Quattro telecamere, un rilevatore gps e vari filmati di videosorveglianza acquisiti dai carabinieri. Poggiano sul materiale raccolto fra maggio e luglio 2015 le accuse a carico dei 49 dipendenti del piccolo Comune indagati per truffa allo Stato. I militari della stazione locale, nelle carte dell’inchiesta sui presunti furbetti del cartellino coordinata dal magistrato Andrea Norzi della procura di Catania, tracciano un quadro in cui spadroneggerebbero lassismo, connivenze e soprattutto cattivi esempi da parte dei vertici della macchina burocratica dell’ente.
Nel lungo elenco di indagati, infatti, spiccano i nomi di quattro dirigenti di lungo corso che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero chiuso più di un occhio sui presunti comportamenti assenteisti degli impiegati. Oppure li avrebbero compiuti in prima persona. Si tratta di Francesca Grasso, dirigente degli Affari generali, Pippo Cassaniti, comandante dei vigili urbani oggi in quiescenza così come l’ex ragioniera generale dell’ente Rosaria Sgroi. Nella lista pure Giuseppina Fragalà, oggi capo settore Polizia municipale, nel 2015 ai Servizi sociali.
Gli inquirenti, agli atti dell’inchiesta, mettono nero su bianco anche le presunte pressioni che una dirigente avrebbe attuato su due impiegati con l’obiettivo di fare alterare le risposte del software che rileva le presenze giornaliere, occultando le illecite assenze dal posto di lavoro. C’è chi, dopo avere timbrato, si sarebbe allontanato con la propria auto dal municipio, mentre altri avrebbero passato le mattine fra banca, posta, botteghe, tabacchi e negozi di abbigliamento. Poi ci sarebbero gli scambi o le plurime timbrature di badge compiute mentre i legittimi titolari erano assenti. Talvolta verificatesi, secondo l’accusa, sotto gli occhi degli stessi dirigenti.
In un contesto che sarebbe stato caratterizzato da poche certezze sulle mansioni che ciascuno avrebbe dovuto svolgere, nonché da controlli mai espletati, ecco che le telecamere della procura – piazzate fra ingresso principale del municipio, retro del palazzo, corridoio e autoparco comunale – avrebbero immortalato decine di assenze non giustificate dagli uffici. Qualche volta per accompagnare il nipote a scuola, talvolta fare la spesa o staccare in anticipo mentre il collega restava a timbrare il cartellino per tutti e due. Tutte ipotesi che hanno terremotato il Comune di Piedimonte, dal 2013 guidato dal sindaco Ignazio Puglisi.
L’amministrazione ha preannunciato di volersi costituire parte civile. «Ma siamo convinti che molti riusciranno a discolparsi dalle accuse», sottolinea il primo cittadino. Nei corridoio del palazzo, poi, il coro è unanime: «Qui non siamo tutti delinquenti».
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