La Gaipa, impiegato che ha denunciato è attivista M5s Già in estate alcune mail attaccavano sua candidatura

Una miserevole storia di sfruttamento del lavoro, ma che va anche contestualizzata nella contesa interna al Movimento 5 stelle agrigentino. Per inquadrare al meglio l’arresto di Fabrizio La Gaipa, 42enne agrigentino candidatosi alle Regionali con il Movimento 5 stelle, bisogna prendere in considerazione tanto gli elementi ricostruiti dall’indagine della Procura – con il gip Stefano Zammuto che ha disposto gli arresti domiciliari, dopo che il pm Carlo Cinque aveva chiesto la custodia in carcere – quanto le dinamiche, a volte per nulla lineari, della galassia grillina. Che ad Agrigento registra, accanto al gruppo di attivisti che ruota attorno alla consigliera comunale Marcella Carlisi, e di cui La Gaipa fa ufficialmente parte, alcuni meet-up non allineati. Un doppio binario attorno a cui in queste ore, ad Agrigento, si dibatte tra gli attivisti che vivono da vicino il caso. Con il Movimento 5 stelle accusato di non essere immune agli impresentabili e Giancarlo Cancelleri che ha atteso diverse ore prima di commentare l’arresto di La Gaipa affermando che, dai documenti presentati prima della candidatura, sarebbe stato impossibile venire a conoscenza dell’indagine in corso

Da un punto di vista giudiziario, l’inchiesta sembra descrivere una volta di più una realtà tristemente nota. Pagamenti ridimensionati rispetto a quelli dichiarati, diritti non riconosciuti e imprenditori – Fabrizio La Gaipa e il fratello Salvatore, gestori dell’hotel Costazzurra – che fanno ricadere sui lavoratori le difficoltà nella gestione della propria azienda. Il 42enne è accusato, infatti, dai magistrati di avere costretto i dipendenti a restituire parte dei compensi che sarebbero spettati loro per contratto. Ciò avrebbe riguardato soprattutto i contributi sulla tredicesima, quattordicesima e Tfr, ma anche gli importi legati ai periodi di malattia. Più in generale, La Gaipa avrebbe ideato un sistema che – a fronte di quanto previsto dai contratti – prevedeva un compenso di cinque euro l’ora. Ciò avrebbe di fatto portato tanto al pagamento di straordinari in nero nei periodi di alta stagione quanto alla restituzione di denaro nei mesi in cui l’afflusso di ospiti nella struttura turistica era ridotto. «Ogni giorno, all’atto di inziare il mio normale turno – racconta uno dei lavoratori – segnavamo su un foglio bianco l’ammontare delle ore giornaliere. Alla fine di ogni mese i fratelli La Gaipa calcolavano l’ammontare effettivo della mia remunerazione. Di fatto succedeva che nei mesi estivi, da maggio a settembre, io andavo a credito. Quindi oltre alla somma indicata in busta paga, ricevevo in contanti la differenza calcolata con le modalità sopra indicate. Nei mesi invernali – prosegue -, essendoci meno lavoro, succedeva che ero costretto, dopo aver incassato l’assegno del mio stipendio, a restituire in contanti la differenza».

A decidere di denunciare tale situazione è Ivan Italia, ex cuoco della struttura che, contattato da MeridioNews, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. È lui che a gennaio 2017 registra due colloqui con i La Gaipa (consegnati agli investigatori a ottobre) e che spiega alla polizia, con gli interrogatori che si sono svolti fino a poche settimane fa, i motivi del proprio licenziamento: «È da ricondurre al fatto che richiedevo per intero le spettanze sia di qualifica che contrattuali – mette a verbale -. Sin dal primo giorno di lavoro le condizioni di lavoro erano queste. Diversamente sarei stato licenziato». La versione di Italia è ripresa anche da altri ex dipendenti dell’hotel e descriverebbe le condizioni di lavoro che sarebbero state in vigore almeno dal 2015 in poi. 

Italia e La Gaipa, però, sono stati legati non solo da un rapporto di lavoro, ma anche dall’appartenenza al Movimento 5 stelle. Entrambi, infatti, figurano tra gli iscritti al partito di Grillo e sono stati frequentatori del meet-up da cui è venuta fuori l’elezione della consigliera Carlisi nel 2015. Quell’anno, a competere per un seggio in consiglio comunale, fu lo stesso Italia, senza però riuscire a essere eletto. Secondo alcuni attivisti agrigentini vicini alla consigliera, «anche se nessuno vuole fare illazioni, è noto a tutti che Italia fosse vicino a persone che sponsorizzavano altre candidature alle Regionali». 

Certo è che a parlare delle rogne giudiziarie che avrebbero potuto coinvolgere l’imprenditore erano stati in molti. A ridosso delle Regionarie, una mail circolò negli ambienti grillini e con molta probabilità fu inviata al blog di Beppe Grillo. Diceva chiaramente che «tra i candidabili risulta il nome di Fabrizio La Gaipa». Nel testo si sosteneva che il 42enne «non ha mai partecipato a nessun evento a 5 stelle in vita sua». La missiva era accompagnata da un file audio contenente le registrazioni ambientali fatte da Italia, con il mittente che segnalava i passaggi in cui sarebbe emersa la condotta illecita di La Gaipa sul posto di lavoro e il trattamento scorretto nei confronti dell’ex cuoco. Critiche che si alternavano ad altre di natura prettamente politica – «questa mail di denuncia vuole risvegliare le scelte e le attenzioni rivolte alla provincia di Agrigento, a volte sbagliate da parte dello staff. Sembra sia finita che i vecchi del Moimento, rispetto ai nuovi, siano più emarginati e isolati dai portavoce locali» – e che conducevano all’appello finale rivolto ai vertici del partito: «Vi prego di provvedere subito perché adesso voi sapete. E perché adesso noi sappiamo che voi sapete», concludeva l’attivista.

Un mese dopo, a primarie concluse e con la candidatura alle elezioni regionali di La Gaipa ormai ratificata dal voto on line degli iscritti, un’altra mail – questa volta scritta dal meet up I grilli di Agrigento – puntava il dito contro il 42enne imprenditore. «All’indomani della scelta dei candidati – si legge – non si può non mettere in luce una criticità del sistema, che ha consentito a chi non ha mai svolto un solo giorno da attivista all’interno del Movimento di candidarsi per le elezioni regionali. Alla luce di ciò, il meetup prende le distanze e non riconosce la candidatura di Fabrizio La Gaipa perché mancante dei requisiti di attivista». 

Testi che i bene informati assicurano siano circolati anche nei giorni immediatamente precedenti al 5 novembre. Ma le accuse fino all’ultimo sarebbero state derubricate a maldicenze. «Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo, i documenti per la candidatura erano tutti in regola – ripete un attivista agrigentino -. Ho visto l’ultima volta La Gaipa domenica ed era tranquillo. La nostra speranza è che tutto possa essere chiarito. Italia? Sul web condivide diverse cose del M5s ma qui non si vedeva da un po’». 

Simone Olivelli

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