La Sigenco di Santo Campione dai fasti alla crisi Tra grandi opere, fatalità e un fallimento

Quando, nel 2005, l’Uniter si aggiudica l’appalto per le due tratte della metropolitana catanese, Stesicoro-Giovanni XXIII e Borgo-Nesima, nessuno potrebbe pronosticare l’attuale piega presa dagli eventi. Il consorzio a trazione catanese, costituito proprio un anno prima, nell’aprile del 2004, dalla Sigenco di Santo Campione, per tutti a Catania l’avvocato, e dalla Tecnis di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, insieme ad altre aziende con quote minori, rappresenta quanto di meglio la Sicilia imprenditoriale riesce ad offrire, in quel momento. L’incontro di tre esperienze diverse: quella di Concetto Bosco, da Acireale, titolare di un’azienda che da anni opera nel settore delle ristrutturazioni; Mimmo Costanzo, presidente dei giovani di Confindustria Catania ed assessore della seconda giunta Bianco, nel ’93, proveniente da una famiglia attiva nel settore delle forniture energetiche con la Siciliana Carbolio, per poi introdursi nel mondo delle costruzioni con un solido bagaglio di relazioni; e poi, Santo Campione. Negli anni ’80 e ’90, in qualità di uomo di fiducia del cavaliere del Lavoro Mario Rendo, per conto della Cogei gira in lungo e in largo l’Italia, maturando un formidabile know-how in materia di gare d’appalto e di procedure per l’assegnazione dei medesimi, diventando interlocutore delle principali aziende che operano a livello nazionale, dalla Vianini alla Ferrari, dalla Lodigiani alla Cmc.

Quando nel 1998 la Cogei viene venduta ad un gruppo spagnolo l’avvocato Campione, appena cinquantenne, decide che non sarebbe giusto disperdere il suo bagaglio di esperienza e conoscenze. Fonda la Sigenco, recuperando una parte della maestranze della Cogei e delle altre imprese appartenute agli altri cavalieri del Lavoro, e comincia una frenetica scalata nella classifica delle imprese di costruzioni più importanti d’Italia. Tra i lavori realizzati o aggiudicati: l’aeroporto di Lampedusa, un lotto dellaGela-Santo Stefano di Camastra, conosciuta come Nord-Sud, l’ospedale di Mazara, la scuola di polizia di Palermo, la centrale sicula dell’Anas, il parcheggio sotterraneo dell’ospedale San Martino a Genova, alcuni lotti importanti della Salerno-Reggio (sia in unione temporanea con altre imprese che come singola azienda), l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta e la Torre Biologica di via Santa Sofia a Catania, che ospiterà strutture delle facoltà di Medicina, Farmacia e Scienze.

Il salto di qualità definitivo arrivò proprio con la costituzione del consorzio Uniter: la legge Merloni del 1994 attribuisce al consorzio stabile d’impresa dei vantaggi rispetto all’imprenditore comune come, ad esempio, quello di poter individuare all’interno del consorzio l’esecutore dell’opera – per l’amministrazione pubblica controparte rimane sempre il consorzio – e quello altrettanto importante per cui, ai fini della partecipazione alle gare d’appalto, il fatturato di riferimento è quello complessivo delle aziende aderenti: in sostanza, la possibilità di partecipare a tutte le gare d’appalto, senza limiti. Nasce così una delle realtà più consolidate – a livello nazionale, considerando le imprese anche singolarmente – nel campo della progettazione e della costruzione di grandi infrastrutture. Proprio come la metropolitana catanese, un’opera che, nelle intenzioni, deve rivoluzionare il sistema della mobilità urbana in una città congestionata dal traffico. I lavori vengono aggiudicati nel 2005, il progetto esecutivo viene approvato dalla commissione interministeriale composta da ben 19 esperti e dall’allora ministro Alessandro Bianchi il 7 dicembre 2006, mentre la firma del contratto – il commissario Fce del tempo è l’ingegnere Mario Spampinato – è del 31 luglio 2007.

