«Per una settimana non abbiamo avuto risposte dai magazzini, finalmente ieri ne è arrivata una confezione ma la teniamo da parte per i clienti che soffrono di artrite reumatoide e che si curano con questo farmaco. Non possiamo lasciarli senza». L’idrossiclorochina e il suo marchio commerciale, il Plaquenil, sono diventati merce rara. La conferma arriva chiamando le farmacie, come ribadisce un titolare della provincia di Catania. Da quando è stata diffusa la notizia che questo antimalarico viene usato in alcuni casi per curare i sintomi del coronavirus, è andato a ruba. Può essere somministrato sia in ospedale, in combinazione con altri farmaci, sia ai positivi che non richiedono ricovero e che devono rimanere a casa.
«Arrivano molte richieste anche telefonicamente – spiega Salvo Buda, vicepresidente di Federfarma Catania – ed effettivamente dai magazzini arriva centellinato. La carenza attuale è il risultato di una combinazione di fattori: alcune persone, magari consigliate da un parente medico, lo hanno comprato per metterselo in casa preventivamente in attesa di un ipotetico contagio. E chi invece ne ha bisogno per l’artrite, per paura di rimanere senza, ne ha comprati due pacchi anziché uno. Ma bisogna essere chiari – aggiunge – intanto questo farmaco apre solo uno spiraglio nella cura del Covid-19, ma soprattutto per essere acquistato bisogna dimostrare che fa parte di una terapia somministrata da un medico. Non si può comprare così, tanto per tenerlo in casa. Anche perché può avere effetti collaterali gravi a livello cardiaco, epatico, renale».
Eppure nelle settimane scorse le maglie nella vendita sono state troppo larghe. E a farne le spese è stato chi ne aveva reale bisogno. «Mia mamma – racconta una ragazza che vive nella fascia ionica del Catanese – soffre da sei anni di artrite reumatoide e ha bisogno del Plaquenil. Nelle ultime due settimane trovarlo è stata un’impresa. Per oltre sette giorni mia mamma è rimasta senza, i dolori le sono aumentati, a volte sono talmente forti che non si può muovere. Non sapevo come fare perché ne ha bisogno per poter continuare la sua vita quotidiana».
La giovane si è naturalmente rivolta al suo farmacista di fiducia che però non è riuscito a far fronte alle sue richieste. «Mi ha detto che il problema è stata la vendita troppo libera che è stata fatta nelle settimane precedenti». Situazioni in cui a volte è stato prescritto dai medici in maniera leggera e altre in cui è stato venduto senza ricetta. Pochi giorni fa, per mettere ordine, è intervenuta anche l’Agenzia italiana del farmaco, sottolineando che «il prescrittore dovrà valutare caso per caso il rapporto rischio/beneficio».
«Ci siamo mobilitati tutti in famiglia – conclude la giovane – e alla fine, due giorni fa, il mio medico curante è riuscito a trovarne un pacco in una farmacia di un paese vicino. Siamo stati molto preoccupati. È un problema per tante persone, perché la mancanza di questi farmaci è un pericolo per l’evoluzione della malattia».
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