Associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori. Sono i capi d’accusa a carico delle decine di indagati coinvolti nell’inchiesta della procura di Catania che ha colpito i clan Cintorino e Brunetto, ariticolazioni territoriali rispettivamente della cosca catanese dei Cappello e della famiglia etnea di Cosa Nostra Santapaola-Ercolano. Le misure cautelari eseguite dalla guardia di finanza sono 24 e hanno interessato anche soggetti dimoranti in Lombardia.
L’inchiesta ha fatto luce su una serie di episodi estorsivi ai danni di imprenditori attivi nell’area ionica, al confine tra le province di Catania e Messina. Le attività dei due gruppi criminali si estendevano in fatti tra i centri di Calatabiano, Giarre, Fiumefreddo, Castiglione, Mascali, Giardini Naxos, Castelmola e Taormina. Tre, invece, sono le società sequestrate su disposizione del giudice per le indagini preliminari. Si tratta della ditta individuale Strangi Giuseppe Manuela, che gestisce una pizzeria a Calatabiano e un negozio di ortofrutta a Giardini, la Ta.Co di Giardini Naxos proprietaria dell’esercizio di ristorazione La viuzza dei sapori, e D.I. Giardini Scavi, attiva nel settore del movimento terra.
A finire in carcere, tra gli altri, sono stati Cristian Cullura, Gaetano Di Bella, Giuseppe Raneri e Mariano Spinella. Per loro l’accusa è quella di essere figure di spicco del Clan Cintorino. A rappresentare i Brunetto e quindi indirettamente fare anche gli interessi dei Santapaola sarebbero stati invece Giuseppe Andò, Carmelo Caminiti, Orazio Di Grazia, Giuseppe Lisi e Francesco Maugeri. Tra i due clan ci sarebbero stati incontri periodici volti alla spartizione degli affari e alla risoluzione di controversie sorte per la sovrapposizione degli interessi criminali negli stessi territori d’influenza. Nel corso delle indagini, gli inquirenti sono riusciti a individuare i singoli responsabili dei clan all’interno di ogni comune.
Per quanto riguarda le estorsioni, le indagini hanno documentato sei richieste di pizzo, tutte consumate con modalità tipicamente mafiose: dal ritrovamento di bottigliette incendiarie ai messaggi intimidatori in cui i titolari erano invitati a cercarsi l’amico. A finire nel mirino della mafia sono state società attive nei settori della vendita di alimenti e bevande, della balneazione ed edile. In un caso il pizzo sarebbe stato imposto da entrambi i clan e andava avanti da oltre vent’anni.
I nomi degli arrestati
In carcere:
Andò Giuseppe, nato a Giarre (CT) il 14.07.1960.
Caminiti Carmelo, nato a Taormina (ME) il 24.11.1973.
Cavallaro Dario, nato a Taormina (ME) il 19.03.1982.
Costanzo Luciano Maria, nato a Piazza Armerina (EN) il 15.03.1992.
Costanzo Sebastiano Cateno, nato a Taormina (ME) il 31.08.1979
Cullurà Cristian, nato a Taormina (ME) il 09.02.1987.
Di Bella Gaetano, nato a Catania il 27.09.1960.
Di Grazia Orazio, nato a Giarre (CT) il 22.01.1982.
Fazio Edy, nato a Catania il 28.02.1994.
Galasso Pietro, nato a Calatabiano (CT) il 30.07.1972.
Gambacurta Giovanni Camillo, nato ad Acireale (CT) il 18.07.1962.
Leonardi Angelo, nato a Taormina (ME) il 23.04.1996.
Lisi Giuseppe, nato a Giarre (CT) il 09.02.1974.
Longhitano Marco, nato a Taormina (ME) il 20.02.1984.
Mascali Giuseppe, nato a Catania il 24.1 0.1982.
Maugeri Francesco, nato a Paternò (CT) il 02.04.1959.
Messina Vincenzo, nato a Messina il 16.11.1976.
Raneri Giuseppe, inteso Castelmola, nato a Taormina (ME) il 27.02.1972.
Roccella Pietro, nato a Taormina (ME) il 18.03.1989.
Ruggeri Giuseppe, nato a Taormina (ME) il 15.05.1965.
Scalora Gaetano, nato a Calatabiano (CT) il 25.02.1963.
Spinella Mariano, nato a Graniti (ME) il 12.03.1966.
Talio Costantino, nato a Taormina (ME) il 20.09.1988.
Zacco Salvatore, nato a Catania il 31.01.1977
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