L’Amcli sul virus Ebola: “Serve attenzione negli scali e nei centri di prima accoglienza”

ANCHE L’ASSOCIAZIONE MICROBIOLOGI CLINICI ITALIANI LANCIA UN APPELLO PER ATTIVARE MISURE DI ATTENZIONE

Nessuno ha interesse a creare allarmismi. Ma, ignorare i fatti è da incoscienti. Parliamo del virus Ebola e della nuova epidemia scoppiata in Africa, dinnanzi alla quale l’Occidente, come ha detto chiaramente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è al riparo.

Non a caso, come ha rivelato l’Espresso, con una circolare del 4 aprile, il Ministero della Sanità ha comunicato l’attivazione di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia. La nota è stata inviata all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana. Per la prima volta, dal 1970 ad oggi, la nota dell’allarme è stata trasmessa anche al Ministero della Difesa.

Nel documento si fa riferimento alla necessità di controllare gli arrivi diretti e “indiretti”: un chiaro riferimento all’ondata di migranti che arrivano in Italia, o meglio, in Sicilia.

E un riferimento ancora più chiaro è contenuto nell’appello lanciato dai microbiologi dell’Amcli (Associazione Microbiologi Clinici Italiani): “Sarebbe bene che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza”.

“Purtroppo questa volta il virus non si è fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo più aggressivo (ceppo Zaire)- dice il Presidente dell’Amcli Pietrangelo Clerici-  l’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia; se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei”.

Inutile girarci intorno, quando si parla di centri di prima accoglienza, si parla, essenzialmente di Sicilia. La domanda è allora la seguente: cosa si sta facendo per dotare le strutture sanitarie  per fronteggiare una eventuale emergenza del genere?

Ad occhio e croce, niente. Si tratta di un passaggio fondamentale, perché come ha spiegato Medici Senza Frontiere,  qualora arrivasse dalla nostre parti una persona contagiata, se accolta “in ospedali di buon livello con adeguati sistemi di controllo delle infezioni, il contagio sarebbe improbabile”.

E in Sicilia si stanno predisponendo ‘adeguati sistemi di controllo’?

E dire che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha affatto sottovalutato il pericolo: “L’epidemia di Ebola piu’ spaventosa della storia sta flagellando l’Africa occidentale: e’ tra le piu’ difficili da affrontare da quando la malattia, circa quarant’anni fa, apparve per la prima volta” ha detto Keiji Fukuda, vice direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Santa’ (Oms).

E ancora:  “Finora i morti per il virus sono 111, ma l’epidemia si sta ancora espandendo. Cominciata in Guinea Conakry, si e’ gia’ estesa alla Liberia e ci sono vari focolai: tre ‘punti caldi’ sono in Guinea Forestiere, una regione circa 900km a sud della capitale della Guinea, Conakry, una citta’ dove sono gia’ stati registrati una ventina di casi. Il periodo di incubazione del virus e’ tra i due e i 21 giorni, tempo estremamente breve che pero’, oggi, non mette al riparo l’Occidente dall’eventualita’ di un contagio: un viaggiatore in pochisismo tempo puo’ passare da Conakry (centro dell’epidemia) ad una capitale europea”.

Antonella Sferrazza

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