La Regione apre la caccia con un mese di anticipo Assessore: «Non tutte le critiche sono scientifiche»

«In una Sicilia dove gli incendi stanno devastando boschi, parchi e riserve ed estesissime aree rurali di particolare interesse per la fauna selvatica, con un caldo torrido ed una siccità impietosa che stanno decimando gli animali selvatici sopravvissuti, questo calendario venatorio rappresenta una incredibile e sciagurata dichiarazione di guerra contro la fauna». A dichiararlo, in una nota, sono le associazioni Wwf, Legambiente, Man, Italia nostra e Lipu che «biasimano la scelta dell’sssessore Cracolici di emanare un calendario in aperto contrasto con le direttive UE e con i principi scientifici per la conservazione della fauna, dimostrando di non voler neppure assicurare quel minimo di doverosa attenzione alle esigenze di tutela del patrimonio faunistico».

Il riferimento è al calendario venatorio 2017/2018 emanato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, che ha anticipato l’apertura della caccia al 2 settembre. Si andrà avanti fino al 31 dicembre, con la limitazione del 30 novembre per il coniglio. «Una deroga eccezionale – continuano gli ambientalisti – per sparare anticipatamente a conigli (in fortissima diminuzione), colombacci, tortore, merli, gazze e ghiandaie. Una iattura per la fauna, poiché la caccia a settembre comporta un gravissimo impatto sulle popolazioni selvatiche: la tarda estate è un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di varie specie e molti giovani esemplari non sono ancora autonomi», aggiungono.

«Nessuna dichiarazione di guerra – replica a MeridioNews l’assessore –. Quest’anno abbiamo consentito la preapertura per la cattura del coniglio, che abbiamo ridotto a un solo esemplare giornaliero, per una somma complessiva di 20 per tutto il periodo in cui è aperta la caccia». Il sistema del numero massimo si basa però sulle autocertificazioni dei cacciatori che sul tesserino venatorio ogni giorno devono segnare quanti e quali animali sono stati catturati. A controllare dovrebbe essere la Forestale, la mattina e a fine giornata. 

A suscitare il malcontento degli ambientalisti, è soprattutto la direzione opposta assunta dalla Regione rispetto alle indicazioni dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a cui spetta la valutazione tecnica della sostenibilità, delle modalità e dei tempi della caccia su tutto il territorio nazionale. Le associazioni citano il parere dell’Istituto, sfavorevole circa i tempi e le modalità indicate nella proposta di calendario venatorio. «L’Ispra indica nel proprio parere, espresso prima che scoppiassero gli incendi in Sicilia, di iniziare l’attività venatoria ad ottobre (solitamente in Sicilia inizia dopo metà settembre ndr), di ridurre il periodo di caccia per molte delle specie e di diminuire le specie cacciabili – sottolinea Giuseppe Rannisi, delegato Lipu –. E invece il calendario venatorio consente di sparare a ben 12 specie di uccelli in forte diminuzione: canapiglia, codone, mestolone, moriglione, starna, quaglia, pavoncella, beccaccia, beccaccino, tortora, allodola e tordo sassello».

Per Cracolici, però, «il parere dell’Ispra non è vincolante anche perché valuta le specie di tutto il territorio nazionale, mentre noi abbiamo caratteristiche ambientali diverse rispetto per esempio alle aree del centro nord o a quelle più fredde, e che differenziano le varie tipologie di fauna che in alcuni periodi possono essere cacciate e in altri no. Lo stesso Istituto ci indica anche le specie che è possibile cacciare per la preapertura. Abbiamo ascoltato tutti i punti di vista dei più importanti portatori di interesse, ognuno ha dato le proprie opinioni, rispettabilissime ma non supportate da nessuna valutazione scientifica. Io sono abituato ad ascoltare tutti, ognuno è libero di pensare che sia stato fatto poco o non tutto quello che era sufficiente fare, però poi le scelte bisogna prenderle», aggiunge.

Rannisi sostiene che il calendario venatorio andava pubblicato a giugno, «in modo da poter consentire ai portatori di interesse di avere la possibilità di fare ricorso al Tar nei tempi necessari per poter correggere, prima dell’apertura della stagione venatoria, eventuali illegittimità palesi» e definisce «un triste capitolo» quello della caccia in Sicilia: «Non si vuole gestire la fauna, ma solo sparare fino a quando c’è un solo animale libero – accusa –. Non si capisce che le risorse naturali stanno scomparendo e che il diritto al divertimento non può superare regole ecologiche e di buonsenso».

Intanto, sul fronte dell’emergenza incendi, è stata introdotta da quest’anno una fascia di rispetto di cento metri dal perimetro esterno delle aree attraversate dal fuoco. «Credo che abbiamo fatto un piano faunistico di grande equilibrio e rispetto ambientale, senza nessuna estensione o deroga rispetto a quanto fatto negli anni precedenti», conclude Cracolici. 

Danilo Daquino

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