La Sicilia di Rosario Crocetta: sfasciare tutto per non ricostruire niente

IL FLOP DEI TIROCINI FORMATIVI E’ SOLO UNO DEI TANTI FALLIMENTI DELL’ATTUALE GOVERNO. NON C’E’, INFATTI, UN SOLO SETTORE CHE NON SIA STATO DANNEGGIATO DA QUESTA DEVASTANTE ESPERIENZA. UN TORNADO CHE HA SFASCIATO AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E POLITICA

La Sicilia affonda. Lentamente. Inesorabilmente. I problemi sono tali e tanti che non c’è più nemmeno il tempo di seguirli e raccontarli. Economia allo sbando. Disoccupazione alle stelle. Inquinamento che cresce. Interi boschi che vanno in fiamme. Attività turistiche in declino. E un Governo regionale che non governa. Ma si limita a osservare lo sfascio generale che cresce di giorno in giorno.

La Sicilia, a partire dai primi anni ’90 del secolo passato, non ha avuto grandi Governi. Ma un disastro sociale, economico, politico e soprattutto culturale così accentuato non si era mai visto. A fine novembre il Governo regionale di Rosario Crocetta compirà due anni. Due anni rovinosi su tutta la linea.

In questi giorni ha tenuto banco – e tiene ancora banco – l’incredibile storia dei tirocini formativi. L’incontro, ormai improbabile, tra offerta di lavoro e domanda di lavoro tra giovani e imprese siciliane si è trasformato in un campo di battaglia, tra accuse, ripicche, vendette. Scene da basso Impero.

ADDIO AGLI SPORTELLI MULTIFUNZIONALI – Mentre si continua a duellare su incarichi a società senza evidenza pubblica, su assessori che vengono clamorosamente smentiti dai fatti, ci si dimentica che tutto questo gran ‘Bordello’ è scoppiato solo perché il Governo di Rosario Crocetta, pur avendo a disposizione le risorse finanziarie del Piano Giovani (che, ricordiamolo, sono 450 milioni di euro circa che l’ex assessore alla Formazione, Mario Centorrino – scomparso qualche giorno fa – ha tolto dalla dotazione del Fondo sociale europeo, ‘depositandoli’ a Roma per farli rientrare qualche anno dopo, magari evitando la rendicontazione a Bruxelles), ha sbaraccato gli Sportelli Multifunzionali, gettando in mezzo alla strada circa mille e 800 persone che svolgevano questo lavoro da decenni.

Se gli Sportelli Multifunzionali fossero stati operativi, il problema di come fare incontrare domanda e offerta di lavoro non si sarebbe posto: tutto sarebbe andato in automatico. Ma, forse, sarebbe venuto meno l’aspetto, come dire?, ‘teleologico’ di tutta questa storia. Perché il fine ultimo di quest’operazione, alla fine, avrebbe dovuto essere un altro…

Questo passaggio è emblematico dell’atteggiamento del Governo Crocetta: sfasciare per ricostruire. Nell’arte dello sfascio politico, sociale e culturale – questo bisogna riconoscerlo – il Governo Crocetta non ha eguali. Il problema – il vero problema – è che in due anni non ha costruito nulla di buono. Nulla.

Il Piano Giovani – con i fondi pubblici bloccati e un ‘vaso di Pandora’ da quale, fino ad ora, sono usciti solo i primi ‘schizzi’ – è solo uno dei tanti fallimenti del Governo Crocetta. E nemmeno il più eclatante, anche se ha ricevuto e continua a ricevere tante attenzioni dal mondo dell’informazione.

LA SICILIA CHE VA A FUOCO – Ieri, ad esempio, mentre infuriava la polemica sui tirocini formativi gli incendi hanno devastato mezza Sicilia. Il fuoco si è mangiato ettari di aree verdi del Palermitano, da Piana degli Albanesi a San Cipirello, da San Giuseppe Jato a Pioppo, passando per Monreale e Altofonte.

Fuoco anche a Collesano, a Campofelice di Roccella, a Misilmeri, a Bagheria, a Contessa Entellina. Un incendio anche a Palermo, dalle parti del quartiere di Boccadifalco.

Non solo Palermo se l’è vista con il fuoco. Anche il Trapanese, con le fiamme che hanno travolto una parte della montagna di Erice e, dalle parti di Alcamo, monte Bonifato.

Fiamme anche nel Siracusano, dalle parti di Augusta. E nel Messinese.

Anche in questo caso, la spiegazione è nell’atteggiamento del Governo Crocetta: il sistema anti-incendi che per decenni, bene o male, è riuscito a non far bruciare tutta la Sicilia, agli attuali governati dell’Isola non andava bene. Così l’hanno riformato. Con i risultati che sono solo in parte sotto gli occhi di tutti.

