Sembra attecchire anche a Catania l’idea della nascita di una lista dei centri sociali capace di concorrere alle prossime elezioni politiche. Domenica prossima, al centro Midulla nel quartiere San Cristoforo, il nucleo di attivisti etnei affascinato dalla «sfida» proverà a tirare le somme sulla prima fase di confronti e ragionamenti già partita sull’onda di un appello arrivato da Napoli. Quello del centro sociale Je so’ pazzo attivo da due anni, nel quartiere Materdei, al’interno di un ex ospedale psichiatrico occupato dai militanti della galassia radicale partenopea. La suggestione che pare stia riuscendo ad aggregare numerose realtà fra centri, associazioni e movimenti protagonisti della sinistra fuori dai partiti, viaggia attraverso l’hashtag#PoterealPopolo. Formula che tornerà buona forse anche per dare un nome alla «lista popolare» destinata, una volta venuta alla luce, a fare la concorrenza alle altre sinistre che si stanno riorganizzando alla sinistra del Partito democratico.
Si va dal futuro partito che riunirà Mdp, Sinistra italiana e Possibile di Civati, a formazioni come Rifondazione comunista, il Partito comunista di Marco Rizzo, l’Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza di Tomaso Montanari e Anna Falcone, fino al Partito comunista del lavoratori di Marco Ferrando ed altre realtà minori. La sinistra catanese sembra stare in scia alle dinamiche romane senza particolari scossoni: il grosso delle realtà che alle Regionali componevano la lista Cento passi di Claudio Fava sta confluendo nel progetto di Bersani e D’Alema, con le defezioni dei comunisti e, ultima in ordine di arrivo, dell’ex sindaco di Palagonia e candidato alle regionali Valerio Marletta. Adesso anche i centri sociali cittadini provano a seguire l’input della prospettiva nazionale.
Ma perché creare un nuovo contenitore da collocare in un’area politica già di per sé così frammentata? Lo spiega a MeridioNews Damiano Cucè, militante catanese della Comunità resistente Piazzetta, gruppo che si riunisce in piazza Santa Maria di Gesù. «Partiamo dal fatto che le istanze e le lotte che tante persone conducono sui territori non vengono rappresentate da nessuno – dice l’attivista – mentre invece crediamo che tante realtà di base, comitati, associazioni, lavoratori e giovani debbano avere lo spazio politico che meritano nelle istituzioni».
La novità prima parte proprio dalla proposta irradiatasi dalle falde del Vesuvio. «Non era mai accaduto che un centro sociale lanciasse un messaggio di questo tipo – prosegue Cucè – e ciò accade perché siamo stanchi di essere totalmente isolati, di non essere ascoltati». Per uscire da questa marginalità la sinistra movimentista guarda con interesse alla futura campagna elettorale. «Vogliamo che i prossimi mesi servano per dare visibilità a realtà oscurate e alle nostre idee su temi come occupazione, diritto alla casa e allo studio, non puntiamo alle poltrone – aggiunge il militante della Piazzetta – con un’azione che parte realmente dal basso, dalla gente dimenticata, senza leader calati dall’alto».
Perché non parlare con gli altri pezzi di sinistra, partendo proprio da quanto si muove a Catania? «Non è quella la nostra idea di politica, fatta di personaggi riciclati che sono in politica da anni – chiosa Cucè – non ci interessano sinistre di partito che non si vedono mai, fatte di qualche segreteria e nulla più. Qualche persona di valore c’è anche in quelle realtà, ma non basta». La galassia dei centri sociali potrebbe guardare con interesse anche alle prossime Amministrative catanesi? «Non se n’è ancora discusso – risponde l’attivista – ma se la lista popolare dovesse realmente vedere la luce, sarà naturale pensare anche a quelle elezioni».
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