La voglia di valorizzare il proprio territorio, a volte, non passa necessariamente da grandi sforzi economici o da iniziative clamorose, ma può partire dai ricordi della propria infanzia. La storia di cui si è reso protagonista Rosario può testimoniarlo. Lui è cresciuto ad Aci Catena, dove attualmente vive con sua figlia e la moglie Silke che, dopo il matrimonio, ha deciso di lasciare la Germania, dov’è nata. La loro casa è inserita tra il centro abitato e un giardino. Dall’abitazione si vede una grande scarpata apparentemente senza uscita. «Durante il primo lockdown con mia moglie ci siamo guardati intorno – spiega Rosario a MeridioNews – Noi camminiamo spesso e, quando si poteva, abbiamo scelto di inoltrarci in questa parte della campagna da cui non si vedeva nessuno spiraglio».
Cosa ci fosse in quel lungo viale, prima che fosse invaso da montagne di terra, edera e rovi, Rosario lo ricorda. «Il posto lo conosco da quando avevo dieci anni – racconta – Lo frequentavano in tanti: era una salita immersa nel verde, distaccata dalla città. Grazie a questo percorso – aggiunge – tutti quanti potevano raggiungere in breve tempo Aci Sant’Antonio e poi dirigersi o a Valverde o all’Eremo di Sant’Anna. Da anni, però, purtroppo, è stato lasciato in completo abbandono».
Così, Rosario, insieme a sua moglie Silke e all’amico Luca – che dopo il lavoro ha lasciato la provincia di Varese per trasferirsi in Sicilia – provano a liberare quel sentiero lastricato da pietre, segnato da ammassi di terra e coperto da fitte sterpaglie per riportarlo a com’era un tempo. «Nonostante l’entusiasmo non mancasse, la spinta maggiore mi è stata data da mia moglie, che ha insistito – continua – Abbiamo trovato anche eternit, tra vecchie lavatrici e grovigli di filamenti di nailon. Proseguendo abbiamo deciso di ripulirlo fino al belvedere di piazza Giglio, una sporgenza da cui ci si può affacciare e ammirare tutto il paesaggio». Grazie agli interventi di questi mesi sono emersi anche alcuni gradoni che facilitano la percorrenza del sentiero. Ai margini, ci sono alcuni antichi ruderi e muri in pietra che delimitano le campagne.
Da alcuni cancelli, è possibile vedere la saia mastra e le varie canalette, alcune ancora funzionanti, che irrigavano le campagne circostanti. Il territorio, infatti, è storicamente ricco di acqua. In questa zona è presente una delle sedi delle Acque di Casalotto, società di distribuzione idrica. Nell’Ottocento la fertilità del terreno ha spinto diversi agricoltori a terrazzare tutta questa parte fino alla città per poi poter coltivare la vite e gli agrumi. I frutti della terra erano conosciuti nella Sicilia orientale, tanto da essere citati da Giovanni Verga. Nella novella Nedda, lo zio Giovanni invita la protagonista ad andare ad Aci Catena, dove pagano bene l’incartamento delle arance, passando dalla «scorciatoia che conduce a Sant’Anna». Anche ne I Malavoglia l’autore prende spunto da Aci Catena parlando del vino che qui viene prodotto, presumibilmente ricavato dall’uva coltivata da queste parti.
«Si potrebbe liberare l’altro sentiero di via Mazzaglia, parallelo a via Giglio: si formerebbe un percorso pedonale circolare che da Aci Catena toccherebbe Valverde e Aci Sant’Antonio per poi fare ritorno – conclude Rosario – Questo posto, oltre che un sentiero naturalistico, è un’alta opera ingegneristica creata dall’uomo, che da una timpa è riuscito a creare un sistema idrico. Adesso voglio lasciarlo a mia figlia e ai più giovani, perché possano percorrere questi sentieri alla riscoperta il territorio».
Quelli di via Giglio e via Mazzaglia non sono gli unici sentieri presenti. Le scorciatoie di collegamento, che costeggiano il centro urbano e che hanno resistito alla cementificazione, partono da diversi punti della città ma, al momento, sono impraticabili. «Conosco la questione dalla mia prima sindacatura di vent’anni fa – precisa il sindaco Nello Oliveri – quando su via Giglio avevamo negato l’accesso ai mezzi con un sbarra. Negli anni successivi, però, è tornata a essere invaso da immondizia. Anticamente – aggiunge il primo cittadino – questi erano sentieri religiosi, che oggi potrebbero diventare siti turistici. Per questo, abbiamo deciso di coinvolgere i Comuni limitrofi per un possibile progetto di finanziamento per la riqualificazione». Ma se per eventuali iniziative bisogna aspettare, Oliveri intanto assicura che l’amministrazione si occuperà della rimozione dell’amianto. «Siamo contenti che alcuni cittadini si siano impegnati – commenta Oliveri – Segnaleremo il materiale tossico perché venga eliminato. Per le prossime volte – conclude il sindaco – invito i volontari a interfacciarsi con il Comune prima di procedere con questi interventi, perché avventurarsi può essere anche pericoloso».
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