La notte allo Stretto di Messina, i primi respingimenti Denunciati pure 4 Erasmus di ritorno dalla Slovacchia

Dalla quarta e ultima nave, quella delle 22, sbarcano una quarantina di auto. In totale il giorno prima da Villa San Giovanni a Messina erano stati circa 270 i mezzi arrivati, stando ai numeri forniti dalla Caronte. No, nelle ultime 48 ore in Sicilia non c’è stato un controesodo. Lo dicono i numeri, in calo rispetto ai giorni precedenti. Ma solo da ieri c’è stato un netto cambio di passo che ha permesso l’applicazione del decreto interministeriale che vieta di spostarsi dal Comune dove ci si trova. Con circa 12 ore di ritardo, visto che, una volta emanato il 22 marzo, sarebbe dovuto essere subito esecutivo. E invece la prima sera col decreto in vigore non era cambiato nulla. Cosa che ha fatto infuriare il presidente Nello Musumeci e innescato il durissimo botta e risposta col Viminale.

I controlli hanno quindi prodotto i primi risultati. Bisognerà vedere se, passata la burrasca figlia dello scontro politico-istituzionale, il livello delle verifiche rimarrà così alto. Non più solo rilevamento della temperatura e ritiro delle autocertificazioni. Stavolta, molte di quelle giustificazioni non sono state ritenute valide. Lo abbiamo constatato rimanendo agli imbarcaderi da metà pomeriggio fino a notte inoltrata. Respingimenti, i primi da quando è scattata l’emergenza Coronavirus, su entrambe le sponde dello Stretto. Decine di persone rimaste a Villa San Giovanni. Qualcun altro non ha potuto prendere il traghetto a Messina per la Calabria. Tra questi ultimi anche un gruppo di operai di Matera che da 15 giorni lavorava in Sicilia. Il lavoro è finito, l’albergo dove hanno alloggiato ha chiuso. Ma loro non possono rientrare a casa. Stessa sorte per un turista norvegese, che voleva raggiungere Roma dove lo aspettava un aereo per tornare in patria. 

Nelle maglie dei controlli finiscono anche storie paradossali. Come quella di quattro Erasmus siciliani dell’Università di Catania, partiti 24 ore prima da Zilina, in Slovacchia. «Hanno chiuso le frontiere – raccontano a MeridioNews – ma l’ambasciata italiana ci ha messo a disposizione un pullman, che abbiamo pagato, per arrivare al confine fino a Tarvisio. Da lì abbiamo raggiunto Udine dove abbiamo affittato questa macchina per tornare in Sicilia. Arrivati a Messina ci hanno denunciato. Che senso ha?».

Salvo Catalano

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