La nave dell’ong Sea Watch è entrata nelle acque italiane. La decisione di avvicinarsi alla costa di Lampedusa, violando di fatto il divieto imposto dal Viminale, nasce da motivazioni che l’organizzazione non governativa tedesca definisce «umanitarie». A bordo dell’imbarcazione sono rimaste 47 persone, dopo che ieri il ministero degli Interni ha acconsentito allo sbarco dei bambini accompagnati dai genitori e di un disabile. Il superamento del limite delle 12 miglia dalle coste italiane è stato annunciato poco prima dalla portavoce italiana Giorgia Linardi: «Il comandante ha annunciato l’intenzione di entrare nelle acque territoriali italiane e dirigersi verso Lampedusa».
Sulla nave che da giorni si trova in mare aperto, dopo avere salvato i 65 migranti nel Mediterraneo, le condizioni psicologiche delle persone sarebbero critiche. In un video pubblicato su Twitter, parla uno dei medici che si trova sulla nave, spiegando che tra i migranti ci sarebbe chi ha manifestato intenzioni suicide. Nel frattempo da Roma viene confermata la linea dura: «Il ministero dell’Interno non cambia idea e non autorizza lo sbarco, se qualcuno non è d’accordo si prende la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo – riporta l’Ansa citando fonti del Viminale -. Sono complici dei trafficanti abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo».
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