I lavori, in realtà, cominciano solo nel 2008, perché trattandosi di due cantieri imponenti l’attività di allestimento e messa in sicurezza degli stessi richiede mesi. Nel frattempo alla Fce arriva come commissario Gaetano Tafuri (vicinissimo al presidente della regione, Raffaele Lombardo), con cui nel tempo l’avvocato Campione entrerà in rotta di collisione. Il primo intoppo arriva nel giugno del 2008: all’altezza di San Nullo crolla un tratto di via Bolano, nella direzione Misterbianco-Catania. Una vera e propria voragine in corrispondenza del punto in cui si sta scavando la galleria della tratta Borgo-Nesima. «Il crollo – si difende Campione – è stato creato da una conduttura che durante pregressi lavori era stata otturata con tavole di legno. Il grande flusso d’acqua ha eroso il terreno con le conseguenze che tutti conosciamo». Al processo, nel luglio 2012, l‘ing. Salvatore Fiore, all’epoca dei fatti direttore dei lavori per la Ferrovia Circumetnea e l’ingegnere Antonino Milazzotto, responsabile tecnico della Sigenco,verranno condannati in primo grado ad un anno per omissioni nonostante il pubblico ministero, forte di una perizia tecnica che escludeva responsabilità dei due professionisti, avesse chiesto l’assoluzione. Altri problemi arrivano dalle disomogeneità presentate dai terreni interessati andando verso Cibali, in corrispondenza della prevista fermata di via Milo, composti da argilla e pietra lavica: sarà necessaria una variante al progetto che comporterà, nell’aprile del 2009, una sospensione dei lavori nella zona interessata per lungo tempo: riprenderanno solo nel marzo del 2011. Meno difficoltà presenta la tratta Stesicoro-Giovanni XXIII. L’unica problema vero arriva dal cosiddetto nodo Fastweb, riguardante però un lotto – quello Galatea-Giovanni XXIII – assegnato alla Collini: all’altezza dell’immobile di proprietà dell’azienda di telecomunicazioni in viale Africa, i lavori di ristrutturazione eseguiti determinano il blocco dello scavo della galleria, per evitare di compromettere la stabilità dell’edificio.

Insomma: i lavori procedono, la Fce paga gli stati di avanzamento dei lavori, nonostante la farraginosità delle procedure che spesso allunga i tempi. Si arriva così al 2012, quando c’è il primo colpo di scena: l’8 novembre Live Sicilia pubblica la notizia dell’indagine, da parte della procura della Repubblica di Catania, per cemento depotenziato, truffa e corruzione. Altro capo d’indagine riguarda il concorso in frode nelle pubbliche forniture.«Nessuna qualità inferiore – si difende Campione – tutto il contrario: l’impresa ha utilizzato cemento a più elevata resistenza rispetto a quello previsto. Da quattro anni abbiamo monitorato costantemente tutte le gallerie e nonostante i diversi sciami sismici che hanno colpito il nostro territorio, le gallerie non si sono mosse neanche di un millimetro». Saranno dieci i rinviati a giudizio.

E’ il preannuncio della tempesta che sta per scatenarsi. Il 2012 è l’annus horribilis della crisi economica, nel nostro Paese. I pagamenti nella pubblica amministrazione tardano, le imprese che lavorano con gli appalti pubblici sono esposte per decine se non per centinaia di milioni di euro, le banche chiedono di rientrare dai fidi e dalle esposizioni: una miscela letale. La tratta Stesicoro-Giovanni XXIII dovrebbe essere consegnata entro i primi mesi dell’anno successivoma all’inizio di dicembre i cantieri si fermano: la Sigenco non ha liquidità ed è costretta a chiedere il concordato preventivo al tribunale, mentre i lavoratori vengono messi in cassa integrazione ordinaria. A questo punto le strade dell’azienda e della metropolitana si dividono: il 3 maggio 2013 dopo la riunione in Prefettura viene ufficializzata la revoca dell’affidamento dei lavori, nonché l’affidamento dell’esecuzione degli stessi, da parte dei liquidatori del consorzio Uniter, alla società Tecnis, appartenente al medesimo consorzio, che dovrebbe riavviare i cantieri entro e non oltre il 16 maggio. Il 22 maggio la Sigenco viene ammessa al concordato preventivo con il pagamento dei debiti ai creditori al 70 per cento.

Ma esattamente sei mesi dopo, il 22 novembre, il colpo di scena: l’azienda viene dichiarata fallita. I crediti derivanti da cause in corso, ritenuti esigibili da Campione, non sono stati riconosciuti come tali. Sembra tutto finito: l’azienda Ricciardello di Brolo subentra negli appalti aggiudicati alla Sigenco – tranne la Metropolitana – per quasi cinque milioni di euro, subito incamerati dal tribunale.

A maggio 2014 l’ennesimo coup de théâtre: viene revocato il fallimento dell’azienda. Torna in pista la proposta di concordato preventivo, non più al 70 al ma al 50 per cento. Nel frattempo, siamo all’estate appena trascorsa, i cantieri riprendono a lavorare: per consegnare la tratta Stesicoro-Giovanni XXIII, praticamente pronta, si aspetta solo che, con la variante, vengano scavati i cinquantuno metri di galleria del nodo Fastweb; per quella Borgo-Nesima la consegna è stimata nel 2016. Fino ieri mattina sembrava il decorso conclusivo di un’opera dalla gestazione tormentata. Poi il sequestro dei beni ai Campione. In attesa del prossimo colpo di scena.  

Luigi Pulvirenti

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