Le arance siciliane in Cina, export pure via aerea «Novità utile, sono prodotti deperibili non bulloni»

Le arance siciliane prenderanno il volo verso la Cina. Letteralmente questo prevede il nuovo accordo annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio durante il China international import export di Shangai. Gli agrumi italiani, in particolare quelli siciliani, potranno essere esportati nel paese in Oriente per via aerea e non solo, com’era in passato, via nave. Così ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico dopo l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping che è inciampato in una gaffe chiamandolo «Ping». 

L’intesa con il governo cinese per l’export degli agrumi siciliani via aereo è una possibilità nuova per arance e limoni che potrebbe partire già dal prossimo febbraio, in occasione del Capodanno cinese. «Un mercato frutto dell’accordo tra Italia e Cina esiste già – precisa Federica Argentati, la presidente del distretto agrumi di Sicilia – quello che cambia sono le modalità di trasporto. Una novità che prevede una modifica al protocollo non di poco conto che potrebbe rappresentare una svolta nel settore se le aziende saranno capaci di cogliere questa opportunità». Un protocollo ostico reso ancora più complicato dalla barriera fitosanitaria, più stringente rispetto a quelle previste altrove, imposta dal governo cinese «che comincia nelle campagne e arriva fino ai mezzi da utilizzare per le varie fasi di trasporto». 

Finora un ostacolo sono stati i tempi del viaggio per mare: dalla raccolta al posizionamento nei banchi in Cina passano dai 40 ai 50 giorni. «Non stiamo parlando di bulloni – fa notare Argentati – ma di prodotti deperibili che devono arrivare in un mercato lontano conservando la qualità e le proprietà». Sono state le imprese siciliane, nei mesi scorsi, a evidenziare le difficoltà e a chiedere una modifica dell’accordo. «Adesso nell’attesa dei dettagli – conclude la presidente – credo che le aziende debbano impegnarsi per avere una maggiore capacità di diventare più aggressive dal punto di vista commerciale anche per rispondere alle richieste arrivate già da Alibaba group (la compagnia cinese privata di mercato online tipo Amazon con piattaforme di pagamento e compravendita e motori di ricerca per gli acquisti sul web, ndr) che ha mostrato interesse per i nostri prodotti». 

Un segnale positivo per l’agrumicoltura dell’Isola «con arance rosse di ottima qualità pronte per i mercati nonostante il maltempo», afferma il presidente del consorzio di tutela arancia rossa di Sicilia Igp, Giovanni Selvaggi che ha partecipato al tavolo di confronto con il sottosegretario Alessandra Pesce al Mipaaf (ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo) insieme ai rappresentanti di Agrinsieme, del distretto produttivo Agrumi di Sicilia, del consorzio di tutela arancia di Ribera dop e della Regione siciliana. «Le arance rosse non hanno subito alcun danno a causa del maltempo – afferma Selvaggi – Quest’anno hanno una pezzatura medio grande, ideale per essere vendute bene sia in Italia sia all’estero. A scarseggiare – aggiunge – sarà il prodotto piccolo che è appannaggio delle industrie di trasformazione, che acquistano a prezzi bassi e non valorizzano la tipicità delle nostre arance. Su questo versante – conclude il presidente – auspichiamo una legge che garantisca la tracciabilità degli agrumi utilizzati per i succhi». 

Per i prodotti simbolo della Sicilia si apre un altro canale importante «ma è bene dire – sottolinea Giuseppe Pasciuta, presidente del consorzio di tutela arancia di Ribera dop – che i nostri agrumi non rimangono sugli alberi già da diversi anni. Abbiamo un buon mercato in Italia e all’estero esportiamo soprattutto in Germania, in Svizzera e in Francia e, solitamente, i circa duemila piccoli produttori (riuniti sotto il marchio del consorzio di commercializzazione Riberella) non cercano mercati così lontani, anche se ci sono in corso delle trattative con Alibaba group». Fino a prima della modifica di questa intesa quello cinese era un mercato quasi da escludere per l’unico agrume dop in Italia «perché con il trasporto via nave i tempi di percorrenza sono troppo lunghi per preservare la qualità dei nostri prodotti che non sono trattati con cera né con funghicidi», spiega. 

Nel territorio in cui si coltiva l’arancia di Ribera dop i danni del maltempo hanno inciso solo su circa trecento ettari di agrumeti su un totale che ne conta oltre seimila. «La previsione sulla raccolta di quest’anno è di frutti con pezzature medio grosse e di alta qualità perché – spiega Pasciuta – al netto dell’ondata di maltempo, per gli agrumi è stata un’annata favorevole con temperature non troppo alte e piogge estive e preautunnali. Dobbiamo stare attenti alla concorrenza spagnola o dei paesi del Magreb – conclude – ma la nostra arma vincente è e resta la qualità».

Marta Silvestre

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