LAMPEDUSA- “La globalizzazione dell’indifferenza”. “La perdita del senso della responsabilità”. “La crudeltà di coloro che, nell’anonimato, prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo”.
Papa Francesco a Lampedusa ha lasciato tutti senza fiato. Dinnanzi a 20mila persone riunite al campo sportivo Arena, sotto un sole cocente, ha pronunciato una omelia che sarà ricordata a lungo. Non solo per le tenerissime parole che ha riservato ai lampedusani: “Siete una piccola isola, ma avete dato prova di una grande solidarietà, grazie a tutti voi lampedusani”; e agli immigrati: “La Chiesa vi è vicina nella vostra ricerca di una vita migliore”.
Ma, soprattutto, per il durissimo atto d’accusa chiaramente rivolto ai governanti e per i continui riferimenti ad Erode, alla ‘Strage degli Innocenti’, a ‘Caino e Abele’: “Dove è tuo fratello? Chi è il responsabile di questo sangue?” ha tuonato il Papa riferendosi ai tanti immigrati morti in mare, ai quali ha reso omaggio con il lancio di una corono di fiori al largo di Cala Maluk.
E poi, l’affondo, affidato alla letteratura:
“Nel modo della letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti di Fuente Ovejuna uccidono il governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto questa esecuzione. E quando il giudice del re chiede chi ha ucciso il governatore, tutti rispondono: ‘Fuente Ovejuna Signore’. Tutti e nessuno.
Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno!- ha detto il Papa- Oggi nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote di cui parla Gesù nella parabola del Buon samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo poverino e continuimao per la nostra strada
“Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti innominati, responsabili senza nome e senza volto.
Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada a drammi come questo”.
“Ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato condizioni che conducono a questi drammi”.
Papa Francesco, ancora una volta, lascia il segno. E, per Lampedusa, che oggi lo ha accolto con gioia immensa, questo sarà un giorno indimenticabile.
La speranza è che il messaggio del Pontefice arrivi alle coscienze di chi coltiva “il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio. Un sogno che porta ad una catena di sbagli che è catena di morte e che porta a versare il sangue del fratello”.
Il pranzo del Papa a Lampedusa: un panino
Foto di Antonella Sferrazza
La polizia ha eseguito «la più vasta operazione contro la pirateria audiovisiva condotta in Italia…
Risolvere un problema (dove mettere tutta questa munnizza). Risparmiare (evitando di portare i rifiuti fuori…
Non è incapace di intendere e di volere, perlomeno non al punto da restare in…
«A ventiquattro ore dall'installazione del nuovo manifesto in memoria di Biagio Siciliano e Giuditta Milella, di 14…
Ruba effetti personali e oggetti in un'auto parcheggiata. A Catania un 50enne del luogo è…
Proseguono le verifiche condotte dalla Polizia di Stato concernenti la ricostruzione delle fasi della rissa…