«Se avesse avuto la possibilità di seguire la terapia, adesso forse sarebbe ancora vivo». E, invece, il 29enne originario del Ghana Seth Dekyi che, per anni, ha vissuto a Palazzolo Acreide (in provincia di Siracusa), è morto mentre era ricoverato all’ospedale di Noto. «Adesso, almeno – dice a MeridioNews Lidia Rizzarelli, la mediatrice culturale che lo ha seguito fin dal suo arrivo in Italia – vogliamo sapere quali siano state le cause della sua morte». Il giovane, aveva una malformazione congenita al cuore e un pacemaker che, da circa tre anni, dava problemi evidenti anche con segnali acustici di malfunzionamento. «La documentazione medica non siamo mai riusciti ad averla – denuncia l’avvocata Giulia Licitra – L’ultima in nostro possesso è una ecografia al cuore che risale al 2014 a cui è allegato anche un piano terapeutico». Problemi sanitari che si intrecciano a quelli per le pratiche per il permesso di soggiorno dopo la perdita del diritto alla protezione umanitaria.
È il giugno del 2011 quando Seth sbarca a Pozzallo, nel Ragusano. Subito fa richiesta di protezione internazionale e viene ospitato in una comunità per richiedenti asilo. Nell’aprile del 2012 gli viene negata dalla commissione territoriale di Siracusa. A novembre dello stesso anno, il giovane chiede alla questura aretusea di riaprire il procedimento per avere riconosciuto lo status di rifugiato. Così gli viene rilasciato il permesso di soggiorno per gravi motivi umanitari perché, pur essendo originario del Ghana, arriva dalla Libia dove per molto tempo aveva vissuto e lavorato. Il giovane rimane titolare del permesso di soggiorno per un anno. Poi, solo quasi cinque anni dopo viene aperta una nuova pratica per il rilascio del documento che resta però in sospeso perché nel marzo del 2018 il ragazzo viene arrestato dai carabinieri di Noto per lesioni personali, minaccia e maltrattamenti in famiglia. In particolare, nei confronti della compagna, una donna nigeriana più grande di lui di 17 anni.
Per Dekyi arriva prima il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla compagna e poi la condanna a due anni di reclusione con sospensione condizionale della pena. La vicenda si conclude con un patteggiamento. Stando a quanto ricostruito, «durante una lite – ricostruisce Licitra – Seth ha tirato un suppellettile, una statuetta, e sfortunatamente ha colpito in testa la compagna». Dopo questo episodio, viene definito un «soggetto socialmente pericoloso», la commissione territoriale dà parere contrario al rinnovo del permesso di soggiorno e, quello stesso giorno, viene emesso il decreto di espulsione. «A Palazzolo lo conoscevamo in molti e nessuno lo avrebbe mai descritto così – dice l’avvocata – È stato un episodio isolato che ha pagato con la vita. La compagna che ha firmato la denuncia, senza conoscere l’italiano e in assenza di un mediatore – fa notare la legale – già l’indomani avrebbe voluto ritirarla».
A pesare sulla valutazione del permesso di soggiorno avrebbero potuto essere le sue condizioni di salute. Ma l’ultima documentazione medica risale al 2015. «Si presume che negli anni seguenti, e fino a oggi, abbia goduto di buona salute, non essendo ricorso a ulteriori documentate cure mediche. Pertanto – si legge nel documento di espulsione – si ritiene che possa proseguire le cure necessarie al suo status di cardiopatico anche nel Paese d’origine». E a nulla serve anche il ricorso presentato dall’avvocata nell’aprile del 2019 nel quale si fa presente che Seth «è gravemente malato, è un soggetto iperteso con gravi problemi al cuore ed è portatore di pacemaker. Dall’ultima visita medica all’ospedale Umberto I di Siracusa, si è riscontrato un malfunzionamento del pacemaker con necessità di continua terapia che, a tutt’oggi, è impossibilitato a seguire».
Anche perché, senza permesso di soggiorno Seth, perde anche il lavoro nel catering di un noto ristorante. La risposta dell’area Immigrazione della prefettura di Siracusa non si fa attendere: «Restano esclusi (dall’area degli obblighi costituzionali nel campo della salute, ndr) quei trattamenti di mantenimento e di controllo che, se pure necessari per assicurare una speranza di vita per il paziente, fuoriescono dall’intervento sanitario indifferibile e urgente». Quello che oggi si chiede la legale è: «Come mai il cardiologo che lo aveva in cura non ha mai rilasciato un Stp?», ovvero un codice di Straniero temporaneamente presente. Uno strumento che permette l’applicazione del diritto all’assistenza sanitaria anche ai cittadini extraeuropei irregolarmente presenti sul territorio.
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