La storia del matrimonio sospeso per il coronavirus «In bilico fino al 3 aprile, nessuna risposta agli inviti»

«Mi sento appesa a un sottile filo di speranza». Fa fatica Giovanna a ripercorrere la sua storia e con difficoltà riesce a trovare il nome da dare alle emozioni che sta provando in questi giorni. «Quando sono arrivate le misure restrittive dovute a questo nuovo coronavirus, mancava poco più di un mese a quello che avrebbe dovuto essere uno dei giorni più belli della mia vita». 

La data del matrimonio era già stata fissata, all’inizio del 2019, per il 18 aprile. «Abbiamo consegnato tutte le partecipazioni alla fine di febbraio ma non abbiamo ancora ricevuto risposta da nessuno degli invitati». L’emergenza sanitaria e le direttive del decreto per contenere il contagio del Covid-19 hanno cambiato le vite di molte persone, anche quelle di Giovanna e del suo promesso sposo Salvatore. «Mai avrei pensato di vivere così gli ultimi giorni prima delle mie nozze», racconta la giovane a MeridioNews

Originaria di un paesino della provincia di Siracusa lei e catanese lui, sono fidanzati da più di dieci anni. «Ci siamo messi insieme nell’estate del 2009 – ricorda Giovanna – Quando lui ha trovato una stabilità lavorativa, alla fine del 2018, abbiamo deciso di sposarci. Sulla data eravamo indecisi, così l’abbiamo estratta a sorte». 

Chiesa, abiti, partecipazioni, bomboniere, addobbi, sala per il ricevimento; tutti i preparativi iniziano già all’inizio del 2019 e mettono insieme i sogni e i sacrifici di una vita. «In primavera abbiamo ristrutturato casa e, il giorno del nostro decimo anniversario di fidanzamento, lui mi ha fatto la proposta. Da buon devoto della Santuzza ha scelto come luogo per questo momento importante il sagrato del duomo di Sant’Agata, in piazza Duomo a Catania». 

Partecipazioni inviate, chiesa e locale per il ricevimento bloccati, abiti comprati, acconti per tutto il resto già pagati. «Fino al prossimo 3 aprile (giorno fino al quale è in vigore l’attuale decreto, ndr) siamo in bilico. Ho passato i primi giorni della scorsa settimana nello sgomento più totale – ammette Giovanna – tra rabbia e delusione. Adesso provo ad alimentare la speranza che qualcosa si sblocchi e che, piano piano, si torni alla normalità. Non abbiamo ancora deciso se sposarci comunque il 18 aprile (al netto di particolari decisioni di diocesi e parrocchie, il rito del matrimonio può essere celebrato fuori dalla messa e alla presenza degli sposi, dei testimoni e dei familiari più stessi; per i matrimoni civili è ogni Comune a decidere come comportarsi, ndr) oppure rimandare». 

Un’attesa piena di ansie alle quali si aggiunge anche la difficoltà della distanza. «So che non parliamo di chissà quanti chilometri, però – sottolinea la futura sposa – abitiamo in due Comuni diversi e, per rispettare le misure del decreto, non ci vediamo da giorni. Questo peggiora la situazione e ci fa vivere ancora peggio questo momento».

Marta Silvestre

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