L’Ars approva la norma sulla Sas Spese per 70 milioni di euro all’anno

Tra le norme approvate ieri sera dall’Assemblea regionale siciliana ce n’è una senza quantificazione finanziaria. Riguarda la Sas, la Società Ausiliari Sicilia. Si tratta di società regionale che nasce dalle ceneri di tre società: Multiservizi, Beni culturali spa e Biosfera. L’assenza di specificazione della somma da impiegare in una legge finanziaria è strana e contraddittoria. Anche perché riguarda soldi che dovranno essere approntati dalle strutture sanitarie pubbliche della Sicilia. Ma andiamo con ordine.

Presso questa società lavorano tra mille e 900 e duemila addetti. Tutti con contratto a tempo indeterminato. Anche se nessuno di loro ha superato un concorso pubblico. Cosa normale in una Sicilia dove l’accesso alla pubblica amministrazione, dai primi anni ’80 del secolo passato, è mediato dalla politica, con buona pace della Costituzione del nostro Paese che prevede, invece, il concorso pubblico.

Di fatto, quella approvata ieri è una norma ad hoc per questa società. Come è stato osservato a Sala d’Ercole, è l’unico caso in cui si garantisce a un segmento di lavoratori – e cioè agli addetti di questa società – la retribuzione per due anni: 2015 e 2016. Tutto questo in una legge di variazioni di bilancio omnibus che garantisce le retribuzioni per i primi quattro mesi di quest’anno ad oltre i due terzi dei soggetti riconducibili all’amministrazione regionale.

Proviamo a leggere insieme l’articolo 8 della legge approvata ieri sera.

«Per ciascuno degli anni 2015 e 2016, la spesa complessiva destinata al pagamento dei corrispettivi per i servizi resi in favore degli enti del Servizio sanitario regionale ed acquisiti in convenzione dalla società consortile Servizi Ausiliari Sicilia, risultante dalla definizione delle procedure di riordino di cui all’articolo 20, comma 2, della legge regionale 12 maggio 2010, n. 11, è posta interamente a carico dei bilanci di ciascun ente sanitario fruitore dei relativi servizi che vi provvede mediante quota parte delle risorse di Fondo sanitario regionale annualmente assegnate e vincolate a tale finalità».

E’ in questo primo comma della legge che manca la quantificazione finanziaria. Eppure si tratta di somme che dovranno essere pagate dalle strutture sanitarie pubbliche. Possiamo provare a ricostruire l’ammontare di questa somma partendo dal 2014, quando le strutture sanitarie pubbliche della Sicilia pagavano alla Sas solo il 37,6 per cento circa di uno stanziamento che dovrebbe essere stato pari a 24-25 milioni di euro. In pratica, per i servizi che questa società offriva alla sanità pubblica siciliana, il 37,6 del costo era a carico delle strutture sanitarie regionali (circa 8 milioni di euro), mentre la quota restante era a carico della Regione. Con la legge approvata ieri sera, tutto il costo – che, come ricordato, non è quantificato – è a carico del Fondo sanitario regionale. Quindi se il costo sarà uguale a quello dello scorso anno, con il Fondo sanitario regionale non si pagheranno alla Sas circa 8 milioni di euro, ma 24-25 milioni di euro.

Da qui una domanda: se è vero, come ha ammesso il governo dell’Isola, che la Regione non è riuscita, negli ultimi anni, a erogare per intero le somme spettanti alle Aziende sanitarie provinciali (Asp) e alle Aziende ospedaliere della Sicilia – cosa questa che avrebbe provocato il buco di circa 5 miliardi di euro che adesso bisognerà fronteggiare con il mutuo da 2 miliardi di euro – che senso ha caricare di un costo aggiuntivo il Fondo sanitario regionale? Fermo restando – lo ribadiamo – che la cifra è quella ricostruita da noi – cioè 24-25 milioni di euro all’anno – visto che nella legge non è indicata la somma che dovrebbe essere pagata interamente con il Fondo sanitario regionale.

Andiamo al secondo comma della legge:

«Il comma 5 dell’articolo 11 della legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 è sostituito dal seguente:

5. Per le medesime finalità del comma 4, è autorizzata, per ciascuno degli esercizi finanziari 2015 e 2016, la spesa annua di 45.523 migliaia di euro destinati al pagamento dei corrispettivi per i servizi resi in favore dell’amministrazione regionale o di altri enti regionali consorziati, ad esclusione degli enti del Servizio sanitario regionale».

Come spesso accade, la formulazione della legge, anche in questo secondo comma, non è molto chiara. Anche se in questo caso c’è la quantificazione finanziaria: si tratta delle «45.523 migliaia di euro» che equivalgono a 45 milioni e 523mila euro. Il passaggio che poniamo all’attenzione dei nostri lettori è l’ultimo, là dove si legge che 45 milioni e 523mila euro vengono «destinati al pagamento dei corrispettivi per i servizi resi in favore dell’amministrazione regionale o di altri enti regionali consorziati, ad esclusione degli enti del Servizio sanitario regionale». Se ne deduce che questi 45 milioni e 523mila euro non hanno nulla a che vedere con la sanità e sono, invece, risorse che verranno pagate dalla Regione.

Nel complesso, sommando gli stanziamenti dei due commi, la Sas dovrebbe avere un costo di circa 70 milioni di euro all’anno (questo, ovviamente, se consideriamo pari a 25 milioni di euro lo stanziamento a carico del Fondo sanitario regionale, come da noi ipotizzato).  

Giulio Ambrosetti

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