Il 10 settembre di 67 anni fa (10 Settembre del 1945), il leader degli Indipendentisti siciliani, Andrea Finocchiaro Aprile, e gli altri componenti del Comitato Nazionale del Movimento per lIndipendenza della Sicilia rivolsero un appello alla Conferenza dei Ministri degli Esteri delle Cinque grandi potenze, allora in corso di svolgimento a Londra. Gli indipendentisti siciliani illustrarono alle cinqie grandi potenze il progetto “del popolo siciliano che, a stragrande maggioranza, voleva lIndipendenza della Sicilia e per questa combatteva anche con le armi in pugno”.
Dopo quellappello, comè noto, Finocchiaro Aprile, Antonino Varvaro e Francesco Resticcia vennero arrestati e poi deportati e imprigionati nell’isola di Ponza. Con l’arresto dei leader dell’Indipendentismo siciliano e con la successiva strage di Portella delle Ginestre nasceva la ‘Democrazia’ italiana.
Riteniamo importante ricordare questa data e quest’appello nel momento in cui siamo finiti a far parte di un’Unione Europea sempre meno democratica (non ci sono elezioni democratiche per eleggere l’esecutivo e i trattati vengono imposti al nostro Paese senza che i cittadini abbiano la possibilità di pronunciarsi: fatti, questi, tipici di regimi fascisti e non democratici, nella logica del ‘Nuovo ordine mondiale’ dove a comandare sono i pochi) e sempre più legata a massonerie finanziarie che nulla hanno a che vedere con gli interessi della gente comune.
Un’Europa, ricordiamolo, che ha provato anche a negare le radici cristiane. (a destra, foto tratta da nnotazionidipensieri.blog.tiscali.it)
In questa fase storica la Sicilia si trova doppiamente penalizzata. Facciamo parte di uno Stato – quello italiano – che cede quote sempre più consistenti di sovranità popolare a un’istituzione – l’Unione Europea – non esattamente democratica (per non parlare della sovranità monetaria ceduta senza la celebrazione di un referendum popolare, in perfetto stile mussoliniano). E ci ritroviamo con un’Autonomia compromessa da uno Stato centrale che, ancora oggi, nega l’applicazione di parti importanti del nostro Statuto autonomistico e da una classe politica che, in larga parte, risponde ancora a logiche romane.
La stessa campagna elettorale per le prossime elezioni regionali sconta la presenza di logiche che nulla hanno a che vedere con gli interessi reali della Sicilia. Due tra i più importanti candidati alla presidenza della Regione siciliana rappresentano la perfetta negazione dell’autonomia siciliana. Si tratta di Nello Musumeci e Rosario Crocetta.
Il primo -Musumeci – è un candidato che serve a Berlusconi, non abbiamo capito ancora se per la sua ennesima discesa in campo o per sbarazzarsi definitivamente di Angelino Alfano e degli ex democristiani del suo Partito.
La seconda candidatura – quella di Crocetta – è il frutto di un accordo nazionale tra Pd e Udc, non abbiamo ancora capito se per riproporre il secondo Governo Monti o per un Governo Bersani con Casini alla Presidenza della Repubblica.
Come i nostri lettori possono facilmente comprendere, né Musumeci, né Crocetta – se eletti – gestiranno la Regione siciliana nell’interesse della Sicilia. Al contrario, la loro gestione sarebbe succube di interessi romani.
Da qui il nostro rinnovato a appello ai siciliani: non votate per chi, di fatto, si dichiara apertamente contrario agli interessi reali della Sicilia. E, soprattutto, non votate per il Pd, per il Pdl e per l’Udc, tre Partiti che lavorano contro la Sicilia. (a sinistra, la Sicilia gestita da Pd, Pdl e Udc)
Concludiamo con un passaggio della lettera di Finocchiaro Aprile. Parole che, a nostro avviso, anche a 67 anni di distanza, sono sempre attuali: “Le Nazioni Unite, che sono oggi chiamate dal destino a realizzare la pace tra gli uomini, non possono trascurare il grave problema siciliano che è problema di libertà e di democrazia nel cuore del Mediterraneo, dove la gente di Sicilia intende elevare una eterna area di pace e di amore tra i popoli di tutto il mondo”.
la redazione
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