L’amarezza del sindaco Orlando contro l‘establishment «Non ho un partito politico, questo danneggia Palermo»

«Non c’è opposizione politica, la mia amministrazione non ha opposizione, l’opposizione sono i grillini, che ogni tanto vanno in Procura, e qualche salottiere che storce il naso. Il fatto che io non abbia un partito politico danneggia Palermo». Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando durante la presentazione del libro I Tragediatori di Francesco Forgione, presidente della commissione antimafia dal 2006 al 2008. «Per farvi un esempio io non vengo mai invitato nelle trasmissioni televisive. Sul tema dei migranti Palermo è la città dell’accoglienza eppure manca la sua voce in Tv e in Italia. Ma non parlo solo di me, anche degli assessori». Il primo cittadino sottolinea anche che «paradossalmente sono molto più preso in considerazione all’estero dove hanno voglia di sapere come stanno le cose. Mi chiamano, mi invitano, l’ultima volta la settimana scorsa al Collège de France. Ma bisogna ammettere che, se la città è cambiata, è anche per questo, perché non ho un partito d’appartenenza». 

«Non ditemi  – ha aggiunto il sindaco  – che la Palermo di oggi non è quella che sognavamo anni fa. La scommessa è continuare su questa strada, prima eravamo governati dalla mafia, i giornalisti venivano solo per fare inchieste su quello. Adesso siamo una città a vocazione turistica non mi pare neanche vero».

Il libro di Forgione è incentrato su come, dal punto di vista dell’autore, pezzi del mondo della magistratura, giornalisti e politici abbiano usato il tema dell’antimafia per costruirsi carriere affossando chi davvero l’antimafia ha provato a costruirla. Insieme a Francesco Forgione anche Attilio Bolzoni e Peppino di Lello, che ha scritto la prefazione.

Poi è lo stesso Forgione a prendere la parola. Dopo aver commentato il caso di Silvana Saguto, che «se fosse stata una semplice cittadina altro che sospensione dagli incarichi», è intervenuto sul tema dei beni confiscati, che «devono essere venduti, e si deve lavorare affinché siano derogati dal Patto di Stabilità, visto che vengono assegnati ai Comuni che devono darli in gestione. A Palermo i beni dati allo Zen o a Falsomiele non se li prende nessuno, il Comune non può utilizzarli per i vincoli economici del patto di stabilità – conclude – e così rimangono all’amministrazione».

Andrea Turco

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