La Sicilia e il primato dei giovani che non lavorano e studiano Chi sono i Neet e cosa fanno lo Stato e la Regione per aiutarli

Non è un’emergenza ma un fenomeno sempre più strutturato e con contorni decisamente preoccupanti, specie in Sicilia. La questione è quella riguardante i cosiddetti Neet, acronimo di not employment, education or training, ossia i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Quella che Mario Draghi, quando era ancora presidente della banca centrale europea, definì come lost generation. In Italia i Neet, nella fascia d’età 15-34 anni, sono più di tre milioni con una netta fetta di donne, pari a 1,7 milioni. Un dato che pone la penisola al vertice di questa classifica in compagnia di Macedonia del Nord, Montenegro e Turchia. Ma se l’Italia è la peggiore nazione, la Sicilia riesce a primeggiare nella graduatoria. Stando ai dati del piano Neet 2022 l’Isola raccoglie il 30,4 per cento dei giovani che non studiano e non lavorano. Dietro la Sicilia, ci sono la Calabria e la Campania. In generale, il nostro Paese è diviso in due macro blocchi: la zona centrale e settentrionale «in linea o al di sotto la media europea e il Mezzogiorno in cui si evidenziano le maggiori criticità». 

Per cercare di invertire la situazione, il dipartimento per le Politiche sociali mette a disposizione il portale Giovani 2030. Una «casa digitale» che apre le porte ai giovani che rientrano nel target anagrafico dei Neet e intendono ricercare iniziative, bandi e corsi. All’interno trovano spazio anche organizzazioni, enti e associazioni che vogliono realizzare progetti. Per fronteggiare le difficoltà nell’inserimento lavorativo dell’esercito dei giovani Neet c’è anche il programma Garanzia giovani. La fase 2 nell’Isola è partita ma a metà con rallentamenti dovuti alla selezione dei soggetti attuatori e un intoppo davanti al tribunale amministrativo regionale. Stando ai dati della Regione, le richieste in totale sono poco meno di 9000 con 755 eventi ammessi a finanziamento per una cifra complessiva di 146 milioni di euro.  

Altro nodo è quello che riguarda i percorsi all’interno dei centri per l’impiego. Quest’ultimi in Sicilia sono chiusi al pubblico dall’inizio della pandemia con i servizi che vengono erogati, con molte difficoltà, in modalità online. Uffici che scontano una cronica carenza di personale, con migliaia di pratiche inevase, a cui la Regione sta provando a porre rimedio con un maxi concorso che prevede l’assunzione di poco più di mille persone. Tra le tante contraddizioni di questo sistema c’è anche il caso dei tirocini Avviso 22, dal nome del bando emanato dalla Regione nel 2018. Un percorso formativo finanziato con oltre 25 milioni di euro del Fondo sociale europeo. Alcuni tirocinanti, a tre anni dalla fine dei percorsi formativi, aspettano ancora di essere pagati e nelle ultime settimane sono tornati a farsi sentire chiedendo l’intervento della procura di Palermo. La Regione Siciliana, intanto, ha annunciato di avere destinato poco più di due milioni di euro per l’avviso No more Neet, con fondi del Pon Legalità 2014-2020. Dal governo è stato elaborato pure un tour specifico nelle principali città italiane in cui sarà presente la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone

Dai dati del rapporto emerge come alcuni fattori influiscano in maniera determinante nella permanenza dei giovani tra i Neet. L’elenco comprende l’avere un livello basso di rendimento scolastico, vivere in una famiglia con basso reddito, provenire da una famiglia in cui un genitore ha sperimentato periodi di disoccupazione, crescere con un solo genitore, vivere in una zona rurale o avere una disabilità.

Dario De Luca

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