COSA HA SPINTO L’UOMO CHE NEL 1948 SPARO’ AL LEADER DEL PCI? VENIVA DA RANDAZZO E AVEVA STUDIATO CON IL LEADER DEI SEPARATISTI SICILIANI. C’E UN NESSO TRA L’ATTENTATO E LA CAUSA INDIPENDENTISTA? L’INTERROGATIVO NELL’AFFASCINANTE LIBRO DI SALVATORE GRILLO MORASUTTI CHE RICOSTRUSICE GLI ANNI DEL DOPOGUERRA IN SICILIA: DALL’ASSASSINIO DI CANEPA, AL RUOLO DEL PCI, FINO A QUELLO DI DON STURZO E DELLE POTENZE ALLEATE
Chi è veramente l’uomo che il 14 luglio 1948 sparò quattro colpi di calibro 38 a Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista italiano? Era davvero, ai tempi dell’attentato, un esponente di estrema destra- cosa peraltro da lui sempre negata- così come venne dipinto dai media?
Il mistero di Antonio Pallante, ancora oggi, rimane insoluto. Ma, una nuova ipotesi comincia a prendere corpo. Una ipotesi che affonda le sue radici a Randazzo, città dalla quale partì per Roma con l’idea di uccidere Togliatti.
Città che, insieme con tutta la provincia di Catania, in quegli anni era la culla del separatismo siciliano e in cui, nel 1945, venne ucciso il Professor Antonio Canepa, leader dell’Evis, l’Esercito dei Volontari per l’Indipendenza Siciliana.
Di Canepa, Pallante era stato alunno alla Facoltà di Giurisprudenza di Catania. E lui stesso in una intervista del 1972 trasmessa da Rai Storia (sotto il link al video) conferma che negli anni in cui era studente, in Sicilia il dibattito politico era animanto dal fuoco separatista.
C’è dunque un nesso tra la sua decisione di attentare alla vita di Togliatti e la causa indipendentista siciliana?
L’interrogativo, declinato in tutti i suoi dettagli, è contenuto in un nuovo affascinante libro sugli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale. Si intitola ‘Il delitto Sicilia- Operazione Vulcano’ di Salvatore Grillo Morasutti, edito da Bonfirraro (18.90euro – distribuito anche dalle librerie Mondadori), che verrà ufficialmente presentato Sabato 12 Luglio a Caltagirone.
Il testo, scritto sotto forma di romanzo storico – che lo rende di facile lettura anche ai neofiti – ripercorre le tappe principali della politica internazionale che all’indomani del conflitto ridisegnò stati e confini.
A questo disegno, ovviamente, non sfuggì la Sicilia, unica regione in cui gi alleati imposero un governo provvisorio (Amgot) che dovette fronteggiare le istanze separatiste (nel 1945 il Movimento separatista aveva 500mila iscritti, gli altri partiti poche migliaia).
Nel libro di Grillo Morasutti, che pubblica documenti ufficiali dell’Intelligence inglese e americana, si evince chiaramente come le Grandi potenze straniere, all’inizio, avessero avuto un attegiamento del tutto conciliante nei confronti di una Sicilia indipendente. Poi tutto cambia. Una Sicilia libera, infatti, avrebbe richiesto una contropartita troppo grande in favore dei russi (ad esempio, l’annessione di quella che oggi chiamiamo Padania all’Iugoslavia di Tito).
Da qui sarebbe nata, secondo quanto leggiamo in questa interessante ricostruzione storica, l’Operazione Vulcano, ovvero la decisione di uccidere Antonio Canepa, che mai avrebbe accettato quella sorta di compromesso (rivelatosi alquanto fasullo) che poi ha portato all’Autonomia siciliana e alla sepoltura dell’idea separatista.
L’influenza negativa della Russia rispetto alle istanze separatiste e il ruolo di Togliatti nel ‘sacrificio’ della Sicilia, secondo la tesi del libro, potrebbero avere contribuito a spingere Pallante fino a Roma per uccidere il segretario del Pci.
L’autore del libro ricorda, tra l’altro, che Canepa aveva aderito al Partito Comunista fino al 1944, quando a Firenze aveva fondato il Partito dei lavoratori in polemica con le scelte fatte dai vertici sulla Sicilia. Siamo ad Ottobre. Otto mesi dopo, Canepa verrà ucciso dai Carabinieri nell’ambito dell’Operazione Vulcano, decisa dagli Alleati e dal Governo italiano. Al tempo dell’uccisione del leader dell’EVIS, Togliatti era il Vice Presidente del Consiglio. Difficile che non sapesse cosa si stava decidendo per l’Italia e per la Sicilia.
E’ possibile dunque che Pallante avesse voluto vendicare Canepa?
Certo è che il trattamento da lui subito dopo l’attentato a Togliatti è molto singolare. Lo Stato, stranamente, si mostrò molto clemente con lui. Fu condannato, per un reato così grave, a soli sette anni, dei quali solo due effettivamente scontati. Una volta scarcerato, fu assunto alla Forestale: un impiego pubblico.
Un premio per cosa? Il silenzio sulle reali motivazioni che lo avevano spinto ad attentare alla vita di Togliatti? Un altro contributo a quella propaganda ufficiale che ha voluto fare dimenticare ai siciliani parte della loro storia?
Nel libro, non mancano ( e non poteva essere diversamente) interrogativi anche sul ruolo di Don Sturzo, non solo sulla causa separatista (solo nel 1947 si dichiarò contrario, mentre uomini a lui molto vicini erano di sicura fede indipendentista) ma anche sullo sbarco degli alleati, organizzato mentre il prete calatino era esule negli Usa. Difficile, anche in questo caso, escludere un suo coinvolgimento.
Nel testo di Grillo Morasutti- 320 pagine da leggere tutto ad un fiato per la ricchezza di documenti storici citati e per lo stile romanzesco che rende il tutto scorrevole- si sfogliano le pagine della storia dell’Isola, del suo incanto, delle sue speranze e dei suoi drammi. Ma, soprattutto, si apprendono fatti che gettano non poche ombre sulla già oscure prime ore della vita dell’Italia Repubblicana.
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