L’arrivo dei Frecciabianca e il nuovo sistema di controllo «Treni più sicuri, ma la Sicilia non avrà mai l’alta velocità»

Tra binari morti e novità sono giorni di annunci per le ferrovie siciliane. Dallo sbarco del Frecciabianca in Sicilia fino all’aggiudicazione della gara d’appalto per la progettazione e la realizzazione dell’European Rail Transport Management System (Ertms), il più evoluto sistema per la supervisione e il controllo della marcia dei treni che potrebbe incidere, in parte, anche sui tempi di percorrenza. Piccoli passi, ma con il nodo da sciogliere che rimane sempre lo stesso: in Sicilia può esserci l’alta velocità? «No, solo una velocizzazione delle linee», risponde Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all’università di Catania. 

Interpellato all’indomani dell’annuncio del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Giancarlo Cancelleri: «L’arrivo dei treni Freccia è un primo passo importante, a cui ne seguiranno altri – ha annunciato l’esponente pentastellato siciliano a Roma – Un segno di buona volontà», dice in premessa. E, in effetti, la rivoluzione non ci sarà. Così come l’alta velocità in Sicilia. Si tratta solo di un nuovo treno che verrà inaugurato il 14 novembre, quando il convoglio partirà verso le tratte che collegano Palermo con Catania e Messina, con fermate intermedie a Caltanissetta ed Enna e poi, a destinazione, le coincidenze con le navi BluFerries e il Frecciarossa per Milano.

«In termini di velocità non cambia nulla – spiega Inturri – Almeno fino a quando non ci saranno adeguamenti delle linee ferrovarie». Il rimpianto è per l’occasione mancata – l’ennesima – dei fondi nazionali del Pnrr per i lavori del raddoppio ferroviario tra Catania e Palermo, nel tratto compreso tra Bicocca e Catenanuova. «Non c’è nessuna risorsa addizionale – continua il docente – ma solo una nuova etichetta della fonte di finanziamento agli stessi soldi già previsti». A partire dai lavori sui raddoppi fino alla rete wi-fi sui treni, che ora dovrebbe arrivare proprio con il Frecciabianca nonostante fosse prevista da anni, d’accordo con Inturri è anche Giosuè Malaponti, presidente del Comitato pendolari siciliani: «Potevamo mettere tanta carne al fuoco, dall’ammodernamento della PalermoTrapani e della Siracusa-Gela al completamento del raddoppio della Palermo-Messina fra Patti e Castelbuono, ma dal 2011 è rimasto tutto a binario morto, è il caso di dirlo». 

Rimpianti a parte, «se il Frecciabianca avesse le dimensioni di circa 120 o 150 metri, con sole quattro carrozze, sarebbe un vantaggio concreto per traghettare perché si ridurrebbero i tempi dell’imbarco», aggiunge Inturri. Una miglioria anche questa annunciata da Cancelleri, ma con l’arrivo dei Frecciarossa nel 2024. Anche in quel caso, però, senza speranze apprezzabili sulla velocità che dipende più dalle infrastrutture che dai mezzi e, sull’Isola, dalle caratteristiche e strette curve del percorso che non consentono di raggiungere – e neanche di avvicinarsi – i 200 chilometri orari. «È risaputo, eppure i progetti sono rimasti sempre gli stessi. Per questo, in Sicilia, non potremo mai avere l’alta velocità».

Non solo ombre, però. Qualche spiraglio può intravedersi nell’aggiudicazione dell’appalto per il nuovo sistema di sicurezza e controllo Ertms. «Si sta diffondendo in tutta Europa e dobbiamo esserne orgogliosi, perché è italiano», continua Inturri. Si tratta di 500 milioni provenienti dal Pnrr per 480 chilometri di copertura in Sicilia, insieme a Lazio, Abruzzo e Umbria. «È un sistema automatico che regola la velocità del treno – spiega il docente – Con la frenata automatica, aumenta la sicurezza che adesso è affidata a un macchinista che deve fermarsi al semaforo rosso». Ma non solo, permettendo anche una minore distanza di sicurezza tra i convogli, aumenta la capacità della linea di avere più mezzi.

Un sistema, dunque, che potrebbe incidere anche sui tempi di percorrenza e, in futuro, anche sul possibile investimento di operatori diversi a prezzi concorrenziali, come accaduto per le compagnie aeree low cost. «Al di là delle infrastrutture, la quantità di corse dipende dalle Regioni che, al momento, pagano a Trenitalia il servizio in base al chilometraggio. Oggi la Sicilia paga per dieci milioni di chilometri all’anno, cioè  – conclude il docente – un’offerta di due milioni per abitante, la metà del Piemonte».

Gabriele Patti

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