La tristezza delle arance e il nulla di fatto alla Regione «Da sei anni ci sono soldi dell’Ue, ma nessuno li usa»

«Le racconto una cosa. Non so se fa ridere o piangere, ma di certo fa pensare». A introdurre l’aneddoto è Corrado Vigo, agronomo e componente del Tavolo tecnico esperti agrumi della Commissione europea. La storia risale a oltre tre anni fa e riguarda l’impegno dell’Unione europea – e di pari passo l’apparente disinteresse della Regione Siciliana – nell’affrontare il temuto citrus tristeza virus. Ovvero la più comune tristezza che dal 2013 si è diffusa tra gli agrumeti dell’Isola, minando la salute delle piante e gettando nello sconforto i coltivatori. 

Il ricordo di Vigo è stimolato dalle parole pronunciate nei giorni scorsi dall’eurodeputato Giuseppe Milazzo. L’esponente forzista, che a Bruxelles ha aderito al Partito popolare europeo, ha annunciato l‘approvazione in commissione Agricoltura di un emendamento «che prevede un piano di finanziamento per supportare i costi di riconversione degli agrumenti e uliveti siciliani colpiti da agenti fitofagi e patologici». Praticamente un’iniziativa che, se supererà i lunghi passaggi legislativi previsti, dovrebbe allietare quanti hanno a cuore l’agricoltura siciliana. E in particolar modo degli agrumeti. Nel 2013, su 70mila ettari, 12mila erano già gravemente colpiti dalla tristezza. Ma perché allora a Vigo le parole di Milazzo suscitano un «sorriso amaro»?

La risposta va ricercata andando a ritroso nel tempo, al principio dell’esperienza dell’agronomo al Tavolo tecnico esperti agrumi. «Era il 2013 quando portai in Europa i dati riguardanti le conseguenze del virus in Sicilia – racconta -. Nello stesso periodo la Regione (all’epoca guidata da Rosario Crocetta, ndr) fece una delibera in cui si equiparava la tristezza a una calamità naturale, dando così mandato al governo di reperire fondi speciali per affrontarla». Nel giro di pochi mesi arrivò la risposta dell’Europa. «In autunno l’Ue inviò due ispettori per verificare quanto avevo descritto. Dopo avere appurato la gravità della situazione, nella primavera 2014 mise in campo un programma di contrasto con un fondo di 575 milioni di euro. Soldi a disposizione degli Stati membri per rimborsare gli agricoltori dai danni causati da tutte le fitopatie».

Il primo passo da fare per la Regione sarebbe stato mappare l’Isola, così da stabilire in quali zone intervenire. «Quando si parla di reimpianto parliamo di costi che si aggirano sui 15mila euro per ettaro – spiega Vigo -. Per questo motivo l’Ue chiedeva prima di fare il punto della situazione. Un monitoraggio che sarebbe stato comunque a spese dell’Europa: a dicembre 2014, in Gazzetta ufficiale europea fu pubblicato un finanziamento da 891mila euro per la Sicilia. In pratica la Regione avrebbe dovuto compiere la mappatura, per poi chiedere all’Ue il rimborso». 

Ma nonostante ci fosse un anno a disposizione degli uffici, da Palermo nulla è stato portato a compimento. Vigo lo scopre però soltanto nel 2016. E pure per caso. «Avevo notato che l’Emilia Romagna e il Veneto avevano già inoltrato richieste di fondi per combattere la flavescenza dorata che colpisce le viti e la batteriosi del kiwi – prosegue l’agronomo – Tuttavia non potevo pensare che la Sicilia non si fosse mossa. E invece una mattina, prima dell’inizio di una riunione al Tavolo tecnico, si avvicina a me il dirigente della direzione generale Sanità e sicurezza alimentare e mi chiede come mai avessi inserito all’ordine del giorno, per l’ennesima volta, le problematiche legate alla tristezza. Lì per lì mi sembrò strano, ma poi lo stesso aggiunse: “Nessuno ha mai chiesto soldi dalla Regione Siciliana, pensavamo che la questione fosse risolta”».

Il racconto si arricchisce di un altro particolare. «Quando ho chiesto per quanto tempo sarebbero stati a disposizione quei soldi, il dirigente mi ha risposto che ci sarebbero stati fino a quando il problema sarebbe stato risolto – rivela Vigo -. Praticamente l’Ue ribadiva la volontà di aiutare la Sicilia a superare una crisi gravissima, e invece da noi nessuno aveva fatto nulla». 

Tornando al presente, l’agronomo ritiene che non tutto potrebbe essere perduto, ma che finché la politica non si dimostrerà capace di affrontare i problemi reali, gli annunci serviranno soltanto per l’autopromozione dei singoli. «Che un politico possa riportare l’attenzione su un problema irrisolto può servire, poi però – sottolinea Vigo – le cose bisogna farle». La prossima riunione del Tavolo è prevista in autunno. «Riproporre all’ordine del giorno la tristezza? Devo pensarci, perché non ho più voglia di fare figuracce».

Simone Olivelli

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