La rivoluzione francese e la libertà

di Lorenzo Ambrosetti

Ciò che sta alla base della Rivoluzione francese è la concezione individualistica della società: individualistica nel senso che, prima dello Stato quale entità associata di uomini, viene l’individuo, inteso uti singuli, che ha dei diritti che precedono la stessa comunità alla quale lo stesso appartiene.

(a sinistra, la presa della Bastiglia, foto tratta da historica.altervista.org)

A questa concezione per la quale l’individuo inteso come singolo è il fondamento della società e non viceversa, hanno contribuito diverse dottrine.

Intanto l’idea di uno Stato di natura, quale era stato ricostruito da Hobbes e da Rosseau, come Stato presociale, poi la costruzione artificiale dell’Homo oeconomicus fatta dai primi economisti, Infine l’idea cristiana dell’individuo come persona morale che ha valore di per se stesso in quanto creatura di Dio,

Tanto la Rivoluzione dei coloni americani quanto la Rivoluzione francese partono dagli uomini singolarmente considerati; i diritti che esse proclamano appartengono agli individui presi uno per uno, che li possiedono prima di entrare in qualsiasi società.

Il punto di vista da cui si mette la dichiarazione per dare una soluzione all’eterno problema dei rapporti tra governanti e governati è quello dell’individuo: dell’individuo singolo titolare del potere sovrano, in quanto nell’originario stato di natura presociale non c’è alcun potere sopra di lui. Il potere politico, ovvero il potere degli individui associati viene dopo. E’ un potere che nasce da cuna convenzione, è il prodotto di un’invenzione umana.

Questo punto di vista rappresenta il rovesciamento radicale del pensiero classico, che utilizzava due metafore per rappresentare il rapporto tra governanti e governati, dove il principe era o il pastore, e il popolo il gregge, o il nocchiero, e il popolo la ciurma.

Da questo rovesciamento nasce lo Stato moderno, prima liberale in cui gli individui che reclamano il potere sono soltanto alcuni, poi democratico, in cui sono potenzialmente tutti, infine sociale, in cui gli individui, diventati tutti sovrani, reclamano oltre i diritti di libertà e anche i diritti sociali, i quali sono anch’essi diritti dell’individuo.

La Rivoluzione americana del 1776 prima e poi quella francese del 1789 rappresentano un punto di rottura assoluto con un passato che vedeva i cittadini come sudditi, aventi essenzialmente degli obblighi e non dei diritti nei confronti dei sovrani.

Anche nelle carte che precedettero le due Rivoluzioni, quella francese e quella americana, cioè il Bill of Rights e la Magna Charta, i diritti e le libertà non erano riconosciuti come anteriori ai diritti del sovrano, ma erano graziosamente concesse, e dovevano risultare, anche se erano in realtà un patto tra sudditi e potere sovrano, come un atto unilaterale di quest’ultimo.

Oggi il concetto stesso di democrazia è inscindibile da quello dei diritti dell’uomo. La concezione individualistica della società ereditata dalla Rivoluzione francese costituisce la base per il riconoscimento di diritti che vengono prima dello Stato in quanto tale.

Non c’è infatti nessuna Costituzione democratica, a cominciare da quella italiana, che non presupponga l’esistenza di individui singoli che hanno diritti in quanto tali.

L’art. 2 della Costituzione italiana parla espressamente di diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociale dove si svolge la sua personalità.

Se tali diritti sono dal Costituente considerati inviolabili, è chiaro che il riferimento obbligato è alla presunta superiorità dell’individuo in quanto tale rispetto al gruppo sociale di riferimento. (nella foto a destra, il filosofo Kant, foto tratta da en.wikipedia.org)

I diritti dell’uomo, oggi, sono stati riconosciuti in numerosi documenti internazionali, elevando l’individuo, e non più lo Stato, a membro della Comunità internazionale. Ci stiamo a grandi passi avvicinando al quello che Kant preconizzava come il diritto cosmopolitico, in cui gli individui singolarmente considerati, godono di rispetto e di inclusione in tutti gli Stati del mondo.

 

Redazione

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