L’avevamo scritto su queste pagine, circa un mesetto fa. La Sicilia, la Regione siciliana va commissariata, i suoi amministratori, non solo i politici ma anche quei funzionari che hanno accettato di prestarsi ai ricatti, vanno chiamati a rispondere per il disastro che, soprattutto in questi anni, hanno combinato.
La nostra richiesta, atipica e provocatoria – che suscitò le ire dei soliti sicilianisti- ci pare che trovi, in questi giorni, sempre più ampi consensi nell’opinione pubblica regionale e cominci a farsi strada anche in alcune parti delle forze politiche.
Le recenti dichiarazioni dell’onorevole Giampiero D’Alia, leader siciliano dell’Udc, sono in questo senso significative. Abbiamo scritto e lo ripetiamo, la situazione è gravissima, enormi risorse sono state, infatti, disperse per una scriteriata gestione, mentre i favoritismi che compromettono il sereno svolgimento dell’azione amministrativa, sono stati elevati a sistema.
I Siciliani non possono più continuare a chiudere gli occhi assistendo passivi ai giochetti di ‘Palazzo’ di un ceto politico irresponsabile che sembra, nonostante tutto, non volere prendere atto del proprio fallimento. La nostra istituzione regionale – i cui governi, se si eccettuano, forse, quelli del primo decennio e qualche raro momento felice successivo, non hanno mai brillato per correttezza di gestione – ha sostanzialmente fallito la sua missione che, con buona pace dei suoi amministratori, non era certamente quella di consentire, come è avvenuto, ad un ceto politico incapace di potere fare il bello ed il cattivo tempo.
Bisogna avere l’onestà di riconoscerlo, la missione che oggi svolge la Regione non corrisponde più a quegli obiettivi di crescita civile e sociale che, anche se non esplicitati in uno Statuto obiettivamente modesto sotto il profilo giuridico, erano sottesi alla sua costruzione.
La misura é colma, si è toccato il fondo, i Siciliani non possono più continuare a pagare per ” le scelte”, e talora ” non scelte”, irresponsabili dei loro amministratori. Di questo disastro è sicuramente responsabile, in primo luogo, il presidente Raffaele Lombardo e con lui quanti, di destra o di sinistra (non si dimentichi in questo caso il ruolo avuto dal capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici), l’hanno sostenuto e perfino coperto.
Proprio Lombardo, che era stato eletto con voto plebiscitario dopo la già pessima presidenza Cuffaro, invece di continuare a esibirsi in strani balletti e vistose contorsioni sostanziate da una pioggia di incarichi distribuiti, senza molta attenzione alle qualità dei beneficiari, a pioggia per gratificare i propri sodali, con uno scatto d’orgoglio che, dalla gente, non potrebbe che essere giudicato positivamente, farebbe bene, immediatamente, a lasciare il campo senza pensare ad eventuali, opinabili dimissioni, magari lasciando che qualcuno, sicuramente in modo illegittimo, possa scaldargli la sedia fino alla fatidica data delle consultazioni elettorali.”
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