrà votato e adesso lui li sta ringraziando in questo modo».

Il richiamo alla Costituzione, che tra l’altro nelle disposizioni transitorie e finali del 1948 vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del partito fascista, arriva anche da Cinisi e da un’altra storia, quella di Peppino Impastato, col fratello Giovanni che a maggio aveva cacciato dal corteo i deputati del M5s e aveva ricordato che «Peppino non può mai appartenere a quelle persone che in questo momento governano coi fascisti e i razzisti». Il nuovo monito ora arriva da Casa Memoria: «Le calze nere avevano un aspetto inquietante che si commenta da sé. Le istituzioni dovrebbero sostenere i luoghi e le persone che si impegnano per la lotta alla mafia, per difendere i valori costituzionali di libertà e democrazia, quelli per cui si impegnavano anche Danilo Dolci e Peppino, e non supportare manifestazioni promosse da forze neofasciste che di certo non sono in linea con i valori della nostra Costituzione».

Andrea Turco

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