L’idea di dedicare una giornata ai siciliani nel mondo «La meritano per aver esportato cultura e tradizioni»

Messi tutti insieme superano gli abitanti della città più popolosa dell’Isola.
I cittadini siciliani residenti all’estero sono 700mila (quasi 60mila in più rispetto ai palermitani); gli oltre sei milioni di siculo-discendenti, poi, superano addirittura la popolazione attualmente residente sull’Isola. È per questi «figli della Sicilia che hanno preso parte allo sviluppo di diverse nazioni sparse per il mondo» che il deputato del Pd Antonello Cracolici ha proposto, con un disegno di legge presentato all’Ars, l’istituzione della Giornata del siciliano nel mondo. «Ne esistono per ogni cosa – commenta a
MeridioNews – non vedo perché non dovrebbe esistere questa». La data prescelta è il 15 maggio, che è già la Giornata dell’autonomia siciliana.

Una ricorrenza da celebrare «senza un evento ben preciso o delle manifestazioni – aggiunge il deputato, anche se nel ddl si fa cenno a incontri, dibattiti e spettacoli – ma per far fare un salto di qualità al brand della Sicilia e per dare un riconoscimento ai siciliani nel mondo che lo meritano per avere esportato le tradizioni, la cultura e i costumi della nostra terra». L’idea a Cracolici è nata dall’esperienza. «Nel corso degli anni – spiega – ho avuto la possibilità di incontrare tanti emigranti siciliani in diversi Paesi e in tutti ho trovato il comune denominatore dell’orgoglio di sentirsi legati alla terra di origine». A pensare a un riconoscimento è anche Giuseppe Giorgianni, il segretario generale per la Sicilia di
Aim (l’associazione per l’Italia nel mondo). «Già da tempo – racconta a MeridioNews – lavoriamo al progetto di istituire un premio per i siciliani nel mondo. Ci piacerebbe organizzare una manifestazioni in cui invitare, per dare loro risalto, tutte le persone che partite dalla Sicilia si sono distinte nel mondo in qualsiasi ambito». 

Dalle emigrazionidella fine del 19esimo secolo con meta gli
Usa, il Brasile, l’Argentina, il Venezuela e il Cile a quelle successive in Francia, Germania e Belgio, per arrivare alle migrazioni dei giorni nostri. La
Sicilia continua a spopolarsi «con grave danno specialmente per i territori della Sicilia interna, che vedono diminuire la popolazione a vista d’occhio, che vedono giovani e meno giovani lasciare le
proprie case, i propri affetti alla
ricerca di un lavoro
sicuro
», si legge nel testo del ddl che – con un impegno di spesa di 100mila euro – ha l’obiettivo di «onorare i tanti siciliani che si distinguono nei Paesi esteri in tutti i
campi». 

Dall’economia alla cultura, dalla politica al sociale e dal volontariato all’enogastronomia. «Senza ombra di dubbio, le nostre
tradizioni culinarie sono la prima cosa che siamo riusciti a esportare e che vengono più apprezzate ovunque», dice Giorgianni che per vent’anni ha vissuto all’estero, da Malta al Canada e da Londra al Belgio e alla Spagna con varie tappe anche negli Stati Uniti. «Anche lì, negli ultimi decenni, la visione della Sicilia è cambiata: nessuno pensa più alla mafia, piuttosto – aggiunge – noi siciliani veniamo apprezzati come persone che riescono ad adattarsi a tutto e a spuntarla sempre in qualche modo. La cosa più bella – conclude – è riuscire a portare nel mondo tutto ciò che ci hanno lasciato i vari popoli che si sono incrociati in Sicilia».

Marta Silvestre

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