La notte di Capodanno del 2019 quattro colpi di arma da fuoco vengono esplosi contro la saracinesca di una tabaccheria in zona Camaro a Messina. Da qui parte, quasi per caso, l’inchiesta Ottavo cerchio che ha portato all’arresto di undici persone (tre in carcere e otto ai domiciliari) per corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e fittizia intestazione di beni. Tra queste, c’è anche Pietro Ferrante, il proprietario di quell’esercizio commerciale preso di mira. La polizia, in un primo momento, aveva ipotizzato che l’episodio potesse essere legato al racket ma le sue dichiarazioni non avevano convinto. Intercettazioni telefoniche e ambientali e un trojan installato nei cellulari di alcuni degli indagati hanno fatto emergere un «sistema di corruzione consolidato» che coinvolge persone che operano sia nel settore pubblico che in quello privato.
L’interesse di Ferrante, del suo socio Marcello Tavilla e della compagna di quest’ultimo Cinzia Fiorentino sarebbe stato quello di «accaparrarsi lavori pubblici attraverso l’intermediazione di soggetti inseriti negli enti pubblici». Mire che vengono centrate anche tramite una rete di contatti a vari livelli: Tavilla, infatti, avrebbe avuto un «rapporto privilegiato» con Angelo Parialò, autista dei magistrati di Messina sottoposti a tutela. Verso di lui «Parialò si mostra accondiscendente» e disposto a mediare all’interno del tribunale per fare ottenere a una persona vicina a Tavilla dei condomini. In cambio Parialò chiede l’assunzione in un’impresa di un «figghiolo», nello specifico, il genero di una donna con cui ha una relazione.
Dalle intercettazioni emergono anche i «rapporti opachi» di Tavilla con Antonino Bonaffini, detto Ninetta. Un pregiudicato per usura ed estorsione che aveva subito il sequestro di una parte del suo patrimonio e nei confronti del quale Tavilla si sarebbe adoperato costituendo l’impresa di commercializzazione di prodotti ittici Mareblù, «al solo fine di consentirgli di fatturare». Per suo «compare» Ninetta avrebbe fatto da prestanome anche per un conto corrente. Anche se una firma «scancariata» di Bonaffini, che prova a imitare quella di Tavilla su una distinta di pagamento, rischia di fare scoprire tutto a un impiegato bancario.
Il sistema di corruzione si sarebbe basato su poche regole: relazioni forti e soldi solo in contanti per non lasciare tracce. La prima mira, il porto di Tremestieri. Il referente dell’autorità portuale da «mettere nella torta», però, non può influire sulle aggiudicazioni. E così si finisce per guardare ai lavori appaltati dal Genio Civile di Messina. A entrare in gioco è il funzionario Felice D’Agostino. In una conversazione di febbraio 2019, Ferrante e Tavilla parlano di affari: «Io gli ho detto (con riferimento a D’Agostino, ndr) “dammi qualche tre-quattro lavori alla volta”» ma «non deve risultare nessun costo: lui va, li scambia, ce li dà liquidi e ciao ciao». Prima dei saluti, però, il patto prevedeva che D’Agostino avrebbe intascato una tangente di duemila euro per ogni appalto aggiudicato.
«Dai, così vieni e ti prendi questi cazzi di soldi». È Tavilla, in tono piuttosto confidenziale a rivolgersi a Giorgio Muscolino. L’ex assessore comunale di Messina che all’epoca aveva avuto l’incarico di amministratore del complesso popolare Sottomontagna. È sulla sistemazione di un parcheggio che si indirizza l’interesse degli imprenditori. A marzo 2019 Fiorentino riferisce a Ferrante di avere incontrato «quell’amico mio, Giorgio Muscolino, l’assessore, e mi ha detto che si incontrerà con uno per il discorso dei lavori pubblici». Pochi giorni dopo, l’assessore comincia a discutere con Tavilla delle modalità per redigere un preventivo per la realizzazione di 36 parcheggi. I lavori vengono aggiudicati con affidamento diretto e la somma dell’appalto (2.400 euro) viene divisa: all’imprenditore che ha eseguito i lavori vanno 850 euro; a Muscolino sono destinati 400 euro; alla coppia Tavilla-Fiorentino rimangono 1.050 euro. La donna puntualizza: «Senti amore, io te lo dico: vedi che ce li dobbiamo dividere… non è che te li prendi tutti tu?».
Un altro tipo di amore è quello che sarebbe sbocciato tra l’imprenditore Giuseppe Micali e l’ingegnere Giancarlo Teresi, capo del Genio civile di Trapani e dirigente responsabile nei cantieri della Regione Siciliana per i lavori di dragaggio del porto di Mazara del Vallo su cui si è posato l’interesse di Micali. «Io e l’ingegnere Teresi, tramite un mio amico, ci siamo innamorati… e aspettiamo solo di andare a letto». Tra i due, fuori dai luoghi istituzionali e prima dell’aggiudicazione dell’appalto, avviene un incontro che negli inquirenti «desta rilevanti perplessità». Quei lavori banditi dalla Regione vengono aggiudicati, con gara pubblica, alla Ecol 2000 Srl di Micali per 836.056,14 euro. Il direttore dei lavori è Teresi.
Tra i due il rapporto sembra essere consolidato, ma non certo d’amore. Infatti, l’imprenditore sa che dovrà fargli «qualche pensierino». L’imprenditore si offre per pagare un’Alfa Romeo d’epoca a Teresi che è intenzionato a comprarla. Lui rifiuta, ma solo la prima volta. «Quattro, cinque, sei, sette, cento. Ok?». Micali conta i contanti (oltre 2.700 euro), Teresi ringrazia. Lo stesso farà poi per pranzi, cene e notti in albergo. La Ecol 2000 è la stessa società che si aggiudica, con affidamento diretto e in somma urgenza (per oltre 39mila euro), i lavori di manutenzione straordinaria del mercato di Sant’Orsola a Messina. In questo caso, a fare da tramite sarebbe stato l’ingegnere Giuseppe Frigione, funzionario del Comune di Messina. «Quanto ti prendi tu? Che ti posso dare 500-1000 euro?», chiede Micali ad affare fatto. «Quello che è», risponde Frigione.
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