«Non si dice quello che non è stato accertato». Secca la risposta che ci dà il capo della Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, quando gli chiediamo se ci siano collegamenti tra i fatti dello scorso 3 ottobre a Falsomiele – la gambizzazione di Luigi Cona prima e, a distanza di poche ore e di pochi metri, l’omicidio di un 27enne, Mirko Sciacchitano – e la fibrillazione nel quartiere che oggi ha accusato il duro colpo messo a segno dallo Stato: gli arresti di Salvatore Profeta, capo della famiglia della Guadagna, quartiere limitrofo a Falsomiele, Rosario e Antonio Profeta, figlio e nipote del boss, Giuseppe Galati, detto Pinuzz ‘americano, Antonino Palumbo e Francesco Pedalino. Proprio quest’ultimo è il collante tra i personaggi coinvolti nei fatti di cronaca recenti e la famiglia Profeta. Ad Antonio Profeta e Pedalino è stato attribuito un episodio estorsivo dello scorso dicembre, loro erano i mandanti della richiesta di pizzo, poi attuata materialmente da Gaetano Cona, zio di Luigi Cona, l’uomo raggiunto dai 4 colpi di pistola alla gamba ad ottobre.
Potrebbe non trattarsi solo di quella che oggi è stata definita una ricostituzione della vecchia mafia, che però vede al suo interno tanti giovani che – come ha spiegato Ruperti – «Hanno voglia di mettersi in mostra». «Abbiamo assistito a scene emblematiche durante gli arresti – ha detto il capo della Mobile – decine e decine di persone si sono riversate per strada, quasi al cospetto di Profeta. Era quasi una processione e c’erano moltissimi giovani che cercavano di farsi notare. Sui fatti di cronaca recenti non possiamo dire nulla, essendoci indagini in corso per altro condotte da un’altra polizia giudiziaria».
«La Guadagna è una zona in fibrillazione – dice il questore di Palermo Guido Longo – lo dimostrano la sparatoria con un ferito e un morto di un mese fa, ci sono reati predatori cruenti, assalti a portavalori. Il traffico di droga rimane appannaggio dele famiglie mafiose, ritenuto affare lucroso tutt’oggi. E’ una zona che esprime giochi di mafia molto determinanti, giovani che sono pronti a tutto, per scendere nelle gerarchie mafiose. Si vogliono ricostituire le antiche gerarchie di cosa nostra palermitana e ognuno cerca di autoproporsi. Bisogna intervenire con forza».
Un quartiere in fibrillazione, se non un intero mandamento quello di Villagrazia – Santa Maria Di Gesù; va ricordato infatti che pochi giorni fa è rientrato a Palermo, Sandro Capizzi, arrestato nel 2008 assieme al padre Benedetto, storico reggente del mandamento Villagrazia – Santa Maria e secondo i carabinieri responsabile di un progetto di riorganizzazione della cupola mafiosa. Lo scorso gennaio la condanna a 10 anni di Capzzi jr è stata annullata con rinvio come disposto dalla Corte di cassazione, con conseguente nuovo processo di appello; nel frattempo, sono scaduti i termini di custodia cautelare.
E c’è l‘affaire droga che è ancora fonte di guadagno principale in mano alla mafia. E a Santa Maria di Gesù viene gestito nella piazza della Guadagna.
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