L’Antimafia di Sala d’Ercole ci dirà qualcosa sugli appalti milionari sulle discariche siciliane?

SAPPIAMO CHE IL PRESIDENTE NELLO MUSUMECI E’ PERSONA CORRETTA. PER QUESTO CI ASPETTIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA SU COME VENGONO SPESI IN SICILIA I SOLDI NEL COMPLICATO MONDO DEI RIFIUTI

di Roberto Sciascia

A seguito dei segnali “inquietanti e preoccupanti” lanciati dall’assessore regionale, Nicolò Marino, il presidente della Commissione regionale antimafia, Nello Musumeci, ha convocato, lo scorso 19 marzo, in audizione, lo stesso assessore Marino: in scaletta, ha preannunciato le prossime audizioni dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariella Lo Bello, di Marco Lupo, dirigente generale dell’assessorato all’Energia (quello retto da Marino), di Gaetano Gullo, dirigente generale dell’assessorato al Territorio (quello retto da Lo Bello) ed il Sindaco di Gela, Angelo Fasulo.

Dopo tre lunghe ore di audizione, le cronache locali ci restituiscono un presidente della Commissione Antimafia regionale allarmato dalle denunce dell’assessore regionale Marino, che, chiamato a rispondere sulla situazione delle discariche in Sicilia, a quanto pare, ha parlato di violazioni amministrative, ipotesi varie di reato, sacche di potere e, persino, di contiguità di imprenditori e pubblici funzionari con personaggi discussi; è per tali coraggiose dichiarazioni che, pensiamo, il presidente Musumeci, anzi, la Commissione Antimafia tutta, al termine dell’audizione, ha manifestato all’assessore Marino apprezzamento per il lavoro fin qui svolto, ”… finalizzato a mettere ordine ed a fare luce in un settore certamente vulnerabile alle pressioni ed ai condizionamenti interni ed esterni”.

Mhhh… ci siamo persi qualcosa?

Tra la denuncia piuttosto esplicita e documentata (‘A Minestra cunzata) dei giorni scorsi e, cioè, ripetiamo, gli inciuci appaltizi per centinaia di milioni di euro riguardanti, oltre ad altri grossi appalti, gli impianti di smaltimento dei rifiuti di Bellolampo, Enna, Gela e Messina, inciuci riconducibili senza se e senza ma al Governo della Regione – e quindi al governatore Rosario Crocetta, all’assessore regionale competente, Nicolò Marino, al Commissario dei rifiuti, Marco Lupo, oltre a qualche altro protagonista e comprimario – e la coraggiosa audizione dell’Assessore Marino che cosa è successo?

In realtà, il pedigreè di Musumeci non sarà riconducibile, per grinta, ad un dobermann della politica, ma la sua statura morale e, soprattutto, il suo curriculum di pubblico amministratore è di colui il quale ha dimostrato ampiamente di non essersi di certo approfittato delle importanti cariche istituzionali rivestite negli anni per trarne vantaggi personali di sorta: una garanzia, quindi, più che un auspicio, che ci convince che non utilizzerà la sua carica di presidente della Commissione regionale Antimafia per mettere il cappello di liceità e legittimità ad una vicenda tanto squallida quanto devastante.

Partendo, allora, dalla certezza che le successive audizioni, già programmate, dell’assessore regionale Lo Bello, dei dirigenti regionali Gullo e Lupo e del Sindaco di Gela, Fasulo, al di là del disvelamento di qualche probabile reciproca ripicca e gelosia, non ci chiariranno un bel niente di quanto è necessario che venga alla luce su questa ed altre vicende similari – che, ripetiamo, dovrebbero chiarirci i ruoli assunti da ciascuno, dal cosiddetto Ministro dei lavori pubblici dell’Antimafia all’ultimo degli epigoni di una formidabile cordata truffaldina (che con la Mafia tradizionale poco o nulla c’entra) – i prossimi giorni dovrebbero registrare, ne siamo quasi sicuri, una più incisiva attività del presidente della Commissione regionale Antimafia, non limitata alle audizioni di chi ha l’interesse a tenere ben fermo il coperchio sulla pentola che bolle.

Diciamo ciò perché siamo convinti che la Commissione regionale Antimafia non è una Istituzione di maniera, bensì un efficace braccio operativo al servizio dei cittadini, di chi bene amministra e senza ombrelli disposti ad aprirsi all’occorrenza per riparare chicchessia.

Rimaniamo, quindi, fermi, all’inpiedi, con le braccia conserte, nella vigile attesa di quanto organi investigativi politici e magistrati avranno il coraggio di chiarirci il prima possibile.

 

Redazione

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