La storia di chi vive in una casa con vista su discarica abusiva «La puzza è il disagio minore». Assessore: «Accetto proposte»

«Una vita di fronte a una discarica abusiva». È il titolo di un lungo post pubblicato su Facebook da Nadia Arancio, giovane attivista catanese che da un anno ha comprato una casa nel centro storico di Catania e vive nella zona tra piazza Duomo e il Castello Ursino. «Da queste parti, anziché essere distribuiti singolarmente o a coppie nelle varie strade, i cassonetti sono accumulati in gruppi di cinque o sei». In questo modo, intere parti di vie diventano «una vera e propria discarica a cielo aperto. Paradossalmente – spiega la giovane – la puzza nauseante della spazzatura che marcisce col tepore estivo è il disagio minore di questo agglomerato di cassonetti di fronte al mio portone e sotto alle mie finestre». 

I disagi del quartiere legati alla gestione della munnizza (dove non è stato ancora introdotto il sistema della raccolta porta a porta) sono soprattutto altri: «Ci sono scarichi abusivi di materiale di ogni genere – lamenta Arancio – da vecchi mobili che invadono strada e marciapiede a materiali edili, tossici e non.
C’è la processione di disperati, decine e decine, che ogni giorno, ma soprattutto durante la notte, rovistano nei cassonetti tirando fuori di tutto per vedere cosa c’è sotto». Un problema non solo per la spazzatura che poi viene lasciata lungo la strada ma anche «per il rumore che queste azioni notturne causano.
C’è il camioncino che raccoglie i rifiuti – continua – che in queste zone ha dimensioni ridotte e che, quindi, deve fare più passaggi, generalmente dalle 5 del mattino in poi, per svuotare l’incredibile quantità di spazzatura raccolta dentro e fuori i cassonetti». 

La sistemazione di agglomerati di cassonetti in un unico punto crea anche un altro fenomeno che, alla lunga, diventa intollerabile per i residenti vista discarica. «C’è il via vai di macchine degli abitanti delle vie limitrofe che, non avendo altri cassonetti in cui disfarsi della spazzatura, vengono fin qui, spesso in auto, sovente lanciando i sacchetti dalla macchina stessa, di rado centrando l’obiettivo, contribuendo così al disgustoso scempio». Una situazione che attira «una quantità abominevole di ratti che, nonostante la presenza di gatti di quartiere, invade le strade e le case». 

E poi c’è la questione degli incendi dei cassonetti. «Questo inverno – racconta ancora Arancio – ci siamo svegliati una notte sentendo rumore di fiamme e un terribile odore di plastica bruciata. Questa nube tossica ha invaso le abitazioni per ore. Mia figlia aveva solo quattro mesi». Una realtà che, più volte, l’attivista ha provato a illustrare e a portare all’attenzione delle istituzioni locali. «A marzo ho provato a parlare con i consiglieri di quartiere, uno di loro mi suggerì di individuare (io?) un luogo in cui spostare i cassonetti. Un altro, che tra l’altro sosteneva di lavorare per la Dusty (la società che si occupa della gestione dei rifiuti nel capoluogo etneo), mi disse che a giugno sarebbe subentrata anche a San Cristoforo la raccolta differenziata». 

Cosa questa che avrebbe potuto portare alla risoluzione del problema. «Siamo quasi a settembre e della differenziata non c’è neanche l’ombra. Ho ratti che visitano puntualmente la mia terrazza, è deprimente uscire o rincasare passando di fronte a quello scempio, continuo ad avere il sonno disturbato dal via vai notturno causato dai cassonetti e spero, ogni giorno, che i muratori che scaricano abusivamente non si permettano di lasciare di fronte alla mia porta detriti di eternit». Tirato in ballo da un’altra cittadina catanese, tra i commenti al post pubblicato sui social è intervenuto anche l’assessore all’Ambiente Fabio Cantarella. «Sono sempre disponibile – scrive il componente leghista della giunta – Ricordate che per introdurre la raccolta porta a porta dove manca occorre aggiudicare il nuovo appalto che lo prevede in tutta la città. Speriamo entro fine anno. In questo momento, lì l’unica soluzione è trovare altri siti vicini e dividere i cassonetti. Se avete suggerimenti – conclude Cantarella – per proposte migliori, ci sono».

Marta Silvestre

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