La Sicilia che affonda: le responsabilità del presidente Rosario Crocetta e dell’assessore Luca Bianchi

LA GRANDE MISTIFICAZIONE: ROMA SCIPPA I SOLDI ALLA SICILIA. E I DUE GLI REGGONO IL GIOCO. LA FARSA DEI FONDI EUROPEI BLOCCATI DAL GOVERNO REGIONALE PER FAR RISPARMIARE A ROMA IL COFINANZIAMENTO. DANDO, OVVIAMENTE, LA ‘COLPA’ AI DIPENDENTI DELLA REGIONE

Con un paio di mesi di anticipo – complice i problemi che il Governo nazionale e il Governo regionale stanno arrecando al mondo della scuola siciliana – il disagio sociale, nell’Isola, comincia a prendere piede.

Nei giorni scorsi abbiamo provato a illustrare, per grandi linee, quali sono le categorie che verranno penalizzate nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Li riassumiamo per modo ai nostri lettori di seguire il nostro ragionamento.

I primi a patire i disagi – le cronache di questi giorni lo raccontano – sono i docenti delle scuole superiori. Il riferimento è ai docenti a tempo indeterminato, colpiti dai provvedimenti adottati dal Governo nazionale (in sintesi, più lavoro e meno soldi in busta paga) e ai decenti a tempo indeterminato (leggere Licei e Istituti provinciali) che il Governo regionale si appresta a licenziare. Licenziamento in arrivo anche per i circa 600 addetti alle scuole che operano a livello regionale in cooperativa.

Un’altra categoria già colpita dai tagli è quella degli operai della Forestale, che la prossima settimana sciopereranno. Per loro, nel Bilancio regionale 2014, non c’è un euro. E posti di lavoro a rischio anche per gli infermieri procari che operano negli ospedali pubblici della Sicilia. E, credeteci, siamo soltanto all’inizio. 

Tra qualche mese una valanga si abbatterà sui circa 80 mila precari distribuiti tra uffici ed enti della Regione, Province e Comuni (il riferimento, in questo caso, è ai circa 23 mila precari degli enti locali dell’Isola).

Penalizzazioni in vista anche per i dirigenti regionali. Le accuse lanciate ieri dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, ai dirigenti regionali sulla

Rosario Crocetta, foto di Gabriele Bonafede

mancata spesa dei fondi europei sono, con molta probabilità, prodromiche al declassamento di quasi tutti i mille e 800 dirigenti della Regione.

Accuse, quelle dell’assessore Bianchi, alle quali, incredibilmente, i sindacati non hanno replicato. Accuse che non stanno né in cielo, né in terra. Noi non difendiamo spesso i dirigenti regionali. Ma questa volta la verità è sotto gli occhi di tutti.

Appena qualche mese fa il Governo di Rosario Crocetta ha cambiato il dirigente generale del dipartimento della Programmazione. Mossa fatta ad arte non per accelerare la spesa, già lenta, dei fondi europei in Sicilia, ma per frenarla ulteriormente. Perché i continui cambi di dirigenti, come ha documentato anche la Corte dei Conti, rallentano la spesa dei fondi europei.

Agli osservatori attenti non sfugge che l’eventuale spesa degli ingenti fondi europei disponibili per la Sicilia postulano un sostanzioso cofinanziamento da parte dello Stato e, in minima parte, della stessa Regione. Ora lo Stato non è certo impegnato a spendere soldi pubblici in Sicilia. Semmai – come illustreremo meglio di seguito – è impegnato a togliere soldi alla Sicilia: basti pensare che dal Bilancio regionale di quest’anno si è già preso 914 milioni di euro, più tutte le altre risorse finanziarie che toccherebbero alla Sicilia.

Sono stati il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi a bloccare la spesa dei fondi europei. Lo hanno fatto scientemente, incasinando l’amministrazione regionale con le ‘rotazioni’ di centinaia e centinaia di dipendenti: lo hanno fatto non rinnovando i contratti alla dirigenza regionale: lo hanno fatto, come abbiamo già ricordato,  cambiando i vertici del dipartimento regionale Programmazione.

Così facendo, Crocetta e Bianchi hanno fatto risparmiare a Roma i soldi del cofinanziamento. Danneggiando la Sicilia e i siciliani. Ora sono passati alla seconda fase dell’operazione: mistificare la realtà, dicendo che la responsabilità della mancata spesa dei fondi europei destinati alla Sicilia è dei dirigenti, quando invece – e chi ha un minimo di dimestichezza con questi argomenti questo lo sa benissimo – la responsabilità è loro.

Detto questo, va ancora una volta precisato che, nella ‘bozza’ della manovra 2014, non c’è un solo euro per interi comparti della pubblica amministrazione della Regione siciliana.

Quest’anno – chi sa ‘leggere’ il Bilancio queste cose le sa – in termini di ‘cassa’, nei vari rami dell’amministrazione regionale ci sono stati tagli del 40, del 50, del 60, finanche dell’80 per cento (vedi la gestione dei beni culturali, in larga parte abbandonati). Ebbene, il prossimo anno lo scenario sarà ancora peggiore. Perché il Governo nazionale, con la ‘sponda’ del Governo Crocetta, si appresta a penalizzare ulteriormente la Sicilia.

