DI CHI E’ LA RESPONSABILITA’ DI UN CENTRO D’ACCOGLIENZA CHE ASPETTA DA ANNI LA RICOSTRUZIONE DI TUTTI I PADIGLIONI? DI CERTO C’E’ CHE DIPENDE DAL MINISTERO DEGLI INTERNI
Il caos ha nuovamente travolto Lampedusa. Come se la quiete che quest’isola da anni brama fosse stata maledetta. Il martedì si è acceso e colorato di polemiche già di primo mattino. Il tema degli sproloqui, solo a tratti condivisibili, è il video trasmesso dal Tg2 in cui si mostra una somministrazione di farmaco anti-acari della scabbia che fa a cazzotti con il rispetto della dignità umana. La questione però, a Lampedusa e sui social network, ha preso una piega inaspettata. Forse a causa di uno spiccato egocentrismo, la popolazione insulare si è focalizzata solo sul motivo della somministrazione. Nel più dei casi, purtroppo, al reale motivo di indignazione si è sostituito il timore di una possibile “contaminazione da scabbia”. Come se questa si trasmettesse con una stretta di mano. A volte sarebbe sufficiente consultare un dizionario per evitare di dire stupidaggini.
All’origine di tutto c’è forse solo la superficialità di chi può aver pensato che in quel modo – tutti in fila, nudi, all’aperto e con un compressore elettrico per “soffiare” il farmaco – ci si poteva sbrigare prima. Magari si saranno detti: c’è anche una bella giornata di sole, fa caldo, che male c’è. La leggerezza, tra l’altro, è avvenuta in un momento in cui il centro doveva essere vuoto, o al massimo poteva essere pieno di operai addetti allo smantellamento e alla successiva ricostruzione dei padiglioni inagibili. Invece la Nave San Marco ha ricevuto l’ordine di sbarcare a Lampedusa i migranti che aveva soccorso nei giorni precedenti. A sorpresa rispetto al previsto porto di Augusta. Immediato sovraffollamento, molti trattamenti anti-scabbia da fare e assenza di Ong e dirigente di Polizia. Vengono in mente i bambini che combinano una marachella quando gli adulti sono distratti.
Ma l’errore commesso non si risolve con un castigo da bambini indisciplinati. Ormai la frittata è fatta. Il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, tuona: “Voglio sapere chi è stato. Perché chi ha sbagliato dovrà pagare”. Verrebbe da suggerire proprio il nome del Ministro degli Interni. Più riflessivo e consono all’abito indossato è il monito dell’Arcivescovo di Agrigento, Monsignor Francesco Montenegro, secondo cui “la situazione emergenziale del centro di accoglienza di Lampedusa non può giustificare trattamenti che poco hanno a che fare con il rispetto della dignità umana.” Secondo il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ex portavoce per l’Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, quello visto sul servizio esclusivo Rai è “un trattamento indegno per un paese civile”. Anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta si dice “scioccato” dalle immagini e “pretende – anche lui – chiarezza sul caso.”
Un po’ di chiarezza non guasta di certo ma non è chiaro dove al momento intendano cercarla. Se il trattamento su quanti hanno diagnosticata presenza di acari della scabbia dal medico dell’ente gestore è un protocollo standard, ci si dovrebbe anche interrogare sulla metodologia di tale somministrazione. Parametri che non competono all’Asp ne tantomeno al comune di Lampedusa visto che il centro di accoglienza è territorio del Ministero degli Interni. Una sorta di enclave ministeriale sul territorio comunale in cui l’unica autorità preposta alla gestione della ormai ventennale “emergenza” è la Prefettura di Agrigento, che al momento è sede vacante. A loro compete fornire letti, materassi e anche eventuali tende, separè, paraventi o accessori qualunque con cui poter evitare simili trattamenti e simili figuracce. L’amministratore delegato della Nuova Lampedusa Accoglienza, Cono Galipò, che ieri aveva preferito il silenzio stampa, come vi avevamo anticipato, ha diffuso un comunicato stampa in cui, oltre ad esprimere rammarico e disagio per immigrati ed operatori costretti a operare o risiedere in una struttura non idonea aggiunge che “il personale ha predisposto una postazione appartata in assenza di adeguate strutture”.
Verrebbe quindi da chiedersi se si può davvero attribuire tutta la colpa all’ente gestore quando la struttura che può ospitare un numero massimo, in piano d’emergenza, di 300 persone e ne riceve invece 600 in 24 ore. Impossibile isolare i casi di acariasi come impossibile è destinare locali della struttura al trattamento onde evitare il denudarsi all’aria aperta. Ma il centro era di nuovo “al collasso”, giusto per usare il classico titolo sensazionalista. Collasso superato in poche ore però. Con innegabile sorpresa del sindaco Giusi Nicolini, appena 18 ore dopo la trasmissione del servizio di Valerio Cataldi, il centro era stato “alleggerito” di circa 280 persone. Il trasferimento ha colto alla sprovvista il sindaco, che non ne era stata informata, perché in compagnia del Direttore Generale dell’Asp di Palermo Dott. Antonio Candela e del responsabile sanitario del poliambulatorio di Lampedusa Dott. Pietro Bartòlo, avrebbe dovuto consegnare ai bambini migranti i 232 giocattoli appositamente acquistati e spediti dai bambini delle scuole elementari di Pisa e Siculiana. Nel Cspa c’erano 390 ospiti e dei 52 bambini ne erano rimasti soltanto due. Eppure lunedì, quando sia l’Asp che il Comune di Lampedusa e Linosa avevano chiesto alla Prefettura formale e motivata autorizzazione per accedere alla struttura e consegnare i doni ai bambini nessuno aveva pensato di informarli che forse di bambini non ne avrebbero trovati.
Piccoli errori o leggerezze che non distendono il clima di tensione che sempre più allontana Lampedusa da Roma e gli immigrati dalla civiltà. Questo, inoltre, accade mentre nel Canale di Sicilia la Nave Cassiopea della Marina Militare, impegnata nella missione Mare Nostrum, soccorre un gommone con 110 migranti a bordo e scopre tra loro un corpo privo di vita. Un essere umano che tentava di raggiungere l’Europa perché peggio del luogo di partenza era difficile pensare di poter vivere, ma non ce l’ha fatta. I compagni di viaggio, sopravvissuti, vengono dal Ghana, dal Mali, dal Togo e, forse, addirittura anche dal Pakistan. Saranno sbarcati a Porto Empedocle e da li inizierà anche la loro avventura tra antiparassitari, sfruttamento e discriminazione razziale. Benvenuti in Italia.
Mauro Seminara
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