Già, solo in parte. Perché ancora l’estate non è finita. Come ricorda Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in Sicilia dura fino a novembre. C’è ancora tempo, egregio presidente della Regione, per contare i danni.

Ah, dimenticavamo: il Governo Crocetta e il Governo nazionale di Matteo Renzi, insieme, hanno tagliato i fondi alla gestione dei boschi della Sicilia. Per risparmiare. Solo che ieri, ancora una volta, sono dovuti intervenire i Canadair, che costano un occhio della testa.

Azzardiamo: presidente Crocetta, onorevole Presidente del Consiglio Renzi, scommettiamo che, a novembre, quando si tireranno le somme, si scoprirà che con i soldi che saranno stati spesi per gli interventi dei Canadair si sarebbero potuti organizzare due Servizi anti-incendi in Sicilia?

I COMUNI AL DISSESTO FINANZIARIO – Ieri non sappiamo quale ministro ha annunciato che i Comuni potranno stabilizzare i precari. In Sicilia, solo negli enti locali, di precari se ne contano circa 23-24 mila (escludendo quelli delle ex Province che il Governo Crocetta sembra aver dimenticato).

A noi la notizia è sembrata strana. E infatti abbiamo chiesto ‘lumi’ al vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Paolo Amenta. Che ci ha raccontato che, dal gennaio di quest’anno, i Comuni pagano gli stipendi ai precari con le scoperture bancarie. E che, continuando così, non tra dieci anni, ma il prossimo anno tantissimi Comuni dell’Isola rischiano il default.

Anche in questo caso, alla base di tutto c’è una ‘riforma’ voluta dal Governo Crocetta. Il Fondo regionale delle Autonomie locali non andava bene. Il Governo di Raffaele Lombardo – altro ‘genio’ della politica siciliana – l’aveva dimezzato, portandolo da 900 milioni a 450 milioni di euro.

Il Governo Crocetta, ‘riformista’ anche in questo, l’ha azzerato. Al suo posto c’è un aumento dell’Irpef in favore dei Comuni: gettito Irpef che, nel frattempo, in Sicilia, è in caduta libera grazie alle politiche ‘intelligenti’ dei Governi Monti, Letta e del Governo Renzi. E, naturalmente, dello stesso Governo Crocetta.

MARE NOSTRUM E AFFARI LORO – A dare il colpo definitivo ai Comuni sta pensando un altro ‘scienziato’ della politica: il Ministro Angelino Alfano. Il quale ha patrocinato la ‘lungimirante’ operazione Mare Nostrum, nella convinzione che poi sarebbe subentrata l’Unione europea.

Solo che ieri la grande Unione europea ha fatto sapere che i soldi – tanti soldi – si spenderanno per la guerra in Iraq, non certo per i migranti che affollano il Mediterraneo (e che entrano in Italia e in altri Paese europei – ma questo, chissà perché, pochi lo ricordano – anche per altre vie, senza fare tanta ‘schiumazza’ in mare).

Così il Ministro Alfano è rimasto con il cerino in mano. E ha lasciato l’Italia con il cerino in mano.

Intanto c’è da pagare il costo esoso dei centri che ospitano i migranti (50 euro al giorno cadauno). E il costo dei minori – sempre migranti – non accompagnati (74 euro al giorno cadauno). Un fiume di soldi che, con molta probabilità, alimenta la stessa politica (cooperative e organizzazioni varie vicine, per lo più, a due forze politiche e a qualche Ministro).

Alfano ha detto: pagherà lo Stato. Ma ieri Paolo Amenta ci ha raccontato che il Governo nazionale, per pagare il grande affare dei migranti, sta utilizzando i fondi dei Comuni!

I cittadini italiani non lo sanno, ma già a partire da quest’anno una buona parte dei soldi che verseranno con l’Imu non servirà per avere servizi dai Comuni, ma per pagare i politici che stanno dietro le organizzazioni che si prendono ‘cura’ dei migranti, grandi e piccoli. Geniale!

Fino dello sfascio? Ma quando mai! Al Governo Crocetta non andava a genio la formazione professionale. Da qui una ‘riforma’ del settore che, in verità – a parte le chiacchiere e le interviste sui giornali – a Sala d’Ercole non è mai arrivata.

LA FORMAZIONE? LEVATI TU CHE MI CI METTO IO! – Finora della riforma della formazione professionale del Governo Crocetta abbiamo visto, tanto per cambiare, la fase distruttiva: prendere i circa 8 mila dipendenti per fame, in attesa che si tolgano, in un modo o nell’altro, di mezzo, per consentire l’arrivo di nuovi soggetti, magari privati. Ecco la ‘vera’ riforma di Crocetta-Nelli Scilabra & compagni per la formazione professionale siciliana: levati tu che mi ci metto io! 

Questo dopo. Per ora solo lo sfascio sociale e la disperazione.