Tutti i soggetti che rischiano seriamente il licenziamento – i docenti precari dei Licei e degli Istituti provinciali, i 600 addetti alle scuole, gli infermieri precari, i farmacisti precari, gli operai della Forestale già senza soldi e, via via, tutte le altre categorie di lavoratori che, da qui a dicembre, verranno massacrati, con in testa tutti i precari, compresi quelli di Palermo per ora in Cassa integrazione – è bene che sappiano di chi sono le responsabilità di tutto quello che sta succedendo e che succederà nei prossimi tre-quattro mesi in Sicilia.

Lo Stato, quest’anno, nel nome del Fiscal Compact, si è già preso, come ricordato, 914 milioni di euro dal Bilancio della Regione. E si appresta a prendersene altrettanti, e forse anche di più dal Bilancio regionale 2014.

Ma lo Stato non si limita e non si limiterà a scippare i soldi dal nostro Bilancio. Si è anche preso, con la connivenza del Governo regionale – e segnatamente del presidente Crocetta e, soprattutto, dell’assessore Bianchi, una sorta di ‘quinta colonna romana’ del Governo nazionale in Sicilia – i soldi che spettano alla Sicilia. Vediamo, in estrema sintesi, quali sono queste risorse che spetterebbero alla Sicilia e che Roma si tiene grazie alla connivenza di Crocetta e Bianchi.

In primo luogo, i soldi che, già dal 2009, dovrebbero entrare nelle ‘casse’ della Regione per compensare le maggiori spese sostenute dalla stessa Regione nella sanità. Lo Stato ha imposto alla Regione una quota di compartecipazione alle spese sanitarie che, in tre anni – dal 2007 al 2009 – è passata dal 42 per cento circa al 50 per cento circa.

In cambio avrebbe dovuto riconoscere alla Regione siciliana una quota delle accise petrolifere. Ma la Conferenza Stato-Regione, che dovrebbe sancire questo riconoscimento, con l’avallo dell’attuale Governo regionale, tiene bloccato tutto.

Per la cronaca, va detto che il passato Governo di Raffaele Lombardo – che noi di LinkSicilia abbiamo criticato, ma che aveva molta più dignità politica dell’attuale esecutivo – aveva provato a farsi riconoscere queste risorse finanziarie. Ma i componenti dello Stato della conferenza Stato-Regione – e di questo ci sono le prove – hanno sempre bloccato tutto per penalizzare la Sicilia.

Ora, con l’avvento di Crocetta e Bianchi, in conferenza Stato-Regione sono tutti d’accordo: niente riconoscimento della quota delle accise alla Sicilia. La prova di quello che diciamo sta nel fatto che questi soldi non sono mai arrivati.

Lo stesso discorso vale per i Comuni siciliani. Che, come ha spiegato bene sul nostro giornale il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, vengono penalizzati non soltanto dai tagli della Regione (riduzione del fondo per le Autonomia locali), ma soprattutto dai tagli dello Stato. Tagli, in questo secondo caso, che avrebbero dovuto essere compensati dall’applicazione della legge nazionale sul federalismo fiscale per ottenere la perequazione infrastrutturale e la perequazione fiscale.

Ma, anche l’applicazione di questa legge, guarda caso, passa dal placet della Conferenza Stato-Regioni che, con l’avallo di Crocetta e Bianchi, blocca tutto.

Il terzo, grande filone che il presidente della Regione e l’assessore all’Economia stanno bloccando quello dei fondi europei. Come abbiamo già accennato, sono stati Crocetta e Bianchi a bloccare anche quel poco di fondi europei che si spendevano in Sicilia, per consentire allo Stato di risparmiare sul cofinanziamento (e per consentire allo stesso Governo nazionale, tra qualche mese, di spostare su altre parti del Paese i fondi europei che la Sicilia non avrà speso: cosa che il ministero per la Coesione ha già iniziato a fare).

A questi tre grandi filoni di risorse finanziarie che dovrebbero arrivare in Sicilia e che, invece, non sono arrivate e continueranno a non arrivare, si sommano il mancato finanziamento dell’articolo 38 dello Statuto e la mancata applicazione dell’articolo 37 dello Statuto (quest’ultimo articolo è stato affossato dall’assessore Bianchi).

Queste precisazioni non sono forse semplici da seguire, ma sono importanti per capire di chi sono le responsabilità di tutto quello che sta succedendo e di tutto quello che succederà non nei prossimi anni, ma nei prossimi due o tre mesi, quando circa 100 mila lavoratori, in Sicilia, rischieranno di perdere i lavoro.

Il lavoro si perde – se ne stanno rendendo conto in questi giorni i docenti precari dei Licei e degli Istituti superiori delle Province, i 600 lavoratori circa sempre addetti alle scuole e gli infermieri precari – quando finiscono i soldi per pagare gli stipendi.

Ma i docenti precari delle scuole provinciali, gli addetti alle scuole che operano attraverso le cooperative, gli infermieri precari e, in generale, tutti i lavoratori e i precari che, nei prossimi mesi, rischiano di perdere quel poco che hanno, per non parlare dei Sindaci dei Comuni siciliani, debbono sapere chi sono i responsabili politici di tutto quello che gli sta succedendo e che gli succederà. E i responsabili sono il Governo nazionale e, soprattutto, il Governo regionale. A cominciare dal presidente Crocetta e dall’assessore Bianchi.

E’ a questi ultimi due signori che, in particolare, dovranno chiedere conto e ragione.

 

 

Giulio Ambrosetti

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