Le attività di Legambiente, tra denuncia e proposte «Solo 160mila abitanti nelle condizioni di conferire»

Denuncia e proposte: sono i due principali assi sulle quali si muovono le associazioni. Specie quella a tutela dell’ambiente. All’undicesima assemblea congressuale che si terrà a Piazza Armerina il 16 e il 17 novembre, però, Legambiente prova a fare un salto in piùMantenendo in ogni caso piedi e cuore ancorati a Palermo, città alla quale dedica una serie di osservazioni in un documento che parte dall’analisi su come si vive nel capoluogo siciliano. «Il tempo del coraggio è arrivato» scrive nell’introduzione Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. 

Per far ciò non si può che partire dal problema più spinoso, ovvero quello dei rifiuti, con le «tre città metropolitane che con il loro immobilismo mettono in crisi tutto il sistema. Emblematica, in tal senso, la situazione di Palermo – si legge ancora nel documento – dove ad oggi sono solo 160mila gli abitanti messi in condizione di conferire in maniera differenziata i rifiuti e dove ogni giorno vengono avviate in discarica 900 tonnellate di materiali indifferenziati». Neanche i trasporti, poi, stanno messi bene, soprattutto per quel che riguarda la rete ferroviaria, definita dall’associazione «praticamente inesistente». Gli esempio in questo senso sono tanti: «la corsa diretta Palermo-Catania (rispettivamente quinta e decima città d’Italia) comporta un viaggio di tre ore», e non c’è più «il collegamento diretto Palermo-Milano, ad eccezione di due convogli notturni per Roma in tutti gli altri casi bisogna attraversare lo Stretto di Messina scendendo dal treno e portandosi dietro i bagagli».

D’altra parte «ben poco compare verso il recupero di questo gap, qualcosa fatta con grande lentezza sulle linee Palermo-Messina e Palermo-Agrigento». E allo stesso modo la situazione della viabilità provinciale resta disastrosa, a partire dalle «eterne incomplete come la Palermo-Agrigento. Strade in alcuni casi progettate con impatti ambientali imponenti e con direttrici decise più in ragione dei collegi elettorali che per effettive dinamiche trasportistiche. E ancora una volta ad essere maggiormente penalizzati sono i cosiddetti territori marginali, i piccoli comuni, le aree interne: oggi raggiungere i centri minori e far viaggiare le merci da e per essi comporta rischi e costi tali da far ritenere che una buona parte della loro crisi sia imputabile proprio alle condizioni di isolamento». Perché, come ricorda ancora Legambiente, «la chiusura dei tribunali, degli uffici periferici dell’INPS, dell’INAIL, delle agenzie di stato, degli ospedali deve fare il paio con la garanzia che i trasporti possano sostenere i bisogni della gente che ancora vive nelle aree meno raggiungibili». 

Ma in questi anni Legambiente ha affiancato all’azione di denuncia anche un importante lavoro di proposta, spesso provando a mettere insieme gli attori istituzionali sui singoli temi. Essenziale ad esempio resta il tema della biodiversità, che «ha visto nascere la collaborazione tra il Green Hub Legambiente Sicilia, il Dipartimento di Scienze, Tecnologie Biologiche e Farmaceutiche di UniPa, l’università degli Studi di Palermo e la R.N.O. Monte Pellegrino per l’organizzazione di eventi volti ad aumentare la conoscenza dei cittadini in materia ed a raccogliere dati sulle specie selvatiche, in particolare rare, aliene o problematiche. Si è dato così il via ad un esteso monitoraggio della flora e della fauna all’interno dei parchi urbani di Palermo».

Quando si parla di un’associazione come Legambiente, poi, inevitabile fare riferimento ai circoli locali. Il circolo Mesogeo fa parte di una rete di associazioni di Palermo, Altofonte e Monreale «che due anni addietro ha imbastito la vertenza per la riqualificazione del fiume Oreto, corso d’acqua lungo una ventina di chilometri il cui bacino tocca, appunto, i suddetti comuni raccogliendo purtroppo non solo l’acqua delle sorgenti che lo alimentano anche durante la stagione estiva ma anche una enorme quantità di rifiuti di ogni genere che ne mortificano la naturalità». 

All’insegna della mobilitazione dal basso si muove anche il circolo Palermo Futura, che «ha cristallizzato l’impegno collettivo con la sottoscrizione di un manifesto d’intenti e con una serie di azioni di animazione territoriale che vanno dagli incontri pubblici presso i Comuni coinvolti ai sopralluoghi con i tecnici comunali per avere contezza delle criticità del fiume, al confronto con l’università. Il tutto per fungere da pungolo e da stimolo per le tre amministrazioni comunali e coltivare su basi solide l’ambiziosa prospettiva del contratto di fiume». 

Iniziativa simile a quella portata avanti dal circolo Gino Scasso di Partinico, «che da diversi anni pone in essere iniziative di protesta e di proposta che riguardano in particolare l’inquinamento del fiume Nocella tra Partinico, Terrasini e Trappeto e che proprio recentemente si è fatto promotore di un manifesto d’intenti, sottoscritto da una ventina di associazioni, anche in questo caso finalizzato ad accelerare il processo per l’istituzione di un contratto di fiume e di costa».

La più lieta notizia di quest’anno, per Legambiente a Palermo, è certamente l’apertura dei tre padiglioni all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa, denominati Spazio Mediterraneo, che è ancora in divenire. «Il macro obiettivo che sta alla base dell’idea progettuale – scrive infine l’associazione – è quello di creare un centro polifunzionale dalla forte connotazione educativa, basato sulla cultura della sostenibilità ambientale e della creatività, destinato alla divulgazione del patrimonio storico-artistico e naturalistico del territorio, alla progettazione di percorsi turistici, alla sensibilizzazione della comunità sulle tematiche culturali e ambientali, alla stimolazione delle capacità creative nei giovani. A ciò si unisce la realizzazione di alcune postazioni di coworking. Il Green Lab ospiterà al suo interno anche un centro di documentazione sull’ambiente e uno spazio dove fare formazione».

«Noi abbiamo il coraggio di restare con orgoglio “l’ultima e unica esperienza politica proveniente dal Novecento” – scrive Zanna – ma abbiamo avuto, in tutti questi 40 anni, la capacità di cambiare e di rinnovarci. Adesso compiamo un altro salto in avanti, con tenacia e determinazione. Direi con cocciutaggine. Vogliamo imporre una nuova agenda politica e per questo c’è allora bisogno di fare ancora più politica, non solo nelle interlocuzioni e nelle non infrequenti contrapposizioni istituzionali, ma soprattutto nel nostro impegno sui territori, nell’agire localmente, nelle azioni concrete a cui diamo vita ormai quasi quotidianamente».

Andrea Turco

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