La scommessa di Angelino Alfano: se Renzi deraglierà lui scomparirà per sempre

IL MINISTRO DEGLI INTERNI HA DECISO: RESTA AL GOVERNO. MA SE ANDRA’ MALE, QUESTA VOLTA POTRA’ DIRE ADDIO ALLA POLITICA

Non ha perso tempo, Angelino Alfano. Morto un Papa, se ne fa un altro. Eliminato Enrico Letta – messo da parte non da Matteo Renzi, ma da quei poteri forti che hanno puntato tutto sul segretario nazionale del PD – è già pronto un nuovo Governo. Presieduto, per l’appunto, da Renzi. La prima domanda che tutti ci dobbiamo porre è: che cosa intende fare il nuovo Presidente del Consiglio del nostro Paese?

Come osserva il nostro Gabriele Bonafede, del programma del nuovo capo del Governo sappiamo poco o nulla. Certo, ne sapremo qualcosa di più quando lo stesso Renzi presenterà il proprio esecutivo alle Camere. Ma, a nostro modesto avviso, il segretario del PD non scoprirà le proprie carte più di tanto. Forse perché nemmeno lui sa che cosa gli chiederanno di fare i signori che lo hanno voluto a Palazzo Chigi.

 

Come ci capita di scrivere spesso, nel nostro Paese la democrazia è sospesa. Il filosofo Noam Chomsky dice, addirittura, che è scomparsa. “In Italia – ha affermato Chomsky qualche settimana fa intervenendo ad un convegno a Roma – la democrazia è scomparsa quando al Governo è andato Mario Monti, su suggerimento delle burocrazie di Bruxelles e non degli elettori italiani”.

Non ci sembra che lo scenario sia diverso. Non perché Renzi sia uguale a Monti, ma perché non sono cambiati i poteri forti che ormai controllano il nostro Paese. Anche se con ‘eleganza’ nessuno lo ricorda, l’ultima parola sul bilancio del nostro Stato – il Bilancio che, in teoria, approva il Parlamento nazionale, ribattezzato legge di stabilità – non la pronunciano le assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama, ma i burocrati di Bruxelles. Questo grazie a un trattato internazionale che si chiama Two Pack.

Cosa vogliamo dire? Che la scommessa di Renzi – e del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano, che si è subito accodato al segretario del PD – non è semplice. Il nuovo Governo punta di restare in sella fino al 2018. Ma – lo ripetiamo – bisogna capire per fare che cosa.

Qui le tesi sono due. C’è chi pensa che il sistema euro-Bce possa esse cambiato dal di dentro. Cambiando le politiche economiche e monetarie. Ma c’è chi ribatte che il sistema- euro-Bce è nato per essere quello che è: e cioè un sistema che, nel nome di ideologie massoniche, porta avanti un’idea di Europa a più velocità, dove c’è chi deve andare avanti e chi deve restare indietro.

Finora – è inutile girarci attorno – l’Italia è tra i Paesi che è rimasta indietro. E non perché mancano le riforme strutturali, ma perché la truffa del debito pubblico e dello spread – unitamente a un euro forte – impediscono alla nostra economia di riprendersi.

Non è vero che l’economia italiana è in crisi. Le nostre piccole e medie imprese – soprattutto quelle del Centro Nord Italia – se messe nelle condizioni di operare, sono competitive. Cosa, questa, che hanno sempre dimostrato con i fatti. Non sono più competitive da quando c’è l’euro, che impedisce loro di essere competitive.

Il resto è una conseguenza logica: l’euro forte blocca le esportazioni, l’economia italiana decresce facendo diminuire gli introiti dello Stato che, per tutta risposta, aumenta la pressione fiscale. Il tutto sotto il ricatto dello spread: se non facciamo quello che i tedeschi ci impongono, aumenta lo spread.

I risultati li stiamo vedendo: per ora si sono presi ‘pezzi’ importanti di asset italiani: le Poste e altri grandi gruppi. Si è salvata solo la Fiat che, avvertita in tempo, è fuggita in America e, adesso, paga pure le imposte a Londra.

Usciremo da questa fase depressiva? E perché mai gli ‘eurocrati’ dovrebbero fare a Renzi gli ‘sconti’ che non hanno fatto a Letta?

Noi un’idea ce la siamo fatta sul ruolo di Renzi: a nostro avviso, i poteri forti lo hanno messo lì non per dare qualcosa in più all’Italia, ma per spremere ancora di più gl’italiani. Da Renzi non ci dobbiamo aspettare nuove tasse, ma ‘riforme’ che comprimeranno ancora di più i diritti civili e la qualità della nostra vita.

Tutte queste cose verranno presentate come ‘riforme’: la questione è capire se queste ‘riforme’ rilanceranno la nostra economia o impoveriranno di più gl’italiani con servizi pubblici qualitativamente inferiori. Per non parlare dei servizi che verranno privatizzati.

Noi non escludiamo, da Renzi, una manovra a tenaglia sulla sanità pubblica. Non dobbiamo dimenticare che non siamo più i titolari della nostra moneta e del nostro bilancio statale: ciò significa che l’Unione europea potrebbe imporci, nell’arco di un paio di anni, di pagare non meno del 50 per cento dei servizi sanitari oggi a carico del nostro Stato. 

Ci piacerebbe essere smentiti. Ma, purtroppo, tutti i segnali che cogliamo ci dicono che chi sta dietro Renzi, per svuotare ulteriormente le tasche degl’italiani non seguirà la strada rozza di Monti e Letta – cioè nuove tasse – ma la via più raffinata, ma non meno devastante, del taglio dei servizi. Il Governo Renzi, a giudicare da quello che abbiamo capito, ridurrà drasticamente la spesa pubblica che verrà caricata sulle spalle delle famiglie.

Noi, lo ripetiamo, vorremmo tanto essere smentiti. Ma se il disegno è questo, ebbene, il Governo Renzi non avrà vita facile. E non avrà una vita lunga.

Se l’Europa, in tutte le sue articolazioni, manterrà la linea che oggi ha seguito, in Italia avremo disordini sociali crescenti. E il fatto che, nel segreto delle stanze di Bruxelles, abbiano già pronto il Corpo di Polizia europea per reprimere i moti di piazza conta poco o nulla.

Se quello che si prospetta è un Governo Renzi in uno scenario economico europeo immutato, prepariamoci al peggio. Anche dentro il Parlamento. 

Forza Italia, ad esempio, non è rinata per restare all’opposizione. Ma di fronte a un Governo Renzi di legislatura sarà costretta a fare opposizione. E di fronte a un Governo che si accinge a penalizzare la popolazione non sarà difficile fare opposizione.

Tra l’altro, davanti a questo scenario, ciò che resta della sinistra del PD – molto poco in verità – non potrà fare finta di nulla. Per non parlare dell’opposizione dei grillini: non tanto quella dentro il Parlamento, ma quella che sta ormai nella società, dove il Movimento di Grillo si va sempre più radicando.

Morale: se si dovesse scatenare una protesta sociale diffusa, il voto sarà inevitabile. Il PD sarà in grande difficoltà. Ma Alfano e il suo movimento scompariranno.

 

Redazione

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