La soppressione del Tar torna in consiglio Polemica contro la giunta prima del voto

«Avevamo già deliberato la nostra contrarietà alla chiusura del Tar di Catania, e quel provvedimento era sufficiente. Si abbassa così il livello del senato della città, è un atteggiamento denigratorio, perché la giunta ha tanti strumenti per intervenire». Sono toni polemici quelli di Manlio Messina, capogruppo di Area centro destra, ma che annuncia nella riunione odierna del consiglio comunale un voto favorevole sulla delibera proposta dalla giunta contro la soppressione del Tar. «L’atto di oggi ha la stessa valenza dell’ordine del giorno con primo firmatario il consigliere Agatino Lanzafame», afferma Messina, riferendosi a un documento votato all’unanimità dall’assemblea cittadina il 17 giugno, e proposto proprio dal giovane rappresentante del gruppo Con Bianco per Catania. «Non mi esprimo sugli aspetti formali, ma ringrazio l’aula innanzitutto, che fa il suo lavoro nel miglior modo possibile. E ringrazio l’amministrazione e il sindaco Enzo Bianco per aver portato avanti il tema», afferma Lanzafame.

La polemica, all’apparenza sterile, centra uno dei problemi principali del rapporto tra l’amministrazione di Bianco e il senato cittadino, espresso nelle precedenti sedute più volte dalle opposizioni: l’assemblea cittadina, quasi sempre in emergenza per la mancanza del numero legale, è da considerarsi solo un luogo dove ratificare le decisioni di giunta? Sul tema del Tar, già con il voto della mozione di tre settimane fa contro la chiusura delle sedi periferiche dei Tribunali amministrativi regionali, il consiglio aveva del resto anticipato il rilievo che la notizia avrebbe poi preso a livello nazionale, giorni prima che la decisione del governo di Matteo Renzi diventasse, il 24 giugno,  il Decreto legge n. 90 inserito in Gazzetta ufficiale. Da quel momento, nel dibattito pubblico, è iniziata una vera e propria gara tra le autorità politiche e istituzionali locali in supporto del mantenimento dell’importante ufficio periferico. «Ha più sezioni e più utenti della sede centrale di Palermo», ha affermato il presidente Salvo Veneziano in un incontro pubblico tenuto proprio nella sede catanese di via Milano del Tar. Una visione che ha ricevuto il pieno appoggio anche del primo cittadino.

«La delibera serve a dare più forza all’attività istituzionale del sindaco, pur riportando quanto già espresso dal consiglio nella mozione già votata», sottolinea Agatino Lombardo di Articolo 4. «Va dato merito ad Agatino Lanzafame di aver proposto la vicenda in tempo, prima di molti esponenti politici regionali. Ma mi suona un po’ strano che la giunta ora ci chieda di deliberare impegnando l’amministrazione di occuparsi del tema», aggiunge Sebastiano Arcidiacono, anche lui di Articolo 4. Il primo cittadino, proprio domani, andrà a riferire alla commissione Affari e Giustizia della Camera sulla vicenda.

«La nuova delibera, richiesta al consiglio direttamente dall’amministrazione, serve per rafforzare il messaggio di forte censura all’atto normativo che ha equiparato situazioni molto diverse per un presunto risparmio di spese», ha spiegato l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando, in rappresentanza dell’amministrazione. Che aggiunge: «Ringrazio anche io il consigliere Lanzafame per l’attività da lui svolta, ma dispiace che si sia colto un aspetto collaterale della vicenda, che non condivido: la delibera è un atto del consiglio, il più alto atto formale della città, quindi è un atto di rispetto verso l’assemblea cittadina, con richiamo ai consiglieri che vi hanno partecipato. Serve solo a dare forza a una istanza che viene dal territorio». La nuova delibera, nonostante le polemiche, viene comunque approvata all’unanimità dai presenti, con 30 voti favorevoli su 30 presenti. «Ci sarà sempre solidarietà dal punto di vista istituzionale», spiega Sebastiano Anastasi di Grande Catania, «anche se avevamo votato con somma urgenza un odg quasi speculare. Quindi mi sembra strano che oggi io debba votare una delibera proposta dalla giunta impegnando il sindaco Bianco auspicando l’intervento del Consiglio dei ministri e del Presidente della Repubblica», conclude il consigliere.

Leandro Perrotta

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