In Sicilia si vive male, almeno sulla carta. O meglio sulle tabelle che vengono fuori dalle rilevazione e dai dati elaborati da Il Sole 24 ore che, come negli ultimi 25 anni, traccia dei grafici che restituiscono la fotografia della vivibilità in tutti i 110 capoluoghi di provincia italiani per l’anno 2017. Il dato definitivo è la sintesi dell’incrocio dei risultati ottenuti in sei categorie suddivise, a loro volta, in sette settori. Da ricchezza e consumi a lavoro e innovazione, da ambiente e servizi a demografia e società, da giustizia e sicurezza a cultura e tempo libero. Delle nove principali città siciliane, nessuna riesce a superare la posizione numero 80 della classifica nazionale generale. Nell’elenco ordinato secondo il piazzamento nei vari settori tematici, sono dodici i punteggi che costringono i capoluoghi siciliani a fare da fanalini di coda nelle ultime dieci posizioni; mentre solo quattro sono quelle che li fanno classificare al di sopra della quarantesima posizione. Al primo gradino del podio nazionale si piazza Belluno (Veneto), secondo posto per Aosta (Valle d’Aosta), terza classificata Sondrio (Lombardia). I tre capoluoghi peggiori risultano essere, invece, Reggio Calabria (Calabria), Taranto (Puglia) e in ultima posizione a chiudere l’elenco nazionale è Caserta (Campania).
La maglia nera siciliana va a Trapani che, riuscendo a totalizzare 402 punti, si classifica alla posizione 99 perdendone otto rispetto all’anno precedente. Male soprattutto nel settore demografico (posizione 102) e in quello che misura la ricchezza e i consumi (posizione 100). In quest’ultimo, il dato peggiore si registra negli acquisti online, negli acquisti dei beni durevoli e anche nel calcolo del pil pro capite. Peggio nell’ambito che corrisponde alla voce demografia e società in cui è il numero medio di anni di studio a far precipitare la città in fondo alla classifica.
Nella parte esattamente opposta della parziale classifica regionale c’è Ragusa che occupa il primo gradino del podio e si guadagna il titolo di “capoluogo più vivibile della Sicilia“. Ottantesima nell’elenco nazionale (con 429 punti), guadagna due punti in più rispetto al 2016 e spicca soprattutto per il buon risultato nell’ambito della giustizia e sicurezza (39esima posizione): un buon posizionamento dovuto soprattutto alle poche truffe informatiche e rapine avvenute sul territorio. Poco oltre metà della classifica nazionale per cultura e tempo libero,il capoluogo ibleo guadagna punti soprattutto per la presenza di librerie (ottava posizione), e per le onlus iscritte all’anagrafe delle entrate. Male, invece, il posizionamento nel settore di ricchezza e consumi. In particolare, per quanto riguarda la spesa media delle famiglie per acquisto di beni durevoli, per gli acquisti online e per gli importi delle pensioni.
Dopo Ragusa, stando all’analisi delle classifica, i siciliani che se la passano meglio sono gli ennesi. Un 84esimo posto nella lista nazionale (con 422 punti) riconfermato rispetto al 2016 e conquistato, in sostanza, per il posizionamento nel settore della giustizia e della sicurezza (15esima posizione): pochi scippi e borseggi la fanno saltare in alto nella classifica nazionale con un sesto posto. Pochi anche i furti in abitazione e le truffe informatiche. Bene anche il punteggio ottenuto nel settore ambiente e servizi (posizione 21) per il poco consumo di suolo e per l’alta percentuale di popolazione coperta da banda larga con 30 Mb. Bassa anche l’emigrazione ospedaliera. Tasto dolente per il territorio di Enna è, però, il settore del lavoro e dell’innovazione (posizione 102): male soprattutto export e tasso di occupazione per il totale della popolazione dai 15 ai 64 anni. Peggio ancora fa nell’ambito culturale e del tempo libero (posizione 106) per la scarsa presenza di ristoranti e bar, per le poche spese per i viaggi. Ultima della classifica nazionale per l’indice di sportività.
