La grande ruota delle regionali

Piaccia o no, le elezioni regionali si avvicinano. Certo, c’è ancora da capire se la mozione di sfiducia annunciata dal Pd siciliano al Governo Lombardo (del quale lo stesso Pd, fino a questo momento, fa parte) si materializzerà. E, soprattutto, una volta che verrà messa ai voti – ammesso che ciò si verificherà – bisognerà vedere se verrà approvata.

C’è ancora da capire – mettendo di lato la mozione di sfiducia el Pd – se Lombardo si dimetterà a fine luglio. Questo dipenderà dall’andamento della vicenda giudiziaria del presidente. Se non ci saranno ‘accelerazioni’, la nostra opinione è che Lombardo non si dimetterà. Perché pensiamo questo? Perché due personaggi del calibro di AndreaVecchio e di Francesco Aiello non avrebbero accettato di entrare al Governo senza qualche garanzia. Prima che un fatto politico, è un fatto logico.

Il nostro giornale, notoriamente, non ‘tifa’ per questo Governo. Che, come ha scritto ieri un nostro autorevole commentatore – Pasquale Hamel – è e resta il peggiore Governo della storia dell’Autonomia siciliana. Detto questo, non possiamo guardare alla realtà politica siciliana per come vorremmo che fosse. Al contrario, dobbiamo guardarla per quella che è. Purtroppo, questo Governo, per come si stanno mettendo le cose, ‘rischia’ di restare fino alla scadenza naturale della legislatura. Noi, detto in parole semplici, non crediamo che l’alleanza vetero-democristiana tra il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, e il coordinatore regionale dell’Udc, Giampiero D’Alia, riuscirà a scardinare il Governo Lombardo.

Anche in questo caso, è la logica, prima che la politica, a determinare i possibili scenari. Se Lupo e D’Alia dovessero far cadere il Governo, sarebbe praticamente la fine della componente post comunista del Pd. E a noi questo esito sembra improbabile. Certo, di errori gli ex comunisti siciliani, negli ultimi mesi, ne hanno commessi tanti: ma se dovessero sbagliare pure questa mossa, beh, dovrebbero, come si direbbe in questi casi, ‘levarci’ definitivamente mano.

Ciò posto, dopo questa breve analisi politica, lasciamo volentieri ad altri l’onere di far cadere o non cadere questo Governo. A noi, oggi, interessano due argomenti un po’ più seri.

Primo: bloccare le operazioni affaristiche di Lombardo e di qualche suo assessore (come hanno fatto Legambiente e Pino Apprendi con l’inquietante vicenda relativa al maldestro tentativo di privatizzazione delle coste, e come si spera facciano altri deputati del Pd con la storia dei 300 mila euro all’anno da assegnare ai due futuri ‘manager’ di due società regionali: operazione che sarebbe bene sventare subito a scanso di equivoci).

Secondo: provare a capire quali schieramenti si fronteggeranno alle prossime elezioni regionali, ha poca importanza se a ottobre o nel maggio del prossimo anno.

Il primo dato politico è che il centrodestra siciliano è in fase di riorganizzazione. Il processo è all’inizio. E va notato che l’iniziativa per riprovare a dare vita a quello che, fino al 2006, era un blocco sociale non è partita dai vertici del Pdl. Il progetto è nato dall’incontro tra il Pid e alcuni parlamentari del Pdl, con in testa Innocenzo Leontini. Al progetto si è aggregato Grande Sud, più per volere dei deputati regionali diquesto schieramento politico – Michele Cimino e Titti Bufardeci in primo piano – che per desiderio di Gianfranco Miccichè. Quest’ultimo, con molta probabilità, ha capito che, anche per questa volta, dovrà rinunciare alla candidatura alla presidenza della Regione. Così, dopo aver commesso errori a ripetizione, sta facendo una cosa giusta, spinto più dai suoi che dal suo istinto politico ormai un po’ appannato.

Non tutto, nel centrodestra, procede bene. L’Udc siciliana, per esempio, non sta più nel centrodestra. E gli stessi deputati del Pdl sono confusi ed incerti. Emblematico, al riguardo, il comunicato congiunto di Vinciullo, Caputo e Falcone – tre deputati del Pdl all’Ars – che abbiamo pubblicato stamattina. I tre, in sostanza, chiedono ai vertici del loro partito di esprimere una linea politica che non c’è.

L’unico dato certo – almeno in questa fase – è che il nuovo soggetto politico di centrodestra composto da Pid e da un gruppo parlamentari berlusconiani non sembra aver convinto i vertici regionali e nazionali del Pdl. Bloccati, di fatto, da un Berlusconi che, a Roma, è a sua volta bloccato dalla paura che una sua decisione politica – per esempio contraria agli interessi del Governo Monti – possa danneggiare le sua aziende. Insomma: quel conflitto di interessi che, per lunghi anni, ha facilitato l’ascesa politica del Cavaliere, oggi lo danneggia. E blocca un partito che, di fatto, non decide. Trasferendo, dal centro alla periferia, l’immobilismo.

Questo, per il centrosinistra siciliano è un grande vantaggio. Che durerà sino a quando il Governo delle ‘banche’ di Monti resterà in piedi. Cioè fino all’aprile del prossimo anno.

