Si facevano restituire parte dei soldi dello stipendio da un dipendente prelevando le somme da un Atm dopo averlo obbligato a consegnargli la sua tessera bancomat. È l’accusa contestata dalla procura di Catania a un 49enne, rappresentante di fatto di una ditta di trasporti, e a un 35enne, ufficialmente rappresentante legale della società, arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri dell’Ispettorato del lavoro. Per i due, indagati per estorsione, false attestazioni di formazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e omessa sorveglianza sanitaria, il gip ha disposto anche l’interdizione temporanea dell’attività imprenditoriale.
Secondo la tesi dell’accusa, i due indagati, «con minacce implicite ed esplicite di licenziamento – è la nota della procura -, si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistito nell’aver ottenuto la restituzione di somme eccedenti lo stipendio mensile erogato, facendosi consegnare la carta bancomat e operando direttamente il prelievo per poi trattenerne una parte». Inoltre, contesta la procura, «con la compiacenza di un ingegnere, avrebbero attestato falsamente corsi di formazione in materia di sicurezza sul lavoro, mai frequentati né tenuti da parte del professionista e avrebbero omesso di sottoporre alla periodica sorveglianza sanitaria un lavoratore dipendente».
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