«Il villaggio della legalità Serafino Famà, a Borgo Sabotino, è stato sequestrato per abusivismo e non per mafia, eppure è il bene assegnato a Libera che subisce più devastazioni». Fabrizio Marras, referente locale di Libera, racconta con rammarico gli atti intimidatori di cui l’immobile confiscato in provincia di Latina che porta il nome del penalista catanese ammazzato dalla mafia il 9 novembre 1995 è stato oggetto tra il 10 e il 12 dicembre. «Gli impianti elettrico e idraulico sono completamente fuori uso racconta I cavi sono stati tagliati o portati via, pure quelli che erano interrati».
Sin dai primi mesi dopo la sua inaugurazione, il 18 luglio 2011, il campo Serafino Famà non aveva avuto una vita facile. A ottobre 2011 qualcuno aveva spaccato tavoli e sedie, svuotato gli estintori, rubato un’autopompa della Protezione civile e, come sfregio finale, urinato sulle bandiere di Libera. Il terreno confiscato, a Borgo Sabotino, in provincia di Latina, è grande circa quattro ettari. Sopra c’è una tensostruttura, spogliatoi, campi di calcetto, una sala proiezione, un bar. «Doveva essere un campeggio spiega Marras E tutta la popolazione di Borgo Sabotino ha contribuito alla sua costruzione». In che modo è facile dirlo: «È un centro piccolo, si conoscono tutti, sono tutti amici, vedono il villaggio della legalità come il frutto del loro lavoro. Il fatto che sia stato riassegnato a Libera l’hanno preso come un averlo tolto alla comunità». Non è che il paese rigetti Libera, «il paese si rifiuta di arrendersi alla confisca».
Anche per questo le devastazioni si sarebbero succedute nel tempo con continuità: la distruzione delle telecamere di sorveglianza nel 2012, un incendio a gennaio 2013, ad agosto ancora vandalismo. Per un totale di cinque intimidazioni dal 2011 a oggi. «Escludo la malavita organizzata all’80 per cento prosegue il responsabile dell’associazione antimafia Ma sicuramente si tratta di atti non casuali. Non sono sicuro che sia mafia, ma sicuramente è mentalità mafiosa». «Nessuno dirà che i proprietari della struttura sequestrata sono delle cattive persone afferma Fabrizio Marras Neanche le forze dell’ordine». Certo, nessuno «intende dire che chi ha costruito la struttura a Borgo Sabotino sia, per esempio, affiliata con il clan Schiavone, perché la mafia che c’è in Sicilia e in Campania è un’altra cosa; ma c’è un modo di agire e di pensare tipicamente mafioso che la gente, anche qui nel Lazio, ha fatto suo, e che è tipicamente malavitoso».
E che è dimostrato dalle intimidazioni al campo Famà: «Questa volta i controsoffitti spaccati e i vetri rotti sono pochi, ma il danno che è stato fatto è sistematico, non clamoroso: le altre volte ci avevano causato guasti per poche migliaia di euro, stavolta si parla di cifre molto più grosse e ci hanno messo in condizione di non poter andare a lavorare là dentro». E invece proprio a Borgo Sabotino ci sarebbe molto da fare, in queste settimane: «Il 22 marzo 2014 la Giornata della memoria delle vittime della mafia sarà ospitata da Latina, questi nuovi atti vandalici ritarderanno i nostri progetti», conclude Marras.
[Foto di Libera Lazio]
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