sono un lettore attento del vostro giornale e apprezzo la vostra voglia di rileggere la storia della Sicilia in modo libero. Ed è per questo che non ho capito larticolo che avete pubblicato ieri a firma di Pasquale Hamel. Dove si celebrano, contemporameamente, Cavour, Mario Monti e leuro. Se non ho capito male, LinkSicilia non dovrebbe pensare bene di Cavour, mentre di Monti e delleuro scrivete sempre peste e corna. Non è che, tra poco, scrivete pure un articolo di lode a Garibaldi dopo tutte le cose terribili che avete scritto qualche mese fa sullEroe dei due mondi?
Le chiedo: cosa pensa lei di Cavour e di Garibaldi? E perché pubblicate un articolo che è la perfetta negazione della linea politica del vostro giornale? Non pensate di confondere i vostri lettori?
Lettera firmata
Egregio lettore,
comincio col rispondere alle sue ultime domande. Noi pubblichiamo tutto: anche anzi soprattutto gli interventi di quelli che non la pensano come noi. Questo non significa rinnegare la linea del nostro giornale: significa rispettare soltanto lopinione di chi ha idee diverse dalle nostre: tanto più che a non pensarla come noi, su questo argomento, è un nostro apprezzato collaboratore: Pasquale Hamel.
Come lei avrà notato, il dottore Hamel ha espresso una sua rispettabilissima opinione su Cavour e Monti. Noi non la pensiamo come lui, e se cercandoli troviamo mille motivi per ospitare sul nostro giornale tutte le sue idee – sia quelle che condividiamo, sia quelle che non condividiamo non riusciamo a trovare un solo motivo per non pubblicare gli scritti del nostro prezioso collaboratore. Pubblicandoli non confondiamo i nostri lettori: al contrario, visto che il nostro è un blog, diamo a tutti la possibilità di intervenire e di esprimere la propria opinione.
Lei ha ragione nel dire che scriviamo sempre peste e corna di Mario Monti e delleuro, ma non è colpa nostra se grazie alleuro e a Mario Monti il nostro Paese si sta riducendo con le pezze nel sedere. Chi dice il contrario ci spiega che, se dovessimo uscire dalleuro, la situazione peggiorerebbe. Ma chi lo afferma non può dimostrare quello che dice, ma ci invita soltanto a credergli per fede.
Ora, per nostra abitudine, la fede la riserviamo solo a Nostro Signore Iddio e non a Monti e alle sue banche o, peggio, a quel grande errore-orrore economico che è stato e continua ad essere leuro.
Vede, caro lettore, tra quello che diciamo noi e quello che dicono i difensori delleuro passa una grande differenza: loro non possono dimostrare che fuori dalleuro si starebbe peggio, mentre noi non abbiamo bisogno di dimostrare che lItalia è con le gomme a terra: ci pensa ogni giorno il Governo Monti a massacrare il nostro Paese con tasse, imposte, manovre e sacrifici e a dimostrare che l’Italia va indietro come i gamberi.
Andiamo a Cavour e Garibaldi. Non sono uno storico, ma un semplice lettore. Le mie scarne nozioni di storia le debbo ai libri di Indro Montanelli. Che, alla fine, salva sia Cavour, sia Garibaldi.
Io, da meridionale, sospenderei il giudizio su Cavour. Certo, alcune cose depongono a suo sfavore. Cavour, contrariamente a quello che hanno provato a farci credere, era perfettamente al corrente della sceneggiata passata alla storia come limpresa dei Mille. Sapeva benissimo che dietro la spedizione per la conquista della Sicilia da parte di quel filibustiere di Garibaldi cerano gli inglesi. Cavour, insomma, ebbe una parte, non secondaria, nella conquista della Sicilia da parte dei predoni e banditi del suo Piemonte.
Tuttavia, Cavour non può essere trattato alla stregua di Garibaldi e degli altri pendagli da forca che lo coadiuvarono nella sceneggiata dei Mille. E, soprattutto, non può essere associato ai delinquenti che misero a ferro e fuoco il Sud e, quindi, anche la Sicilia negli anni successivi allunificazione di questo nostro disgraziato Paese. Se non altro perché, poco prima di passare a miglior vita, raccomandò ai suoi di aver cura del Sud Italia, premurandosi di spiegare che erano regioni sarebbe più corretto dire Stati abitati da gente molto diversa dai piemontesi.
Ovviamente come già accennato quelli che governarono lItalia subito dopo lunificazione si guardarono bene dallascoltare i consigli di Cavour e trattarono il Sud come una colonia da sfruttare, fomentando il brigantaggio e mettendo a ferro e fuoco intere regioni col pretesto della lotta allo stesso brigantaggio. Nei primi ventanni di unità dItalia, insomma, gli atti criminali nei riguardi del Sud, da parte dei governi del nostro Paese, saranno la regola.
Quanto a Garibaldi, vale quello che ha scritto il nostro Ignazio Coppola che, come lei ha ricordato, ha fatto nuovo il nizzardo. Su questo personaggio mi limito a un ricordo di famiglia e a una considerazione.
Il ricordo di famiglia risale alla metà degli anni 70 del secolo scorso, quando mio padre invitò a cena un docente universitario di matematica di non ricordo più quale Paese del Sudamerica. La discussione, a un certo punto, cadde su Garibaldi. Il professore rimase stupito quando mio padre gli spiegò che in Italia Garibaldi era un eroe. Ricordo solo una frase lapidaria pronunciata dal professore di matematica che parlava bene litaliano: Dalle nostre parti Garibaldi è considerato un delinquente e un assassino, altro che eroe!.
Detto questo, Garibaldi ha un grande merito che non sappiamo perché oggi nessuno gli vuole riconoscere: e cioè che è stato il primo governante italiano a trattare con la mafia. La prima trattativa tra mafia e Stato la dobbiamo a Garibaldi, a Bixio e a Nicotera. Senza laccordo con i picciotti dellonorata società Garibaldi e le sue camicie rosse non avrebbero mai conquistato la Sicilia per conto dei piemontesi. E Garibaldi, senza laiuto della mafia, non sarebbe mai riuscito a svaligiare i forzieri del Banco di Sicilia per conto di casa Savoia.
Non a caso, nel nostro Paese, vie, piazze e statue sono dedicate a a questi tre grandi italiani. Non a caso nelle nostre scuole si costringono i giovani a studiare una storia falsa e tendenziosa.
E su questo pilastro fondante che è stata costruita lItalia. E in questa costruzione la mafia ha svolto un ruolo innegabile. E ha mantenuto questo ruolo sicuramente fino ai primi anni 90.
Dal loro punto di vista, gli uomini dello Stato che, oggi, criticano i magistrati che indagano sullultima (ma è lultima?) trattativa tra Stato e mafia hanno le loro buone ragioni: loro, in fondo, difendono la vera storia del nostro amato Paese
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