QUEST’IPOTESI POTREBBE SPIEGARE LA ‘BOZZA’ DI BILANCIO 2014 CHE SOMIGLIA TANTO A UN NON-SENSO GIURIDICO, ECONOMICO E FINANZIARIO. SI SBARAZZEREBBERO DI CROCETTA. E, CON IL COMMISSARIAMENTO ROMANO, CONTROLLEREBBERO TUTTO. E CONFINDUSTRIA? I SEGNALI DICONO CHE MONTANTE E I SUOI POTREBBERO ESSERE DELL’OPERAZIONE. RIUSCIRANNO A COMPLETARE LA ‘RAPINA’ DI DANNI DEI SICILIANI CON IL MUTUO DA UN MILIARDO DI EURO PER PAGARE LE IMPRESE DEL NORD ITALIA?
Può sembrare fantapolitica. Ma, a leggerla bene, la manovra 2014 messa giù dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, è un non-senso giuridico, economico e finanziario. Troppo assurda per essere vera. Così come inverosimile sembrerebbe la tesi che il Commissario dello Stato vedrebbe di buon occhio l’articolo 4 della Finanziaria, ovvero la quota di fondi regionali da versare a Roma che oscillerebbe da 500 a un miliardo e 200 milioni di euro.
Come abbiamo già scritto in questi giorni, l’assessore Bianchi, o chi per lui, ha inventato una nuova formula: non cifre certe, come si usa fare nella contabilità pubblica, ma una ‘forbice’: da a. Ovvero, se lo Stato si prende 500 milioni di euro noi in Sicilia facciamo questa Finanziaria; se Roma ci toglie un miliardo ne facciamo un’altra dimezzando i finanziamenti a tutti i settori dell’Amministrazione regionale.
Ora, a parte l’assurdità di una simile impostazione, che ‘rivoluzione’ la legge di contabilità, restano senza risposta due domande.
La prima: perché lo Stato non dovrebbe far conoscere subito – visto che a Roma è in discussione la legge di stabilità (cioè il Bilancio dello Stato 2014) – quanti soldi intende togliere alla Regione siciliana?
Seconda domanda: ‘carte’ alla mano – e ci riferiamo ai documenti finanziari presentati dall’assessore Bianchi – se Roma dovesse decidere di prendere dalle ‘casse’ della Regione siciliana un miliardo di euro, quasi tutti i settori dell’Amministrazione regionale subirebbero una decurtazione del 50-60 per cento. E in queste condizioni diventerebbe impossibile, per la Sicilia, varare la manovra 2014.
Perché un taglio de 50-60 per cento delle risorse, in un Bilancio ‘rigido’ come quello siciliano, significherebbe lasciare centinaia di migliaia di persone senza retribuzione, a cominciare dai precari. E questa ‘botta’ la politica siciliana non sarebbe in grado di reggerla.
Da qui l’ipotesi che questa strana manovra finanziaria 2014 messa a punto dell’assessore Bianchi possa essere, in realtà, parte di una strategia per mandare in tilt la Regione creando i presupposti per la persistente violazione dello Statuto, lo scioglimento anticipato dell’Ars e il commissariamento.
Quali sono i segnali che lascerebbero pensare a un simile scenario? Il primo – l’abbiamo detto – è la già citata ‘bozza’ di manovra finanziaria senza né capo, né coda presentata dall’assessore Bianchi. Che – elemento da non trascurare – è stato inviato in Sicilia dal PD romano. Una ‘bozza’ che, se non cambiata, porterebbe la Regione a sbattere.
Il secondo elemento è l’atteggiamento di Confindustria Sicilia. Che negli ultimi giorni sembra aver cambiato strategia. Un segnale importante – che tanti osservatori non possono non aver colto – è l’attacco sferrato qualche giorno fa dal quotidiano degli industriali – Il Sole 24 Ore – all’Ars, accusata di costare troppo (cosa, questa, che preparerebbe lo sciogliemento anticipato della stessa Sala d’Ercole) , e al presidente Crocetta, accusato di responsabiltà che – almeno in questo caso – non ha.
Non è da escludere che, sottobanco, i ‘capi’ di Confindustria Sicilia si siano schierati col PD. In cambio – questa potrebbe essere l’ipotesi – il Partito Democratico gli consentirebbe di continuare a gestire le ‘operazioni’ all’Irsap. Non solo. Mandando a casa Crocetta, manderebbero a casa anche l’assessore Nicolò Marino. Questo consentirebbe al vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, di tornare ad essere il padrone assoluto dei rifiuti in Sicilia. Manovra che consentirebbe al gruppo agrigentino di aprire altre discariche private: cosa che, finora, l’assessore Marino gli ha impedito (per esempio, quella di Terrasini).
Di più: una volta sciolta l’Ars e commissariata la Sicilia, si allontanerebbe lo spettro del disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno all’acqua pubblica. Va ricordato che Confindustria Sicilia tiene molto all’acqua nelle mani dei privati. Non a caso – così racconta radio tam tam – di diritto o di rovescio, questa organizzazione è stata quasi sempre presente alle riunioni della Commissione Ambiente dell’Ars.
Il senatore Lumia che ruolo giocherebbe in questo passaggio? Il PD siciliano lo toglierebbe definitivamente di mezzo insieme con il Megafono? O Lumia mollerebbe Crocetta e Megafono restando ancorato al PD e a Confindustria Sicilia?
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