PARLA PAOLO AMENTA, PRESIDENTE DELLASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI DELL’ISOLA
Paolo Amenta (nella foto, sotto, a sinistra), Sindaco di Canicattini Bagni, Comune della provincia di Siracusa, presidente dellAnci Sicilia (Associazione nazionale comuni italiani), è categorico: Non saremo i curatori fallimentari dei nostri Comuni. La politica siciliana si deve assumere le proprie responsabilità.
Rintracciamo il presidente dellAnci Sicilia al termine di una giornata convulsa. Stamattina i Sindaci dellIsola hanno incontrato il Governo. Da quello che abbiamo capito, qualche assessore tecnico.
Il tema affrontato dovrebbe essere stato il criterio di riparto del fondo per le Autonomie locali. Quello che possiamo dire – precisa Amenta – è che abbiamo chiesto e ottenuto un rinvio. Noi, di questo rgomento, vogliamo parlare con il presidente della Regione e con il presidente dellAssemblea regionale siciliana. Lho detto e lo ribadisco: la politica siciliana si deve assumere le proprie responsabilità.
Rispetto al delicatissimo tema dei Comuni siciliani emerge, in tutta la sua drammaticità, linsufficienza di un Governo tecnico rispetto a temi di grande valenza politica e, perché no?, anche istituzionale (non a caso il presidente dellAnci Sicilia ha chiesto linterlocuzione e la garanzia del presidente dellArs, Giovanni Ardizzone).
Il nostro giornale, ormai da tempo, segnala il grave stato di crisi dei Comuni dellIsola e il pressappochismo del Governo regionale che, due settimane fa, dopo la notizia di una riforma delle Autonomia locali siciliane che avrebbe comportato la scomparsa dei circa 200 dellIsola con meno di 5 mila abitanti, aveva annunciato la presentazione del testo del disegno di legge.
Tra qualche giorno presenteremo il teso del disegno di legge del Governo, aveva detto, per l’appunto, il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ovviamente, sono passate due settimane o giù di lì, ma della riforma dei Comuni del Governo non cè traccia. Tutto in perfetti stile Crocetta: parole seguite dal nulla mescolato col niente
Ora, con Paolo Amenta cerchiamo di capire come stanno le cose. Partendo da un dato: il fondo regionale delleAutonomia locali, passato da circa 900 milioni di euro a poco meno di 500 milioni di euro. Un salasso. Con una penalizzazione che colpisce, soprattutto, i Comuni con meno di 5 mila abitanti.
Si sa che a pensar male si fa peccato. Però Così chiediamo al presidente dellAnci Sicilia se tutto questo non rientri in un disegno del Governo regionale di sbaraccare i Comuni siciliani con meno di 5 mila abitanti. Non è un disegno di legge: è uno studio che noi abbiamo letto.
Non credo sia un disegno politico – ci risponde il presidente dellAnci Sicilia -. O almeno me lo auguro. A mio avviso, è solo superficialità: superficialità del Governo Crocetta che ha proposto questo taglio e superficialità dellAssemblea regionale siciliana che lha approvato. Noi, fino ad ora, siamo riusciti solo a far inserire la parola almeno. Ma ancora il problema non è risolto.
Accanto ai tagli del Governo Crocetta, avallati incredibilmente dallArs (e questo è veramente laspetto inquietante di questa vicenda: perché, a parole, la stragrande maggioranza dei deputati di Sala dErcole si dice favorevole ai Comuni: poi, al momento del voto ), ci sono anche i tagli del Governo nazionale. Di questi non parla nessuno.
Proviamo a farci spiegare come stanno le cose dal presidente dellAnci. Perché noi, anche su questo punto, abbiamo un dubbio: e il nostro dubbio è che il Governo Crocetta, invece di difendere i Comuni siciliani, difenda le ragioni romane. Vero? Falso?
Spiega il presidente dellAnci Sicilia: Dobbiamo partire dalla legge nazionale n. 42 del 2009. E la legge sul federalismo fiscale. Legge che, nel resto dItalia si sta già applicando. Mentre da noi in Sicilia non viene applicata.
E la legge che, a fronte dei tagli ai Comuni operati dal Governo nazionale, consente un certo recupero di risorse finanziarie: per esempio, per la perequazione infrastrutturale e per la perequazione fiscale.
Come ci dice il presidente dellAnci Sicilia, nella nostra Isola questa legge non viene applicata. Perché? Ai tempi del Governo regionale di Raffaele Lombardo era stato istituito un tavolo: una sorta di commissione paritetica tra lo Stato e la Regione per lapplicazione del federalismo fiscale.
Sono passati gli anni, sono iniziati i tagli del Governo nazionale ai Comuni siciliani. Ma di applicare queste legge nazionale, in Sicilia, non se ne parla. Questo, ovviamente, non avvantaggia la Regione siciliana.
Attenzione: è il terzo o quarto caso in cui peschiamo il Governo Crocetta non impegnato a difendere le ragioni della Sicilia. Lattuale esecutivo regionale non ha detto nulla sul mancato finanziamento dellarticolo 38 dello Statuto; ha dato vita a una stucchevole sceneggiata sularticolo 37 dello Statuto, scomparso dallagenda del Governo Crocetta; non ha fatto nulla per recuperare le risorse che lo Stato si è tenuto e si tiene avendo imposto alla Regione siciliana una maggiorazione della quota di compartecipazione alle spese sanitarie (somme che dovrebbero essere recuperate a valere sulle accise petrolifere dopo una decisione della Conferenza Stato-Regione che, stando alla testimonianza, messa per iscritto, da un componente siciliano di questo consesso, non si riunisce per volontà dello Stato: una volontà, guarda caso, che penalizza la Sicilia).
Ora, come ci spiega il presidente dellAnci Sicilia, manca la decisione del tavolo Stato-Regione su federalismo fiscale: così i tagli operati dallo Stato a danno dei Comuni siciliani non vengono compensati.
Purtroppo, noi, avendo appurato lalto grado di ascarismo del Governo Crocetta abbiamo il dubbio che lassessorato regionale allEconomia non abbia fatto nulla anche su questo fronte.
Esponiamo i nostri retro-pensieri al presidente dellAnci Sicilia. Io non so come stanno le cose – ci risponde Paolo Amenta -. So che la legge sul federalismo fiscale, in Sicilia, non viene applicata. Per responsabilità che, a mio avviso, vanno divise tra Stato e Regione.
Il punto è da approfondire. Perché a noi nessuno ci leva dalla testa che il Governo nazionale e il Governo regionale – e segnatamente lassessore allEconomia, il romano Luca Bianchi – anche in questa storia perseguano lo stesso obiettivo: che è quello di penalizzare la Regione siciliana.
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