L’articolo di Francesco Merlo pubblicato qualche giorno fa su Repubblica in
cui si proponeva l’abolizione dello Statuto siciliano continua a fare discutere. Merlo, come tanti siciliani, a nostro parere, è probabile che non abbia mai letto per intero lo Statuto, da qui, possibilmente, le sue parole.
Sorvoliamo sulla coincidenza della pubblicazione di questo articolo. Apparso poco prima dell’annuncio ufficiale della svolta centralista del governo Monti. Che, a dispetto del federalismo, ha fatto sapere che vuole riportare competenze regionali strategiche, in materie sensibili (come l’Energia e le Infrastrutture) sotto il controllo ‘serio’ dello Stato. Come se lo Stato, nella storia repubblicana, non avesse già dato abbondanti prove di inefficienza, ruberie, mafia e incapacità di concepire la politica come un servizio ai cittadini. Come se la Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, non avesse già dimostrato, con una molteplicità di analisi economiche, che se il Sud è ancora sottosviluppato è perché Roma non ha lavorato bene. E analisi simili parlano del Nord. Il bravo collega Merlo, questa volta l’ha sparata grossa. Proponendo di affidare la pecore al lupo.
In ogni caso, sulla questione oggi interviene una candidata regionale dell’Idv. E la cosa non può che sorprendere positivamente. La sinistra siciliana, almeno quella tradizionale, sembra, infatti, avere dimenticato, che la battaglia per l’Autonomia (o addirittura quella Separatista) non sono dominio del centrodestra. Si tratta di una battaglia assolutamente trasversale. E, che se Raffaele Lombardo ha creato un partito il cui nome contiene la parola “Autonomia”, non vuol dire che se c’è qualcosa da buttare, bisogna buttare l’acqua sporca con il bambino.
Da Antonio Varvaro ad Antonio Canepa, tanto per citare due nomi del separatismo siciliano, collocabili nelle’area della sinistra. Ma non solo. Lo stesso Antonio Gramsci, grande esperto di questione meridionale, mostrò rispetto e grande considerazione per la questione siciliana e i moti separatisti.
Stupisce quindi che la sinistra siciliana non abbia mai voluto sventolare apertamente la bandiera siciliana. Ma forse, qualcosa sta cambiando. Grazie ad una consapevolezza accresciuta nei siciliani riguardo alla loro storia. Grazie al governo Monti, espressione dei poteri forti europei, che sta davvero esagerando. Con la complicità dei partiti che lo appoggiano (Pdl, Pd, Udc) che, a quanto pare, hanno concordato l’attacco alle regioni il cui iter si dovrebbe concludere nella prossima, non lontana, legislatura.
Così oggi, registriamo una presa di posizione decisa in difesa dello Statuto, che arriva dall’Idv, per bocca della candidata all’Ars, Sonia Spallitta (nella foto):
Leditoriale di Francesco Merlo uscito qualche giorno fa sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica ha posto laccento sullopportunità o meno di mantenere lautonomia regionale siciliana. Merlo fa unanalisi giustamente impietosa di quello che è stato il sistema politico affaristico mafioso che ha governato fino ad oggi la nostra regione arrivando a delle conclusioni, a mio avviso, non del tutto condivisibili.
Penso che la causa di ogni male non sia addebitabile allo Statuto in sé piuttosto a quella che è stata, ad oggi, la sua distorta e limitata attuazione; né tanto meno ritengo che, eliminandolo, si possa finalmente dare una svolta allatavica rassegnazione dei siciliani ad una politica e a una burocrazia improduttiva.
I siciliani hanno subito la prepotenza dei governi regionali che si sono succeduti luno dopo laltro, costretti ad accettare che le risorse provenienti dai governi nazionali venissero utilizzate al fine di creare un consenso malato ed incancrenito .
Credo che lAutonomia possa essere ancora uno strumento utile attraverso il quale perseguire lo sviluppo sano delle risorse del nostro territorio – prosegue la candidata dellIDV e vada preservato, attuandolo concretamente nelle materie in cui la Regione Sicilia ha competenza legislativa autonoma per ottenere un rilancio delleconomia e delloccupazione.
Noi siciliani conclude Sonia Spallitta – , dobbiamo prendere coscienza del fatto che siamo cittadini titolari di diritti, e non sudditi, e che abbiamo uno strumento che, se utilizzato in modo virtuoso, può essere il volano per lo sviluppo sociale culturale e economico della regione; dobbiamo imparare a esercitare bene il nostro diritto di voto, penalizzando chi ha utilizzato la Regione come un feudo personale a cui attingere in modo smodato per mantenere una clientela parassitaria al soldo del vicerè di turno.
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