Alle divisioni del centrodestra e all’ ‘indecisionismo’ di Berlusconi corrisponde un centrosinistra che in Sicilia appare diviso e dilaniato. Sulla carta – a ottobre di quest’anno o nel maggio dell’anno prossimo – il centrosnistra siciliano, se unito, magari con l’apporto dell’Udc, non dovrebbe avere difficoltà a vincere le regionali. Ma il problema è proprio questo: trovare una sintesi politica tra storie ed esigenze diverse, eliminando le ‘tossine’ che hanno provocato le spaccature.

Fare dialogare le varie ‘anime’ del centrosinistra siciliano non sarà facile. Anche perché le ‘ferite’ prodotte da febbraio ad oggi sono profonde. La stessa possibilità che l’Udc di Giampiero D’Alia si collochi in questa parte politica – dopo la disastrosa alleanza con il Pdl alle elezioni comunali di Palermo – non semplifica le cose.

Da quello che si capisce, D’Alia proverà, insieme con il segretario del Pd, Lupo (e con Sergio D’Antoni dietro), a costruire un percorso, più moderato che di sinistra, in un progetto ancora troppo nebuloso. I due hanno chiara la direzione, essendo, in fondo, due moderati: ma non sanno ancora con chi allearsi, a parte qualche schema generale. Sanno che Lombardo, una volta lasciata la presidenza della Regione, non avrà più possibilità di manovra. Non a caso hanno cominciato a ‘svuotare’ l’Mpa: è in questa logica che, con molta probabilità, si inquadrano gli ‘addii’ di Francesco Musotto, Carmelo Lo Monte e Lino Leanza a Lombardo.

Non ci sarebbe da stupirsi, insomma, se questi tre ormai ex Mpa li ritrovassimo tra qualche tempo nell’Udc o, comunque, nel centrosinistra. Così come non ci sarebbe da stupirsi se altri dirigenti dell’Mpa, di Fli, del Movimento Popolare Siciliano di Riccardo Savona e dell’Api si dovessero ritrovare con Lupo e D’Alia dopo l’uscita di scena di Lombardo.

I problemi più seri sono rappresentanti da quella parte del Pd di estrazione post comunista che è stata guidata – anzi, mal guidata – da Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia. La riunificazione del centrosinistra siciliano – dopo la straordinaria vittoria di Palermo – passa da un accordo con il Sindaco del capoluogo siciliano e, quindi, con il suo partito – Italia dei valori – e con la Federazione della Sinistra.

E’ chiaro – anche in questo caso si tratta di un fatto logico prima che politico – che Orlando non potrà dialogare con chi prima ha rovinato la candidatura a Sindaco di Palermo di Rita Borsellino (operazione ‘pilotata’ in modo spregiudicato e con evidenti forzature non stigmatizzate e sanzionate da chi avrebbe dovuto), per poi provare a tagliare la strada allo stesso Orlando.

In altre parole, la candidatura unitaria del centrosinistra alle prossime elezioni regionali impone ad alcuni dirigenti del Pd siciliano – Cracolici, Lumia e tutta la corrente di Innovazioni – di fare un passo indietro.

Ci rendiamo conto che con la partecipazione al Governo Lombardo, Cracolici e Lumia hanno acquisito ‘crediti’ con il partito romano (e piemontese). Ma sono proprio i ‘crediti’ che hanno acquisito con Roma a determinare la loro esclusione da un’alleanza di centrosinistra alle prossime regionali: perché è anche grazie a quei ‘crediti’ che hanno prima ‘azzoppato’ Rita Borsellino e poi hanno provato a battere Orlando, andando, però, a sbattere la testa contro il muro.

Certo Cracolici, Lumia, Nino Papania, Salvatore Cardinale, Francantonio Genovese potrebbero provare a imporre un candidato senza Orlando. Ma sarebbe oltremodo rischioso. Perché contro un centrodestra siciliano che si riorganizza, una candidatura non unitaria del centrosinistra potrebbe essere un problema. Perché Orlando e la federazione della Sinistra potrebbero mettere in campo un candidato di spessore.

Per non parlare del fatto che Claudio Fava è già candidato alla presidenza della Regione. Una candidatura, quella di Fava, che dovrebbe segnare il ‘divorzio’ dopo il breve quanto disastroso ‘matrimonio’ tra Pd e Sel. Con Fava candidato alla presidenza della Regione – e liste robuste in tutt’e nove le province – prendendo le distanza in modo secco dal Pd, Sel potrebbe superare lo sbarramento del 5 per cento.

Non solo. Un eventuale irrigidiento del Pd sull’ormai vecchia guardia di Cracolici, Lumia e Innovazioni, potrebbe finire con determinare un’alleanza tra Sel e Orlando e la Federazione della Sinistra. Italia dei valori, in Sicilia, è in crescita e non avrà difficoltà ad ottenere una buona affermazione alle prossime regionali. Sel e Federazione della Sinistra, insieme – soprattutto dopo i disastri del Governo Lombardo-Pd – potrebbero dare filo da torcere allo stesso Pd.

Insomma,per concludere, tutto lascia pensare che, questa volta, l’area delPd siciliano che ha volito l’alleanza con Lombardo sarà costretta a fare non uno ma due passi indietro.

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Giulio Ambrosetti

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