Vogliamo parlare dell’industria? A Termini Imerese si recita dal 2011, ovvero da quando lo stabilimento Fiat ha chiuso i battenti. Nella città del senatore Giuseppe Lumia, grande alleato di Crocetta, si parla dell’arrivo, sempre imminente, di un gruppo che rilancerà l’industria automobilistica.

Ovviamente, se ne parla e basta. Finora è arrivata solo la Cassa integrazione. Il vero accordo su Termini Imerese è un altro. Ed esattamente: Cassa integrazione fino a che gli oltre mille e 200 dipendenti della ex Fiat di Termini non andranno in pensione. Su questo il centrosinistra targato PD, a Termini Imerese, qualche mese fa ha vinto le elezioni comunali.

Assistenzialismo decennale, forse quindicennale. Costerà un sacco di soldi? Certo. Ma tanto indirettamente pagheranno i siciliani. Come? Con gli accantonamenti, cioè con i prelievi forzosi che lo Stato effettua ogni anno dal Bilancio della Regione: 915 milioni di euro lo scorso anno, un miliardo e 100 milioni quest’anno.

IL CONTENZIOSO STATO-REGIONE MANGIA E BEVI – Ma non interviene nessuno? Stava intervenendo la Corte Costituzionale. Che avrebbe dato ragione alla Regione siciliana, che su questi accantonamenti aveva presentato ricorso. Perché questi accantonamenti sono abusivi e truffaldini.

Ma il presidente Crocetta ha firmato un accordo con il Governo Renzi rinunciando a una serie di contenziosi. Guarda caso, rinunciando anche ai contenziosi sugli accantonamenti.

Grazie al Governo Crocetta, la Sicilia ha rinunciato a contenziosi pari a 5,4 miliardi (6 miliardi di euro secondo il professore Massimo Costa, che nella vita fa l’economista).

Insomma: un altro danno enorme per la Sicilia.

Vogliamo continuare con l’elenco delle ‘riforme’ del Governo Crocetta? Ecco la ‘riforma’ delle Province. Altra ‘genialata’ fatta per risparmiare e che, invece, sta costando un sacco di soldi.

‘Riforma’ delle Province – questo nessuno lo ricorda – che è costata il posto di lavoro a tanti docenti dei Licei provinciali sbaraccati (solo a Palermo oltre 100 docenti hanno perso il posto di lavoro e sono emigrati nel Nord Italia dove vengono guardati male).

Poi c’è la ‘riforma’ dei Comuni: la creazione dei “Liberi Consorzi di Comuni”: ennesima presa in giro per i cittadini e per i Sindaci. Riforma che si mette sotto i piedi lo Statuto siciliano (che parla di “Liberi Consorzi di Comuni” e non di Consorzi scelti dalla Regione!).

Di fatto, anche questa ‘riforma’ ha sfasciato un sistema, ma non ha ancora costruito il nuovo. Sarebbe dovuto servire – insieme con l’istituzione delle Città-Aree Metropolitane – per salvare dal dissesto finanziario i Comuni di Palermo, Catania e Messina.

LE TRE CITTA’ METROPOLITANE MANGIA-COMUNI – Le tre più grandi città dell’Isola avrebbero dovuto ‘inghiottire’ una ventina di Comuni a testa, trasformarli in ‘Municipalità’ di farsesche Città Metropolitane. Con l’obiettivo di ‘ammuccarsi’ le entrate di questi Comuni (a cominciare dalla quota Irpef). Il tutto, lo ripetiamo, per sanare i bilanci dei Comuni di Palermo, Catania e Messina.

Ovviamente, il tentativo è già fallito. Perché i Sindaci hanno capito che entrare in certi Consorzi di Comuni e, soprattutto, nelle Città-Aree Metropolitane significherebbe entrare nella ‘camera della morte’, tipo tonni nelle tonnare…

Tutto questo senza nemmeno rendersi conto del ridicolo di una Regione come la Sicilia che istituisce tre Città metropolitane. Per la cronaca, tra Città Metropolitane non ci sono in tutta la Francia!

IL TERMOVALORIZZATORE A ‘UMMA ‘UMMA – Vogliamo parlare dei rifiuti? Anche qui, ecco la ‘riforma’ del Governo Crocetta: immondizia per le strade di mezza Sicilia, da Palermo a Catania a Messina (guarda caso, le tre Città Metropolitane: ‘i Mitropuli r’a munnizza…). E discariche, tante discariche.

A parole il nuovo assessore, Salvatore Calleri, ha promesso la raccolta differenziata dei rifiuti. A parole. Nei fatti ha autorizzato l’apertura di nuove discariche. Mentre dalle parti di Milazzo l’Adasc, l’Associazione che, da anni, si batte per fermare l’elettrodotto di Terna nella Valle del Mela, denuncia il progetto di un termovalorizzatore.

Ma i termovalorizzatori non sono stati banditi dalla Sicilia?

 

 

 

Redazione

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