Siracusa è l’ultimo capoluogo siciliano a salire sul podio regionale. Posizione 88 (con 416 punti) nella classifica nazionale con una risalita di dieci posti rispetto all’anno 2016. Il capoluogo aretuseo si posiziona a metà classifica per il settore del lavoro e dell’innovazione. In particolare, arriva a un quarto posto nazionale per il valore percentuale di export. Male, invece, per il settore ricchezza e consumi: 102esima posizione in classifica per gli acquisti online (calcolati in base agli ordini annuali), male anche per depositi bancari e pil pro capite.
La penultima posizione regionale è occupata dal capoluogo dell’Isola. Palermo si ferma alla posizione 97 nell’elenco nazionale (con 404 punti), due punti in posti guadagnati rispetto agli ultimi dati raccolti. Unico settore in cui riesce ad accumulare un buon punteggio, in grado di garantire alla città un posizionamento nella prima metà dell’elenco generale, è quello relativo all’ambiente e ai servizi. In particolare, ottimo risultato per la percentuale di popolazione coperta da banda larga a 30 Mb. Malissimo (posizione 106), invece, su acquisti online e non va meglio anche per l’acquisto di beni durevoli e le somme versate nei depositi bancari.
Il capoluogo peloritano si piazza al quarto posto regionale. Posizione 89 (415 punti) nella classifica nazionale, un posto sotto rispetto all’anno precedente. Messina si ferma a metà classifica nel settore giustizia e sicurezza e anche in quello relativo a cultura e tempo libero. Nello specifico, stando ai dati raccolti ed elaborati, bene in città i pochi furti in abitazione, scippi e borseggi. Un buon posizionamento pure nell’ambito culturale conquistato grazie al discreto numero di onlus iscritte all’anagrafe delle entrate e agli investimenti fatti per i viaggi. Quintultima della classifica nazionale, però, per il settore ricchezza e consumi: malissimo per l’acquisto di beni durevoli da parte dei nuclei familiari, non molto meglio anche somme in depositi bancari e per il livello di prodotto interno lordo pro capite dei messinesi.
Fa un po’ peggio Caltanissetta. Arriva solo alla posizione 92 (410 punti) nella classifica dei capoluoghi italiani, facendo comunque meglio rispetto al 2016 quando si era fermata alla centesima posizione. Il peggior posizionamento è dovuto, soprattutto, ai pochi punti nella parziale graduatoria nel settore demografico: in particolare, male il saldo migratorio interno e il numero medio di anni di studio. Miglior punteggio, che comunque non fa superare la metà della classifica nazionale, nell’ambito della giustizia e della sicurezza: in città, infatti, si registrano pochi scippi e borseggi e poche truffe e frodi informatiche.
Nella parte bassa della classifica si trova anche Catania che si ferma alla posizione numero 93 (con 410 punti) avanzando di una rispetto al 2016. Il capoluogo etneo fa male soprattutto nei settori della giustizia e sicurezza e in quello della ricchezza e dei consumi, classificandosi rispettivamente al 104esimo e 103esimo posto. Terzultima posizione nazionale per furti di autovetture e furti in abitazione, male anche per l’elevato numero di rapine. Nell’ambito della ricchezza, dati peggiori per acquisti online in cui la città dell’Elefante si ferma alla terzultima posizione e male anche per la media mensile di depositi bancari.
Agrigento si attesta alla 96esima posizione (404 punti) perdendone nel confronto con l’anno precedente. Il capoluogo agrigentino fa bene nel settore della giustizia e della sicurezza: poche truffe informatiche e pochi anche i casi di borseggi e scippi. Ultime posizioni in classifica, invece, vengono registrate per l’ambito culturale e della ricchezza e dei consumi. Peggior risultato è quello che riguarda l’indice di sportività (posizione 108) e il numero di poste nelle sale cinematografiche. Va pure peggio nel settore della ricchezza: gli ultimi posti della classifica per pensioni, pil pro capite e acquisto di beni durevoli.
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