Politica

La lezione delle urne per il futuro: «Destra credibile, sinistra scollata dalla società. Serve autocritica»

Destra e sinistra non esistono più? Lo si è sentito ripetere per anni, dai bar ai talk show in tv. Una convinzione rafforzata dall’ascesa del Movimento 5 stelle e dalla fluidità degli schieramenti istituzionali ed elettorali. Le urne però sembrano aver dato una clamorosa smentita a questa teoria, incoronando in maniera netta Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, con la loro proposta politica di destra pura. Identitaria e valoriale come non se ne vedevano da oltre un decennio. «Non solo. Gli elementi del consenso a Giorgia Meloni risiedono anche nella sua chiarezza e capacità di intercettare i bisogni, che ad altri evidentemente mancano», aggiunge Giorgio Scichilone, docente di Storia delle istituzioni politiche all’università di Palermo e responsabile del polo di Trapani, ospite a Ora d’aria su Radio Fantastica e Sestarete tv-canale 81.

Sul fronte opposto, se le elezioni ormai trascorse non hanno visto la sinistra contrapporre «proposte convincenti al posto di leadership fluide, che cambiano spesso», il momento post-elettorale potrebbe essere quello giusto per apprendere la lezione. Anche in vista dei prossimi appuntamenti locali, come le Amministrative di Catania. «Al momento la sinistra, tanto locale quanto nazionale, appare scollata rispetto a un’esigenza che proviene dalle fasce più periferiche della società, a livello geografico, culturale e politico – continua Scichilone – Un processo lungo che oggi raggiunge solo il suo picco più appariscente». Un percorso passato anche attraverso anni di governo a trazione Partito democratico, «che oggi registra un malessere rispetto a programmi che non ha realizzato».

Per il docente, la parola d’ordine da cui ripartire è credibilità. «Non dei singoli ma dell’intera classe dirigente da sottoporre a discussione dentro il partito stesso – spiega Scichilone – Una mancanza di analisi severa che stiamo misurando proprio in questi giorni, in cui il dibattito sulla più grande sconfitta di un partito di sinistra della storia repubblicana viene analizzata, e forse esorcizzata, in maniera inadatta». Senza percorsi chiari per il futuro. Tranne uno: la necessità di alleati e di allargare il più possibile il campo. Tanto a livello locale quanto nazionale.

«Una rappresentazione surreale che andrebbe combattuta con una forte autocritica. Attenzione – avverte il docente – non per sete di sangue da parte degli elettori, ma per assumersi delle responsabilità ed essere appunto credibili». Nei temi e nelle scelte conseguenti, come la composizione delle liste portate alle elezioni regionali e nazionali: «Perfetto esempio di scollamento dalle istanze di sinistra», secondo il professore. Che spiega: «Abbiamo visto porre le donne in posizioni sfavorevoli e tecnicamente già perdenti – conclude Scichilone – Una composizione votata da una classe dirigente che ora si trova a fare i conti con i risultati di politiche autoconservative che penalizzano le donne e i giovani, proprio due istanze tipicamente di sinistra».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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