«Caro Youssef, nei tuoi sei mesi di vita, niente avesti da bambino, né una culla, né giochi, né serenità o pace. Ora da bambino non hai nemmeno la bara». Un grande feretro di legno marrone scuro con sopra un mazzo di fiori avvolti in una stoffa bianca. Niente che faccia pensare a un bambino, anche se morto, come ha fatto notare subito il parroco di Lampedusa Carmelo La Magra. Eppure, dentro quella bara c’è il corpo di un neonato di sei mesi. Youssef è morto durante il naufragio di mercoledì al largo della Libia mentre stava attraversando il mare insieme alla sua giovane mamma, una ragazza della Guinea che è incinta.
«Il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi», scrivono dall’ong spagnola Open Arms che ha soccorso in mare i migranti e salvato il bimbo che, però, è morto prima dell’arrivo della guardia costiera. Nello stesso naufragio sono morte altre cinque persone. Il cadavere di Youssef è stato trasferito con una motovedetta sull’isola ed è stato sistemato nella camera mortuaria del cimitero comunale dove, adesso, sarà sepolto. «Siamo lì in sostituzione dei parenti e degli amici di chi è morto – hanno commentato dal Forum Lampedusa solidale – Siamo lì al posto di chi ha titolo a chiedere giustizia per l’ennesima morte assurda. Siamo lì per denunciare la disumanità di leggi e politiche che condannano a morte esseri umani».
«Tutto questo provoca rabbia, dolore e una profonda tristezza – dice il sindaco di Lampedusa Totò Martello – Di fronte a eventi terribili come questo, l’opinione pubblica si commuove e si indigna, ma a questa reazione non segue un passo della Comunità europea sulla necessità di garantire la sicurezza nel Mediterraneo. Si continua a scaricare sui territori di confine il peso maggiore della prima accoglienza». Alla vigilia della definizione del nuovo Patto Ue sulle migrazioni e sul diritto d’asilo, il primo cittadino di Lampedusa chiede alle istituzioni comunitarie di valutare «con la dovuta attenzione il Global Compact for Migration, il documento delle Nazioni Unite che indica i principi per una migrazione “ordinata, regolare e sicura”. Solo con flussi migratori regolati attraverso il coinvolgimento di tutti gli Stati membri si potranno evitare altre vittime innocenti».
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