L’attesa dei test per chi è in quarantena fiduciaria «Non si può imporre un prolungamento senza fine»

«Non posso andare fuori, pur non avendo sintomi, ma non posso nemmeno restare in eterno rinchiusa in casa». Per la serie: quando la libertà dipende da un tampone, ma non solo. In questo caso, dipende anche dalla mancanza di «obblighi chiari e inequivocabili». A sollevare nuovamente la questione della fine della quarantena fiduciaria per chi è tornato in Sicilia, da altre regioni o dall’estero, è stato il sindaco di Aci Castello Carmelo Scandurra con una nota inviata al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, al prefetto di Catania Claudio Sammartino, all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza e all’Asp di Catania. 

Nei giorni scorsi, una lettera con richieste di chiarimento era stata inviata dal primo cittadino di Acireale Stefano Alì. L’ordinanza regionale del 20 marzo prevede per tutti quelli che hanno affrontato il periodo di isolamento un tampone rinofaringeo «a ridosso della conclusione del termine di quarantena». Il punto, però, sta tutto nelle tempistiche. Dati i ritardi accumulati in queste settimane a causa della mancanza dei tamponi e dei reagenti, molti rientrati sono rimasti in una sorta di limbo

È il caso, per esempio, di una donna rientrata nell’Acese il 14 marzo che solo per domani è stata convocata dall’Asp per fare il test. Per lei, il periodo di quarantena è terminato il 28 marzo. Chiusa in casa, insieme alla persona con cui vive, è rimasta 12 giorni in più del previsto. «Per fortuna ho rapporti di buon vicinato e ci hanno pensato i vicini a lasciarmi la spesa fuori dalla porta di casa». Messo piede nell’Isola la donna ha seguito tutte le procedure previste autodenunciandosi e registrandosi sulle piattaforme regionali. 

«Ho ricevuto una videochiamata dai vigili urbani per la geolocalizzazione – racconta la donna a MeridioNews – Poi, solo il giorno prima della fine della mia quarantena, mi è arrivato un messaggio dall’app Sicilia Si Cura con l’invito a comunicare le mie condizioni di salute. Dopo di che – aggiunge – non ho più avuto notizie». Concluso il periodo di quarantena senza avere avuto nessun sintomo riconducibile al Covid-19, la donna è comunque rimasta in isolamento. «Domani finalmente avrò l’appuntamento per il tampone che l’Asp mi ha detto che mi verrà fatto direttamente restando nell’abitacolo dell’auto». Lo stesso però non varrà per la persona con cui ha condiviso la casa in quarantena, alla quale toccherà attendere ulteriormente di essere convocata.

II sindaco di Aci Castello, intanto, oggi è tornato sui risvolti pratici della questione. Prima di arrivarci, però, bisogna fare un passo indietro. Il 6 aprile il dipartimento di prevenzione dell’Asp di Catania ha inviato una nota del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe) con un parere del comitato tecnico-scientifico sulla carenza dei tamponi e la necessità di fare i test ai soggetti rientrati in Sicilia. «Neanche tale documento – si legge nella nota del sindaco di Aci Castello – afferma che l’isolamento fiduciario in assenza di esecuzione del tampone debba proseguire oltre il termine stabilito». 

Come precisazione sul parere del comitato tecnico-scientifico, che tra l’altro suggeriva la possibilità di valutare l’uscita dalla quarantena in relazione all’assenza di sintomi anche senza il tampone, il dipartimento di prevenzione dell’Asp ieri ha inviato due mail. Nella prima si spiega che «fino a quando non sarà emanata una specifica disposizione presidenziale o assessoriale, rimane vigente quanto stabilito dall’ordinanza del presidente della Regione del 20 marzo». Poco dopo un ulteriore chiarimento. «Il parere del comitato tecnico scientifico, in riferimento ai soggetti rientrati in Sicilia che terminano l’isolamento/quarantena dei 14 giorni in assenza di sintomi, prevede solo “elevate probabilità logiche e scientifiche” di assenza di infezione Covid-19, non escludendo quindi di fatto la possibilità che tali soggetti possano essere positivi asintomatici». 

In pratica, non si può dichiarare l’assenza dell’infezione senza effettuare un tampone e conoscerne l’esito, ovvero «senza che si prolunghi il periodo di isolamento almeno per 14 giorni dalla comparsa dei primi sintomi». Il punto che adesso il primo cittadino castellese pone riguarda proprio la conclusione del periodo di isolamento «tenuto conto – si legge nella nota – che tale termine non è stato né modificato né subordinato alla esecuzione del tampone». Da qui arriva l’appello alla Regione ad «adottare, con l’urgenza del caso, idonei provvedimenti che consentano ai cittadini di ottemperare a obblighi chiari e inequivocabili, atteso che risulta fortemente problematico da parte dei sindaci imporre il prolungamento obbligatorio (e in atto sine die) del periodo di isolamento, con possibili risvolti – conclude il sindaco – anche di natura penale». 

Marta Silvestre

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